Diagnosi e cura del tumore al polmone – Di Nadia Clementi

Ne parliamo col dottor Diego Gavezzoli, direttore U.O.C. Chirurgia Toracica IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar di Valpolicella Verona

>
Il tumore del polmone rappresenta la terza neoplasia più diffusa, dopo quelle al colon-retto e alla mammella.
Sono circa 41mila le nuove diagnosi di tumore polmonare all’anno, di cui 13.300 nelle donne e 27.550 negli uomini.
Se da un lato il sesso maschile mostra una più alta possibilità di sviluppare questo tumore nell’arco della vita (1:10 rispetto a 1:35 nelle donne), dall’altro emerge come questo sia in crescita nella popolazione femminile, +3,4%, a fronte di un calo nella popolazione maschile -6,2%. (AIOM. Linee Guida: neoplasie del polmone. Edizione 2020 - link).
 
Nonostante queste evidenze, le informazioni e la conoscenza di questa malattia sono lacunose o distorte da pregiudizi o stigmatizzazioni. Rispetto ad altre neoplasie, infatti, si parla poco del tumore al polmone. Forse per il timore nei confronti di quello che viene annoverato tra i Big Killer, cioè tra i tumori che non hanno una larga possibilità di cura.
In aggiunta a questo, il tumore al polmone viene spesso stigmatizzato come il tumore dei «fumatori», con un conseguente senso di colpevolizzazione per chi ne viene colpito.
Ciò che è certo è che la diagnosi precoce e i programmi di prevenzione sono fondamentali per aumentare la speranza e la qualità della vita delle persone colpite da cancro polmonare.
 
Per approfondire il percorso diagnostico e chirurgico di questa neoplasia abbiamo chiesto il parere al dott. Diego Gavezzoli, direttore dell’U.O.C. di Chirurgia Toracica IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar di Valpolicella Verona e specialista nel trattamento chirurgico del tumore del polmone, delle malattie polmonari e della pleura, e di tutte le forme tumorali che coinvolgono il torace.
Il curriculum del dott. Gavezzoli è disponibile a questo link.

 
 
Dott. Gavezzoli, qual è, in breve, la sua esperienza professionale in merito al tumore del polmone?
«Dopo un periodo di formazione all’estero e di attività cardiochirurgica, sono rientrato presso la mia città natale, Brescia, dove ho praticato prima la cardiochirurgia e poi chirurgia toraco-polmonare.
La Chirurgia Toracica degli Ospedali Civili di Brescia, da dove provengo, è una delle realtà italiane più importanti per casi trattati.»
 
Quali sono i fattori di rischio del tumore del polmone?
«Come tutti i tumori, anche il tumore al polmone, è una patologia multifattoriale. Alla ben nota esposizione al fumo di tabacco, si affiancano altri elementi che giocano un ruolo nella cancerogenesi: fattori genetici, ambientali, condizioni di vita e di lavoro come anche l’esposizione al fumo passivo.»
 
Quali sono i sintomi del tumore del polmone?
«Purtroppo, come vale per tanti tumori, ma in particolar modo per le neoplasie polmonari, l’assenza quasi totale di sintomi nelle fasi iniziali della malattia rende difficile una diagnosi precoce basata su manifestazioni cliniche.
«Certamente esistono campanelli d’allarme: tosse persistente, dolore al torace, sangue proveniente dalle vie aeree quando si emette un colpo di tosse o si espettora.»
 
Qual è il percorso diagnostico?
«Inizia sicuramente dal proprio medico di fiducia, al quale è consigliabile rivolgersi in presenza di disturbi anche se generici; il primo esame è la radiografia del torace, oggi estremamente facile da eseguire con una irrisoria esposizione a radiazioni.
«In caso di anomalie sospette, si passa ad esami di secondo livello, come la TC o la PET, esami che devono essere gestiti dal chirurgo toracico o dallo pneumologo esperto in oncologia toracica.»
 
Qual è la terapia per curare il tumore del polmone?
«La cura dei tumori solidi è sempre stata affidata alla chirurgia che ancora oggi, anche per quel che riguarda il polmone, riveste un ruolo fondamentale soprattutto negli stadi precoci.
«Tuttavia la terapia della neoplasia polmonare si basa da alcuni anni su un approccio multimodale, cioè l’utilizzo in sequenze temporali diverse di tutte le armi terapeutiche che la scienza metta a disposizione: a cominciare dalla chirurgia, dalla chemioterapia e dalla radioterapia.
«A queste si affiancano le terapie immunologiche e quelle a target molecolare.»
 
Quali sono state le più importanti conquiste per la terapia della neoplasia polmonare?
«Come ho già accennato, le terapie immunologiche o quelle a target molecolare, si pongono l’obbiettivo ambizioso si associare al profilo genico o mutazionale dei pazienti il farmaco più appropriato: una strada in continua evoluzione.»
 
