Ciclodromo di Ravina, persi 5 anni – Di Alberto Pattini

Con un basso investimento la sicurezza per i giovani ciclisti. Nel percorso, della lunghezza di circa un Km trovano posto podismo, pattinaggio a rotelle e ski roll

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Il ciclismo fa parte della cultura e tradizione del Trentino ed è stato capace di lanciare diversi campioni internazionali come Francesco Moser, Gilberto Simoni ed ora Ignazio Moser.
Purtroppo in un contesto di crescente urbanizzazione e aumento del traffico veicolare sono proporzionalmente venute meno le condizioni di sicurezza necessarie per consentire ai nostri giovani di apprendere i rudimenti del ciclismo.
Ne parliamo con Gianni Bosin (foto) Presidente della US Aurora e dirigente della Federazione Ciclistica Italiana del progetto della realizzazione del ciclodromo di Ravina che dal 2010 la Federazione Ciclistica Italiana sta cercando di portare avanti senza risultati.
 

 
Perché è necessario un ciclodromo a Trento?
I Dirigenti delle società sportive, gli allenatori e gli accompagnatori sono sempre più costretti a cercare soluzioni tampone alla mancanza di spazi appositamente attrezzati.
Ecco che stradine di campagna, piazzali di parcheggi poco frequentati e piste ciclabili diventano meta di improvvisati campi ciclistici per mini atleti che vanno fino ai 12 anni di età, con tutte le problematiche del caso.
 
Avete individuato un'area?
Si certamente, attraverso il confronto con la Circoscrizione di Ravina, abbiamo identificato un’area a Ravina ed affinato un progetto di ciclodromo che potrebbe essere realizzato con pochi soldi.
Il ciclodromo avrebbe a disposizione anche una palazzina servizi per ospitare associazioni di volontariato, eventuali presidi territoriali, una parete artificiale di arrampicata ed una piastra spettacoli.
Nel percorso, della lunghezza di circa un chilometro trovano posto, con opportuni orari, il podismo, il pattinaggio a rotelle e lo ski roll.
Molto interessante il fatto che nel circuito ciclabile trova posto una pista di BMX, che i bambini potrebbero percorrere in libertà. Idonee piste ciclabili collegheranno Trento direttamente al ciclodromo.
 

 
Per quale motivo si sono persi 5 anni?
Purtroppo dal 2010 ad oggi ci siamo scontrati con i tempi della burocrazia e della politica che hanno assolutamente rallentato il progetto.
Tecnicamente l’area è di proprietà della Provincia e stiamo aspettando che Comune e Provincia si mettano d’accordo per una cessione dell’area o per una più semplice concessione della stessa al Comune di Trento.
 
Lei che lavora nel mondo privato che ne pensa di questi rallentamenti?
E’ evidente che i tempi della politica e della burocrazia non sono più compatibili con i ritmi della società civile. C’è bisogno di mentalità imprenditoriale e legata al mondo privato, dove se non sei efficiente e competitivo te ne vai a casa perché fallisci.
C’è estremo bisogno di una rivoluzione di pensiero nella quale vengano messi al centro dell’azione di politici e dirigenti il servizio al cittadino e la razionalità organizzativa  e non la logica fine a se stessa dei vecchi e leziosi percorsi burocratici.
Per questo c’è bisogno di lasciare spazio a mentalità giovani. Personalmente cercherò di fare l’impossibile perché questo progetto trovi finalmente un compimento.
Mi auguro in ogni caso che il prossimo Assessore comunale allo Sport, chiunque esso sia, possa inserire questo progetto tra le sue priorità, in collaborazione con FCI e Provincia.
 
Alberto Pattini