Vox populi: «Questo è il Questore giusto!» – Di Guido de Mozzi
Intervista al questore di Bolzano Paolo Sartori, che dal 4 marzo a oggi ha emesso 13 decreti per il rimpatrio, 23 fogli di via, 36 avvisi orali, 22 DACUR e 6 DASPO
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Da quando si è insediato alla guida della Questura di Bolzano, nel marzo 2024, il dottor Paolo Sartori ha iniziato quello che il nostro giornale ha più volte definito «repulisti».
Da allora i comunicati sull’attività della Polizia di Stato in Alto Adige arrivavano quasi tutti i giorni, con delle precise caratteristiche: arresti, espulsioni, fogli di via, daspo, avvisi orali, sorveglianze speciali, allontanamenti, divieti di avvicinamento, chiusure di pubblici esercizi, ammonimenti, divieti di accesso a pubblici esercizi,
E ogni comunicato si concludeva con una nota scritta dal questore in persona per spiegare meglio le motivazioni dei provvedimenti.
Insomma, col dottor Sartori Bolzano a iniziato a vivere una nuova vita.
Quindi abbiamo deciso di intervistarlo. Glielo abbiamo chiesto e ce lo ha concesso subito.
Prima però riportiamo un breve curriculum.
Mantovano di origini trentine, 62 anni, dopo la Maturità Classica, la Laurea in Giurisprudenza all’Università di Bologna e la pratica presso uno Studio legale, nel 1990 vince il concorso per Commissario di Polizia; oltre al Master di II livello, conseguito all’Università «La Sapienza» di Roma, in «Sicurezza, Coordinamento Interforze e Cooperazione Internazionale», ha partecipato a Corsi di Specializzazione in materia di sostanze stupefacenti, di contrasto alla criminalità organizzata e di indagini su omicidi seriali. Terminato il Corso di formazione a Roma viene destinato, nel settembre del 1991, alla Questura di Trento; nel maggio del 1992 viene nominato Capo della Squadra Mobile, incarico che manterrà fino alla sua partenza da Trento, nel luglio del 1999. Durante la sua permanenza a Trento viene chiamato a far parte del Comitato Provinciale per la Prevenzione delle Tossicodipendenze e dell’Alcolismo. Trasferito a Roma alla Criminalpol e poi all’INTERPOL, nell’agosto dello stesso anno viene inviato a Bucarest (Romania), presso l’Ambasciata d’Italia, a ricoprire gli incarichi di Rappresentante dell’Italia presso il Southeast European Law Enforcement Center (S.E.L.E.C. - Organizzazione internazionale finalizzata a coordinare, nei Paesi Balcanici, le iniziative a contrasto delle organizzazioni mafiose e terroristiche internazionali) e di Ufficiale di Collegamento Interpol per la Romania, l’Ucraina e la Repubblica Moldova. Nel 2007, a seguito della promozione a Primo Dirigente della Polizia di Stato, viene nominato Direttore dell’“Ufficio Regionale di Coordinamento Operativo per l‘Europa Orientale, la Federazione Russa ed il Libano” del Ministero dell’Interno italiano, con sede a Bucarest. Dal 2010 al 2013, in Guatemala, El Salvador, Nicaragua e Honduras, i Ministeri dell’Interno e degli Affari Esteri italiani, il S.I.C.A. (Sistema de la Integración Centro Americana) e la B.C.I.E. (Banco Centroamericano de Integración Economica) gli affidano l’incarico di Coordinatore dei Progetti in materia di contrasto alla criminalità organizzata internazionale ed alla corruzione, di Alta Formazione per Magistrati e Dirigenti delle Forze di Polizia e di promozione dello Stato di Diritto nei Paesi del Centro America. A seguito della richiesta del Governo della Romania al Governo italiano, nel dicembre 2013 viene nominato Consigliere del Primo Ministro romeno, mantenendo altresì gli incarichi già ricoperti. Promosso Dirigente Superiore della Polizia di Stato, dall’ottobre del 2016 al giugno del 2017 ha frequentato a Roma il Corso di Alta Formazione Interforze. Dal settembre 2018 al gennaio 2022 ha ricoperto l’incarico di Questore della Provincia di Mantova, e, dal gennaio 2022 al novembre 2023, quello di Questore della Provincia di Vicenza. Nel dicembre 2019 è stato nominato Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica. Nel novembre 2023 il Consiglio dei Ministri lo ha nominato Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza. Ha preso parte a Programmi e Commissioni dell’O.N.U., dell’O.S.C.E., dell’Unione Europea, dell’O.L.A.F. e dell’Accademia del F.B.I. degli Stati Uniti d’America; collabora con Università italiane ed europee in qualità di Docente e di Relatore nell’ambito di Corsi di studio, Master, Seminari e Convegni internazionali; membro dell’ASPEN INSTITUTE dal 2007, collabora con pubblicazioni di Geopolitica italiane e straniere, in particolare con «LIMES - Rivista italiana di geopolitica», per le quali ha scritto numerosi articoli e saggi. |
Mentre ci recavamo all’appuntamento di Bolzano, ci siamo fermati in un bar a prendere un caffè e a chiedere se la strada fosse giusta per la Questura. La barista ci ha risposto molto gentilmente e ha aggiunto: «Lei è un giornalista, vero?»
Forse ce l’avevo scritto in fronte…
«Sì», ammisi.
«Finalmente abbiamo il questore giusto! – Mi ammonì. – Lo tratti bene. Bolzano aveva bisogno di lui. O perlomeno ne avevano bisogno tutte le persone perbene che fanno un lavoro onesto.»
