Siria, conclusa la missione umanitaria – Di Giulia Pilloni

La Solidarité Identités onlus opera nei teatri della sofferenza raccogliendo sostegno anche dal Trentino Alto Adige

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Si conclude in questi giorni la missione umanitaria in Siria di Solidarité Identités onlus, associazione che si occupa principalmente di solidarietà e sostegno ai popoli in lotta per la difesa della propria identità e della propria cultura.
Molte le battaglie di Solidarité Identités nei paesi al centro di conflitti interni e non: dalla Crimea, al Kosovo, alla Birmania fino alla Siria, dove siamo oggi a portare il nostro sostegno al popolo siriano, un popolo dignitoso, combattente, che lotta a difesa della propria identità e sovranità, che non si è arreso e del quale voglio raccontarvi oggi.
Sol.Id ha cominciato la propria battaglia al fianco del popolo siriano nel 2014, con la prima missione: portando aiuti concreti, distribuendo generi alimentari, vestiario e materiale sanitario, aiuti che non si sono interrotti e che giungono nella Siria di Assad anche oggi attraverso i volontari dell'associazione che hanno raccolto gli aiuti in tutte le regioni italiane, tra le quali il Trentino Alto Adige.
Giornate piene e ricche quelle trascorse tra i più importanti centri della Siria, giornate che ci hanno permesso di confrontarci con le diverse cariche politiche, religiose e militari siriane le quali ci hanno spesso descritto questa guerra come il tentativo di distruggere un popolo, la sua cultura fatta di particolarità, la sua coesione, le sue tradizioni: una battaglia insomma tra la barbaria e la civiltà, la nostra civiltà.
 
Fin dalle prime giornate in Siria abbiamo subito percepito quanto questo paese rappresenti un luogo in cui le differenze e le molteplicità desiderino continuare a convivere pacificamente come avviene da millenni, in petto a tutti coloro che vorrebbero invece dividere e mostrare una visione coscientemente distorta del popolo siriano, descrivendo questa guerra come un conflitto tra religioni diverse.
Inequivocabili si ergono allora le risposte dei ministri politici e religiosi che raccontano una Siria diversa, lontana da scontri e faide religiose, dove i diversi credi si uniscono a formare un mosaico di diverse culture e usanze che convogliano tutte in un unico forte sentimento di appartenenza alla Siria.
Significative al proposito le parole del Gran Mufti di Siria S.E. Ahmad Badreddin Hassoun che evidenzia come l'Islam sia una religione che rifiuta l'integralismo così come l'etichetta di odio e prevaricazione, di culto buio e distruttore con la volontà di cancellare ed eliminare ogni traccia di laicità dallo stato.
In molti speravano che la Siria sarebbe crollata inerme sotto il peso delle barbarie, ma noi possiamo vedere invece in questi giorni quanto questo paese sia disposto a combattere per difendere la propria libertà e la propria identità, combattendo una battaglia che riguarda l'umanità intera, indipendentemente dai popoli e dalle religioni perché il terrorismo non ha bandiere né confini ma solo furia distruttiva.
 

 
Con le nostre visite nelle città più colpite dall'estremismo dei ribelli abbiamo potuto verificare con i nostri occhi gli scempi compiuti durante il periodo di occupazione.
A Maaloula, città occupata nel 2013 a seguito di un attacco kamikaze alle porte della città e poi liberata dalle forze dell'esercito arabo siriano l'anno successivo, abbiamo potuto vedere quanto fosse stato colpito l'intero centro e in particolare la chiesa di Santa Tecla nella quale sono state danneggiate numerose immagini sacre ed è stata data alle fiamme la biblioteca contenente testi antichissimi.
Oppure entrando ad Homs, città fantasma tragicamente massacrata dai bombardamenti, sembra che il tempo si sia fermato all'ultimo colpo di mortaio sparato, all'ultimo edificio crollato, ma incontrando il sindaco abbiamo potuto invece capire che nulla è stato abbandonato alla resa, che molti sono i progetti di ricostruzione e che la liberazione degli ormai residui quartieri ancora in mano al terrorismo è imminente.
Le bandiere siriane colorano anche lì, come in tutta la Siria, la città: pitturate sulle serrande o alte al vento in attesa della vittoria, a dominare ogni centimetro riguadagnato con onore dall’esercito siriano.
 
Ci siamo trovati tra le macerie di quello che potrebbe sembrare un mondo distrutto ma che ancora vigorosamente e dignitosamente resiste e vince su sempre più fronti.
La forza e l'orgoglio della Siria, del suo esercito, del suo popolo, la volontà di riscatto e vittoria, traspaiono in ogni scorcio, in ogni conversazione, in ogni sua città: ogni cosa ha i colori della sua bandiera, del volto del suo presidente Assad che è ritratto in ogni ufficio, in ogni cartellone per strada e sembra quasi guardare costantemente il suo popolo, la sua terra, vegliando rassicurante sul futuro della Siria.
Tutti i personaggi e i volti incontrati in queste giornate: dalle cariche politiche a quelle religiose, fino alle famiglie nelle diverse città sono i volti di emozioni e posizioni diverse ma raccontano la stessa storia di dolore e orgoglio nazionale.
La Siria rappresenta per tutto il mondo l'ultimo baluardo della civiltà, un impetuoso esempio di forza e di fedeltà ai propri principi che combatte ogni giorno una battaglia contro chi distrugge la cultura, la storia, le tradizioni e la libertà di un popolo in nome dell'omologazione e dell'integralismo.
 
Giulia Pilloni
(Trentino Alto Adige)