Educa. – Morire di fame

Il triplo salto mortale dalla fame di cibo alla fame d'amore

Morire di fame per mancanza di cibo, morire di fame per mancanza d'amore: questioni che attraversa sud e il nord del mondo possono essere considerate insieme?

Nell'incontro di oggi pomeriggio nella Sala Spagnolli a Rovereto, Samir Chauduri - pediatra nutrizionista attivo da 35 anni in India - ha presentato il lavoro realizzato dal CINI (Child in Need Institute), organizzazione da lui fondata per contrastare la malnutrizione. La fame laggiù non urla, è al contrario molto silenziosa e in silenzio alimenta un circolo vizioso che riguarda prevalentemente le persone di sesso femminile (discriminate, che lavorano più dei maschi e mangiano e riposano molto meno di loro) e che si auto- perpetua.

Il 47% della popolazione indiana, a fortissima prevalenza femminile, soffre di malnutrizione e, poiché le mamme sono malnutrite, i figli soffrono dello stesso problema anche durante i due primi anni di vita, quando si forma l'80% del cervello, con conseguenze che vanno dalle infezioni all'analfabetismo, alla povertà e al sistematico sfruttamento, anche sessuale.

Il CINI opera con un team multidisciplinare partendo da alcune donne, analfabete ma capaci di comunicare, per trovare altre donne e intervenire sul modus vivendi delle famiglie indiane; con progetti Nord-Sud in cui mamme occidentali aiutano mamme indiane nei momenti critici; creando comunità «amiche delle donne e dei bambini».

Massimo Recalcati, psicanalista lacaniano autore di numerosi libri di successo, fondatore di Jonas, associazione con 16 sedi in Italia che mette la psicanalisi, tradizionalmente d'élite, a disposizione di tutta la popolazione, racconta invece l'emergenza del disturbo anoressico-bulimico perché in Occidente anche l'abbondanza e l'eccesso uccidono ormai da decenni. L'anoressia, in fortissima espansione, è ormai trasversale a bambine e adulte oltreché adolescenti e colpisce poveri e ricchi.

Dipende soprattutto dal ribaltamento dell'ingiunzione della società che, mentre prima «ordinava» di rinunciare a una parte del godimento, ora «comanda» di godere e di trasgredire. Con la scomparsa dell'ideale, quel vuoto viene riempito da due oggetti: l'oggetto immagine, ovvero il corpo magro dell'anoressica come icona sociale, e l'oggetto del godimento, del consumo, di quel turboconsumatore che è la bulimica.

Entrambi gli oggetti sono attraversati dalla pulsione di morte e producono disperazione, non soddisfazione, poiché sono immagini di anti-amore che non incontrano più l'altro bensì l'immagine o l'oggetto. La psicanalisi usata da Jonas non aggredisce il sintomo, non cerca di correggere i comportamenti, non usa neppure l'interpretazione simbolica. La persona può uscire dalla sua impasse se trova un nuovo desiderio attraverso il transfert, attraverso un incontro.