Tesi: «All’Europa serve integrazione politica non burocratica»

Al Festival dell’Economia Paul De Grauwe spiega la crisi dell’eurozona

A Palazzo Geremia Paul De Grauwe, economista belga della London School of Economics, ha illustrato le reali cause della crisi finanziaria che ha investito l’eurozona.
«Bisogna cambiare il ruolo della BCE: senza un prestatore di ultima istanza i paesi europei sono alle mercé dei mercati finanziari.»
A parere di De Grauwe, «con il programma OMT lanciato da Draghi la BCE ha salvato l’eurozona», ma per scongiurare nuove crisi occorre «un governo dell’eurozona a cui la BCE sia subordinata»; solo colmando il gap di legittimità democratica dell’eurozona la si potrà rendere capace di resistere alle pressioni dei mercati finanziari: «l’integrazione burocratica dell’Europa ha fallito».
 
Bisogna ridisegnare l’Europa. Ripensare il ruolo della Banca Centrale Europea (BCE). Realizzare un vero coordinamento macro-economico all’interno dell’eurozona (l’insieme di paesi che utilizzano l’euro, Italia inclusa).
Sono queste le priorità per l’Europa secondo Paul De Grauwe, docente di economia politica europea presso la prestigiosa London School of Economics.
«Bisogna passare da un’integrazione burocratica a un’integrazione politica», ha spiegato l’economista alla sua affollatissima lezione a Palazzo Geremia, in occasione della seconda giornata del Festival dell’Economia di Trento.
 
De Grauwe ha ripercorso la genesi della crisi finanziaria europea. A suo parere il peccato originale dell’eurozona è l’assenza del cosiddetto «prestatore di ultima istanza» (lender of last resort).
«Nei paesi europei che non aderiscono all’euro, come il Regno Unito e la Svezia, o negli Stati Uniti c’è un prestatore di ultima istanza che fornisce liquidità alle banche ogni volta che serve: questo ruolo è svolto dalla banca centrale, la Federal Reserve negli Stati Uniti e la Bank of England (BoE) nel Regno Unito.
«Con la nascita dell’eurozona questa capacità di prestatore di ultima istanza è stata eliminata. I vari governi nazionali, ad esempio quello italiano, non possono dunque più garantire a chi detiene il loro debito di avere il denaro necessario a pagarlo».
 
La differenza tra l’Italia e il Regno Unito, quindi, è che l’Italia, appartenendo all’eurozona, non può più contare su un prestatore d’ultima istanza (la BCE non è stata pensata per questo ruolo), mentre il Regno Unito sì, grazie alla BoE.
E in assenza di questa garanzia sono possibili crisi di liquidità che si auto-alimentano; i mercati finanziari si spaventano, questo fa crescere lo spread, i governi varano delle misure di austerity e questo genera una spirale negativa.
«Gli Stati dell’eurozona sono indeboliti dal fatto che non c’è una banca centrale pronta a fornire loro supporto illimitato. Governano i mercati finanziari. Ciò non accade ai paesi che hanno le loro banche centrali che fungono da prestatori di ultima istanza; essi non possono essere gettati in una crisi di liquidità dai mercati finanziari.»
 
La BCE, dunque, deve diventare un prestatore di ultima istanza. E in effetti nel 2012, con il programma Outright Monetary Transaction (OMT), illustrato il 6 settembre dal presidente della BCE Mario Draghi, essa ha agito, de facto, proprio così.
«Gli effetti dell’OMT sono stati spettacolari, – ha sottolineato De Grauwe, che non esita a definire la BCE il vero salvatore dell’eurozona. – Purtroppo il ruolo della BCE è messo in discussione dalla Corte costituzionale tedesca, che ha dichiarato illegittimo l’OMT. La Corte chiede di imporre delle restrizioni all’OMT, restrizioni che lo renderebbero del tutto inefficace.»
 
Oggi la BCE «ha tantissimo potere, ed è il garante ultimo del debito sovrano europeo, come la FED o la BoE. Nel Regno Unito e negli Stati Uniti però c’è il primato del governo, mentre nell’eurozona i governi dipendono dalla buona volontà della BCE: essi non possono forzarla, neanche in tempo di crisi, a fornire liquidità..
D’altra parte la BCE è composta da funzionari non eletti, a differenza dei governi.
«Fino a oggi c’è stato un aumento del potere della BCE e della Commissione europea, ma non c’è stato un aumento della loro accountability – ha concluso De Grauw. – Finché le cose non cambiano, l’eurozona rimarrà fragile e il mercato dei titoli di stato resterà volatile.»