Se ne è andato il fotografo Giorgio Rossi, aveva 85 anni

Per anni è stato il simbolo del fotoreporter che tutti volevamo imitare – Di G. de Mozzi

C’era una cosa che Giorgio Rossi diceva ai ragazzi che frequentavano il giornale l’Adige quando si trovava in via Rosmini, sull’incrocio con via Verdi.
«Volete fare i giornalisti? Seguite i fotoreporter. Loro devono essere sempre sul luogo dove accade qualcosa, non si possono fare servizi per interposta persona.»
E tutti noi, fotografi o giornalisti in erba, lo seguivamo. Prima, quando i giornali andavano col piombo e le fotografie con i cliché, poi quando si stampava in offset ma le foto erano ancora su carta.
Poi i tempi sono cambiati del tutto, ma Giorgio Rossi – il fotografo in giacca e cravatta – era rimasto l’esempio da seguire.
 
Sapeva lavorare bene, non era vanaglorioso, aveva un cuore e una sensibilità che pochi riusciranno a raccogliere. Era lui che decideva se una foto poteva essere pubblicata o meno.
«Le foto si fanno in due – diceva, – il fotografo e la sua coscienza. Se uno dei due non è d’accordo, la foto non arriva sul bancone del giornale.»
Un esempio per tutti.
Quando cadde la funivia del Cermis, fu uno dei primi ad arrivare sul posto della tragedia. Fu portato dove erano stati raccolti alla meno peggio i cadaveri di quei poveri disgraziati, affinché li fotografasse.
Lui si era aggirato nel capannone, in mezzo a quei corpi senza vita. Non toccò la macchina fotografica. Uscì.
«Hanno diritto al rispetto, – mi aveva detto anni dopo quando gli avevo chiesto perché. – La macchina fotografica sa quando è il momento di abbassare lo sguardo.»
 
Giorgio Rossi se ne è andato all'età di 85 anni. Le sue fotografie sono esposte un po' dappertutto, ma lui sarà sempre con noi, ogni volta che faremo una foto, ogni volta che ci verrà il dubbio se pubblicarla o meno. 
 
GdM