Tanto tuonò che piovve: Luigi Di Maio lascia il M5S
A lavorare con Draghi è cresciuto politicamente. Nel suo progetto politico «non ci sarà spazio per odio, sovranismi e populismi»
Luigi Di Maio, uno dei leader storici del Movimento 5 Stelle, lascia il partito dopo una serie di litigate a distanza con il presidente pentastellato Giuseppe Conte.
La sua posizione era ormai molto lontana da quella di Conte. Lavorare da Ministro degli Esteri nel governo Draghi lo ha fatto crescere politicamente, fino a diventare un Uomo di Stato.
L’origine delle divergenze stava nella scelta di inviare armi all’Ucraina. Conte voleva impedire che il Governo inviasse a Zelenski altre armi, mentre Di Maio voleva eseguire gli accordi presi con gli altri Stati Europei. Il che sta a significare che, contrariamente alle sue posizioni iniziali, Di Maio è divenuto europeista e sostenitore della NATO.
Nelle logiche di Conte la decisione di non voler più inviare armi all’Ucraina era voluta nel timore di alimentare una escalation della guerra. Se si vuole la pace, secondo Conte, non si deve preparare la guerra.
Ma le conseguenze di questa posizione portavano anche alla sconfitta militare dell’Ucraina, rendendo così impossibile giungere a una pace conveniente per Zelenski. Per questo Francia, Italia, Germania e Inghilterra continuano a sostenere militarmente l’Ucraina. Sostegno che può allontanare la fine del conflitto, ma necessario. E questo senza perdere di vista la volontà di porre fine al conflitto.
In tutti i casi, Di Maio – come ministro degli Esteri – voleva (e doveva) sostenere Draghi. E così ha fatto. E ha accusato Conte di remare contro quello stesso governo cui ha dato la fiducia.
Conte non ha voluto espellere Di Maio dal partito, ma allora è stato Di Maio a lasciare il Movimento 5 Stelle.
Nel corso di una conferenza stampa tenuta all’Hotel Bernini di Roma, Di Maio ha spiegato le sue ragioni, che in buona sostanza consistono nella critica a quelli che lui ritiene difetti del Movimento.
Nel suo progetto politico – ha detto – «non ci sarà spazio per odio, sovranismi e populismi».
Nel contempo Di Maio ha avviato la racconta delle firme necessarie per costituire il nuovo partito che si chiamerà «Insieme per il futuro».
Come primo risultato della sua pragmatica decisione, ha raccolto l’appoggio di una ottantina di parlamentari che hanno lasciato il Movimento o che dal Movimento erano stati espulsi.