Annunziata, Iacona, Jozsef, Mancini, Scherer e Severgnini

Stracolmo il teatro Sociale per il confronto di «Testimoni del tempo» dedicato all'informazione in tv

È toccato a Beppe Severgnini, il coordinatore della serata, offrire il quadro televisivo europeo e americano.
Lo ha fatto, in apertura, dando la parola ai protagonisti del dibattito, chiamati a raccontare, in pochi minuti, i sistemi televisivi dei loro Paesi.

Con un simpatico rovesciamento.
Lucia Annunziata ha raccontato la televisione americana («mito da sfatare, quella italiana è molto migliore»), mentre Steve Scherer, Bloomberg news, americano che conosce benissimo l'Italia, ha descritto proprio il sistema televisivo di casa nostra, ovviamente passando per Berlusconi.

Infine Eric Jozsef, Liberation, ha raccontato la sua Francia («anche Sarkozy è criticato per la sua troppa presenza sul piccolo schermo»).
Da Riccardo Iacona, regista e reporter e da Paolo Mancini, professore di sociologia all'università di Perugia, l'analisi della situazione dell'informazione in Italia.

D'accordo sì con Lucia Annunziata nel dire che è ancora la stampa quotidiana a dettare i temi dell'agenda politica ma uniti nel dire che è poi la televisione - in un Paese dove l'indice della lettura dei giornali è sempre fermo, se non in calo e dove in quanto a lettura dei libri solo Portogallo e Grecia stanno peggio - ad essere la fonte delle notizie cui si abbeverano milioni di persone.

Il confronto si è poi fatto serrato e non ha certo tradito le attese. Ha offerto il severo giudizio di Scherer («l'informazione pubblica televisiva in Italia è succube di Berlusconi»), il duro attacco di Mancini («le interviste televisive nei telegiornali sono concordate»), il grido di allarme di Iacona («in Italia la libertà di informazione porta il segno meno, si stanno restringendo troppi spazi») e l'appassionato intervento della Annunziata («sbagliamo se si riduce tutto al ruolo di Berlusconi, che tanto se ne andrà; il problema dell'informazione in Italia riguarda gli stessi giornalisti, visto che anche i grandi quotidiani concordano le interviste e i titoli con i politici; è un gioco di specchi in un sistema economico feudale che chiede soldi allo Stato e poi li manda all'estero e però vuole controllare la stampa, eppure malgrado questo dico che in Italia il segno della libertà di informazione è più. Anche perché con tutti i suoi controlli Berlusconi ha perso due elezioni e tutte le cose che dovevano uscire su di lui sono uscite»).

Ed infine, le parole di Scherer, definite da Severgnini sintesi efficace di una serata che farà discutere.
«Quel che conta è il coraggio di raccontare i fatti, anche se cambiano i mezzi con i quali raccontarli.»