Quali sono stati i benefici che queste cure hanno portato ai pazienti e quanto tempo ci è voluto per svilupparle?
«Nel caso specifico del tumore al polmone, l’utilizzo di questi farmaci ha portato a un aumento della sopravvivenza anche negli stadi avanzati, impensabile fino a qualche anno fa.
«Ma più in generale, si tratta di terapie mediche più tollerate dai pazienti rispetto, per esempio, alla chemioterapia e quindi influiscono positivamente sulla qualità della vita.
«È una strada che si è aperta circa venti anni fa ma in continuo sviluppo.»
 
In caso di tumore polmonare avanzato la chirurgia può essere risolutiva?
«La chirurgia, come ogni arma terapeutica, va dosata e circostanziata alla situazione specifica di ogni paziente. Negli stadi avanzati, la chirurgia può intervenire per migliorare sintomi correlati alla neoplasia come, ad esempio, per ridurre la formazione di versamento (pleurodesi). Oppure per fornire all’anatomopatologo materiale per una diagnosi molecolare certa, quando non è possibile con tecniche meno invasive. Si può arrivare fino alle chirurgie estreme e impegnative, in casi selezionati per i quali sono già state spese altre armi terapeutiche.»
 
È possibile fare prevenzione per quanto riguarda il tumore del polmone?
«Certamente. Diagnosi precoce e prevenzione devono diventare parole d’ordine. A cominciare dalle campagne di screening e dai centri anti-fumo.
 
I pazienti con tumore al polmone hanno un maggior rischio di contrarre il covid e affrontano una prognosi più grave, in caso di contagio?
«L’infezione virale da Covid 19 è una patologia che ha ancora molti aspetti che devono essere chiariti: la scienza e la ricerca corrono veloci ma il tempo in medicina porta molti insegnamenti e risposte.
«Per certo i pazienti fragili si sono dimostrati più vulnerabili alla malattia e alle sue complicanze come era lecito attendersi.
«Sicuramente la pandemia ha creato un pericoloso rallentamento nel percorso di diagnosi e cura dei pazienti. Quindi la sfida futura sarà quella di garantire un veloce accesso alle cure anche di fronte ad eventi eccezionali per tutte quelle patologie con prognosi tempo correlata tra le quali deve essere annoverata anche la patologia oncologica.»
 
I pazienti con tumore al polmone ricevono una buona protezione dai vaccini a mRna contro il Covid-19?
«La vaccinazione resta fondamentale per tutti i pazienti fragili e per i malati oncologici che vanno considerati come tali anche per le terapie a cui sono sottoposti che spesso causano modificazioni del sistema immunitario. Si stanno facendo avanti anche nuove forme di protezione per i soggetti non responder ai vaccini.»
 
Qual è l’impegno IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria sulla ricerca del tumore del polmone, a che punto siamo?
«Il nostro ospedale è un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) quindi una parte rilevante della sua mission è la ricerca. Lo dimostrano i numerosi studi clinici anche le tante iniziative di formazione che sono ormai diventate una solida realtà nella vita dell’ospedale (Scuola di metodologia clinica, congressi e corsi di aggiornamento ecc..).
«La creazione di percorsi multidisciplinari per la cura del tumore al polmone sono la prerogativa imprescindibile per fare ricerca oncologica oggi. L’impegno è quello di costruire percorsi sempre più efficienti e sicuri per il paziente e consolidare l’organizzazione del Cancer Care Center.
«Una buona organizzazione ci ha consentito di entrare a far parte della rete europea OECI-Organisation European Cancer Institute e quindi di poter essere inseriti in tutti i più moderni filoni di ricerca e sperimentazione, che possono offrire ai pazienti trattamenti innovativi.
«Inoltre, sempre questa collaborazione, ci ha consentito di portare a Negrar un programma di screenig europeo sul tumore al polmone che promette di essere uno dei più moderni, completi ed ampi progetti in questo senso degli ultimi anni.
«Tutti questi elementi si inseriscono nel cosiddetto POPP, Percorso Oncologico Polmone-Pleura, un’organizzazione multidisciplinare, sempre inserita all’interno del Cancer Care Center, che si pone l’obiettivo di farsi carico del percorso di diagnosi e cura del paziente con problematiche oncologiche del torace in modo lineare e veloce così da ridurre al minimo lo stress e l’impegno organizzativo del paziente che viene appoggiato ad una figura, chiamata case manager, un punto di riferimento costante per il nostro assistito.»

Nadia Clementi - [email protected]
Dott. Diego Gavezzoli - https://diegogavezzoli.it/it/