L’India preme per la pace, ma Mosca: «Kiev non vuole trattare»

Il premer indiamo Modi: «Questo non il tempo per la guerra» – Putin: «Si deve porre fine alla guerra il più presto possibile»

Nella mitica città di Samarcanda, in Uzbekistan, si sono incontrati Vladimir Putin, il premier cinese Xi Jinping, quello turco Recep Tayyp Erdogan e il primo ministro indiano Narendra Modi.
L’incontro tra Putin e il premier indiano ha portato a uno scambio di idee che dovrebbe apparire sulle prime pagine dei quotidiani. È ben vero che la spaventosa alluvione nella provincia di Ancona ha tolto importanza alla questione, ma se la traduzione è stata portata correttamente si tratta di una notizia clamorosa.
 
Ecco come è stato riportato il colloquio.
Modi: «Eccellenza, io so che oggi non è il tempo di fare la guerra».
Putin: «Farò di tutto per garantire che tutto questo si fermi il più presto possibile».
Putin ha poi aggiunto: «Kiev si rifiuta di trattare. La leadership ucraina ha rinunciato al processo negoziale, preferendo raggiungere i suoi obiettivi con mezzi militari».
 
La notizia è stata diffusa dall’agenzia russa Tass ed è andata in onda sulla televisione pubblica uzbeka.
Quindi è sostanzialmente vera. Il che non significa che Putin stia cercando effettivamente di raggiungere un accordo negoziale con Kiev, ma il messaggio lo ha fatto arrivare chiaro e forte nelle cancellerie del mondo, perché sta a significare che è il momento giusto per portare le parti a un tavolo affinché portino a conclusione questa sporca quanto inutile guerra europea.
Ovviamente non sappiamo che cosa pensi effettivamente Zelenski, ma una cosa è certa: i suoi successi militari sono dovuti esclusivamente al forte sostegno delle potenze occidentali.
 
Aiuti che non sono solo in termini di armi, ma anche di fiumi di denaro, di alta tecnologia, di preziose informazioni d’intelligence, di strategia militare.
Dunque UE e USA sono in grado di imporre a Zelenski di chiudere.
Ovviamente non sarà facile trovare un punto di equilibrio tra l’Ucraina che rivuole i territori russofoni e la Russia che non può perdere la faccia.
Ma ci pare che non sia mai stata così a portata di mano la fine del conflitto. E, se il mondo occidentale non vuole a tutti costi fare la voce del più forte, possiamo rimetterci a sperare.