Beh, una presentazione migliore non potevamo averla.
Sartori mi accolse nel suo ufficio puntuale come un orologio svizzero. Forse ai lettori importa poco, ma è un particolare che raramente possiamo rilevare.
Ci accomodammo e nessuno ci disturbò per mezzora.
Dottor Sartori, i colleghi più giovani non lo ricordano, ma lei è stato Capo della Mobile di Trento dal 1992 al 1999, il periodo caldo di Tangentopoli. Per i giovani poliziotti, di carriera e di leva, lei era un «Guru», per altri era molto scomodo. Poi è scomparso, trasferito in Romania. Cosa era successo?
«Il Ministero dell’Interno aveva bisogno di inviare in Romania un dirigente di polizia che conoscesse le lingue, – risponde sorridendo. – Io conoscevo bene l’inglese [aveva vissuto un anno a New York – NdR] e, guarda caso, avevo studiato il rumeno. La decisione venne dunque da sola.»
Non ci è rimasto poco, dal 1999 al 2016. Ha imparato bene il rumeno?
«Ho studiato alla Facoltà di Lingua e Letteratura romena per stranieri di Bucarest. Ho imparato anche il moldavo, che di fatto è una variante del romeno con molti termini russi e slavi, e me la cavo in russo.
«Ma c’è stata una parantesi dal 2010 al 2013, dove per lunghi periodi ho prestato servizio in America Centrale.»
Quindi parla anche spagnolo.
«Me la cavo anche lì.»
Veniamo a noi. Lei è stato questore di Mantova, poi di Vicenza e infine è arrivato a Bolzano. È contento di essere qui?
«Sì, qui mi trovo benissimo. È un presidio di civiltà e di tolleranza multietnica. Un esempio che dovrebbe essere adottato ovunque»
E lei ha voluto mantenere a standard elevati la qualità della vita ed il livello di sicurezza altoatesini, adottando con mano ferma provvedimenti sanzionatori e misure di prevenzione.
«No, io sto solo applicando la legge. Non è ammissibile che irregolari che delinquono, pregiudicati, recidivi conclamati e chi ha fatto del crimine il proprio modus vivendi possano infrangere anche le più basilari regole di convivenza civile, mettendo a repentaglio l’ordine e la sicurezza pubblica così come la tranquillità dei cittadini.
«Mi creda, una Misura di Prevenzione è assai efficace, in quanto opera, per l’appunto, sul piano preventivo e consente di ottenere una tutela anticipata dei propri diritti
«In tal modo chi delinque si rende conto che comportamenti devianti non vengono tollerati, con il rischio concreto di essere rispediti a casa (dove magari hanno qualche sospeso con la giustizia).
«Ciò fa sì che molti di essi si adattino e decidano di integrarsi, rispettando la legge. Questo serve a far incrementare la percezione di sicurezza della popolazione.»
Si tratta comunque di reati minori.
«Non sempre è vero. E comunque spesso i cosiddetti “reati minori” sono quelli considerati particolarmente odiosi e mal tollerati dalla cittadinanza.
«La gente onesta soffre moltissimo della insicurezza diffusa, della possibilità che la casa venga svaligiata, di essere rapinati per pochi euro, di subire violenze da parte di persone che non vogliono adattarsi al rispetto delle più basilari regole di convivenza civile.»
Lei nei suoi comunicati per la stampa desidera sempre esprimere la sua soggettività. Vuole giustificare il suo operato?
«Non si tratta di giustificare provvedimenti previsti dalle norme di legge, non è necessario. Si tratta invece di spiegare alla gente cosa è stato fatto a fronte di una situazione di illegalità. Tutto ciò serve indubbiamente ad aumentare la fiducia nelle Istituzioni.»
Dal 1° marzo ad oggi, quanti provvedimenti avete emesso?
«I Decreti di Espulsione sono stati 39, gli Ordini di Allontanamento dal Territorio Nazionale 26, gli Ordini di Trattenimento al Centro per il Rimpatrio 13.
«I decreti di Revoca del Permesso di Soggiorno, con contestuale Intimazione a lasciare il Territorio Nazionale in 14 giorni sono stati 18.
«I Fogli di Via Obbligatori sono stati 23, gli Avvisi Orali 36, i DACUR (Divieto di Accesso alle Aree Urbane) 22, i DASPO (Divieto di accedere a manifestazioni sportive) 6, gli Ammonimenti 22.
Molti di costoro ricorreranno contro i provvedimenti che li hanno colpiti?
«Qualcuno lo fa, ma si tratta di una percentuale assai irrisoria.»
Immagino che gli Agenti la ammirino per il suo operato. La ammiravano già a Trento…
«Beh, non credo che riguardi la mia persona. Sono certo invece che siano consci del fondamentale ruolo che essi ricoprono nella nostra società. E che i risultati del loro rischioso lavoro a tutela dei fondamentali valori della nostra Costituzione li rendano particolarmente orgogliosi.»
Ho visto che anche al Brennero si sono strette le maglie della Polizia.
«Il tutto avviene nel rispetto delle norme previste dai Trattati dell’Unione Europea. Chi entra nel nostro territorio nazionale deve essere in regola con le leggi italiane e non avere in sospeso provvedimenti coercitivi emessi dalle Autorità Giudiziarie ovvero interdittivi di competenza delle Autorità di Pubblica Sicurezza.»
Abbiamo visto che ne rispedite molti indietro.
«Alcuni li respingiamo alla frontiera austriaca: si tratta di coloro che non hanno titolo per fare ingresso nel nostro Paese.»
Guido de Mozzi - [email protected]