Il «Secolo breve» nelle 460 pagine di Disertori
Presentata a Palazzo Trentini l’autobiografia di Sandro Disertori
È stata la sede del Consiglio provinciale – Palazzo Trentini – a ospitare oggi pomeriggio l’affollata presentazione del volume autobiografico di Sandro Dise Disertori, intitolato «Il mio secolo breve. Diario di un sopravvissuto mitteleuropeo».
Appena pubblicato per i tipi di Inchiostro-Il riccio, editore di Verona, questo libro porta a pieno compimento la fatica letteraria di dieci anni or sono, «Un interno mitteleuropeo».
A dipanare ricordi e riflessioni è l’ingegnere idraulico Disertori, classe 1918 di ferro, mamma croata e papà trentino, un uomo che davvero può dire di essere passato – e con viva intelligenza – dentro le temperie più rilevanti e più drammatiche di quel «secolo breve» che va in realtà (lo disse per primo Hobsbaum) dalla Rivoluzione d’Ottobre alla caduta del muro di Berlino.
Dalla fine dei Romanoff alla distruzione del sogno comunista.
Disertori, che vive da anni ad Affi, fa parte di una famiglia storica di trentini, è suo cugino il Beppino Disertori che è papà del cardiologo Marcello.
A dialogare con quest’uomo dalle tante primavere, oggi in via Manci, sono venuti il direttore della Biblioteca civica di Rovereto, Gianmario Baldi, e lo storico trentino Vincenzo Calì.
Baldi ha messo accanto autobiografie diversissime, citando Ermanno Olmi, Piercesare Boeri, Lucio Pinkus e infine il molto più contemporaneo Andy Holzer, l’alpinista cieco.
Un parallelo per dire che è attraverso le testimonianze vive che si legge la storia del Novecento e si dà uno spaccato del nostro Paese, come ha saputo fare con il suo lavoro Disertori.
Il Presidente del Consiglio provinciale, Bruno Dorigatti, introducendo l’incontro in sala Aurora, ha augurato all’autore che «il suo sogno d’un’Europa capace di raccogliere gli ideali di pace, democrazia e pluralismo possa essere realizzato in tempi brevi, in modo che tutti noi possiamo viverlo e apprezzarlo, non solo i nostri figli in un futuro incerto».
«Sì, perché dentro il libro (prefato proprio da Calì) c’è l’intreccio fitto di storia di quel territorio dove si mangia il minestrone (la Mitteleuropa) ma c’è anche, forte, il desiderio dell’autore di far venire fuori un filo logico di giustizia, di affermazione del buono.»
Disertori racconta la goliardia universitaria e le imprese alpinistiche. la deportazione in campo di prigionia nazista e l’esaltante periodo della ricostruzione postbellica.
Tanta vita racchiusa dentro 460 pagine «scritte molto bene», come ha voluto attestate il direttore Baldi.