Cartolina da Auschwitz - 25 gennaio 2014 - Giorno della Memoria
«Auschwitz is my teacher», documentario di Katia Bernardi della durata di 52 minuti, prodotto dalla Provincia autonoma di Trento
In occasione della Giornata della Memoria 2014, il Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani, in collaborazione con Gruppo culturale UCT, per «Cartolina da Auschwitz - Giornata della Memoria 2014 - sabato 25 gennaio 2014», ore 20.30 al Café de la Paix, Passaggio Teatro Osele, Trento, presenta «Auschwitz is my teacher», un documentario di Katia Bernardi della durata di 52 minuti, prodotto dalla Provincia Autonoma di Trento.
Al termine della proiezione dialogo con l'autrice.
Ogni anno, migliaia di persone, studenti da tutto il mondo vanno in visita ai campi di sterminio di Auschwitz/Birkenau.
Ma cosa e come può insegnare la visita ad un luogo «invisitabile», un luogo di morte, una fabbrica di morte, se non generare spesso sensazioni di tristezza, di rabbia, di colpa, di impotenza?
Come può affinare i nostri comportamenti sui conflitti e su quello che sta succedendo oggi nel mondo? Ricordare ha senso solo se la memoria modifica le nostre scelte di fronte agli eventi drammatici che sconvolgono la nostra realtà.
Ma perché si sono ripetuti allora tanti Auschwitz, perché ieri come oggi si sono eliminate e distrutte le differenze, violentati i diritti e le dignità?
A novembre 2010, quindici ragazzi (israeliani, arabo palestinesi, tedeschi, polacchi, svizzeri, americani e due ragazzi italiani, provenienti da Trento) coinvolti già da un anno in questo progetto all'interno di un gruppo più ampio di persone, e guidati da un gruppo internazionale di peacemaker, si sono incontrati per la prima volta e confrontati nel campo di sterminio di Auschwitz.
Per cinque giorni hanno condiviso emozioni, si sono ascoltati, hanno ascoltato, hanno condiviso e vissuto uno spazio nel quale hanno espresso il loro essere, la loro storia cercando una connessione con la memoria di luogo.
Diversità che si sono incontrate in un luogo di separazione (al centro di quella ferrovia dove le famiglie venivano divise) non solo ricordando quello che è successo ma cercando lì quello che è inimmaginabile: trovare un nuovo senso della loro vita oggi.
All'interno delle baracche hanno lasciato la loro testimonianza, hanno portato testimonianza del loro passaggio e delle loro riflessioni.
Testimonianza che alcuni di loro, dotati di piccole telecamere, hanno voluto fissare riprendendo essi stessi i momenti, i luoghi, le atmosfere con il loro «personale» sguardo.
Vivere un'esperienza di condivisione della sofferenza, di cui Auschwitz è il simbolo, ha guidato gli studenti alla comprensione che la risposta ad un evento di odio e sopraffazione può essere il confronto, l'ascolto, l'accettazione delle reciproche diversità e differenze.
«Auschwitz is my teacher – dice Noam, una ragazza araba israeliana, – non solo perché mi ha ricordato il dramma di quello che è successo ma perché mi ha insegnato a guardare dentro di me e a guardare quello che accade attorno a me con occhi diversi, aperti alle differenze.»