Margherita de Cles: in viaggio ai tempi del Coronavirus/ 5

Gente di mondo, gente di cuore. L'incontro con l'ambasciatore turco nello Wimbabwe

(Link alla puntata precedente)

 Gente di mondo, gente di cuore 

Mentre il lockdown continua senza limiti, il Coronavirus sembra dare un po’ di tregua e non sconvolge più così tanto lo Zimbabwe, la cui gente si divide tra chi rimane chiusa in casa rigorosamente e a chi continua a lavorare incessantemente con le giuste precauzioni o a chi, come me, da clandestina vive nell’attesa di scoprire e cogliere nuove avventure e storie da raccontare al ritorno.
Così timidamente riprende la vita sociale e tra un lunch e un brunch, una gita fuori porta a visitare campi e fabbriche di cotone nella zona di Bulowayo, già dedita a tale cultura, sembra tornare moderatamente alla normalità.
L’aria che si respira ha quel dolce sapore coloniale ma con un sottofondo di struggente malinconia.
L’ospitalità locale ritengo sia una delle migliori mai vissute in Africa...
Un invito qui non manca e c’è un grande senso di aggregazione soprattutto da chi viene da fuori.
La meraviglia è compagna, non sai mai chi potrai incontrare o che catena possa nascere…
 
Era una domenica di maggio quando conobbi l’ambasciatore turco.
Un’amica mi invita a colazione e mi dice che mi sarebbe venuto a prendere Hakan.
Puntuale e munito di autista mi preleva da casa e il tempo di arrivare a destinazione c’eravamo già scambiati l’antipasto di vite decisamente non comuni ed entusiasmanti.
Unitile dire che la sua era decisamente più coinvolgente e appassionante della mia, ma vista la mia età ho tempo per raggiungerlo.
Uomo dal fascino mediterraneo e legatissimo alla sua patria, ha seguito la vocazione del padre perché innamorato nel creare relazioni e non nel fare del semplice business.
Una carriera diplomatica lunga e ricca di conoscenze internazionali, dalla Cina, al Giappone, al Marocco, alla Svizzera lo hanno messo in contatto con popolazioni differenti, ma con grande umiltà e humor riesce a trasmettere ogni esperienza con tanto calore e coinvolgimento che sembra davvero vivere con lui quei momenti.
 
Come quella volta che in Cina lo invitarono per un evento speciale e si trovò in un giardino pieno di serpenti e scelsero per lui il migliore dal quale avrebbe preso il suo sangue e che lui ha bevuto.
Tradizioni bizzarre non è vero? Ma lui da buon diplomatico non si è mai tirato indietro e si è fatto avvolgere con semplicità da ogni cultura ed insolita tradizione.
Le giornate con lui sono caratterizzate da cohiba e tonic, il drink cosiddetto della vecchia Rhodesia e penso dei diplomatici di tutto il mondo.
Invitare a casa è di buon uso qui, purché tu sia referenziato, la gente non ha paura qui ad aprire le porte delle proprie ville e magioni e con un certo orgoglio mostrano le loro collezioni, i loro rigogliosi giardini, i giganteschi game park dove ogni animale ne fa parte e arte locale tra statue e dipinti apparentemente elementari ma caratterizzati da una certa originalità e creatività.
 

 
Hakan oltre ad avere un ottimo gusto per l'abbigliamento e preferibilmente predilige lo stile italiano ha arredato la sua casa con bellissime statue zimbabwane e quadri di caccia…
La normalità e che tra una chiacchiera e l’altra si finisce in cucina e con un calice di pinotage sudafricano in mano, io mi diletti nel dare lezioni di cucina alle sue governanti su come fare pizza e strudel.
Penso come tanti non sono mai stata così spesso in cucina come in questo periodo.
Abituata a essere servita, qui ho avuto il piacere di insegnare qualche ricetta insegata da mia mamma e a prendere dimestichezza nel preparare piatti semplici e gustosi della cucina italiana.
Perché il cibo, come un buon bicchiere di vino, unisce…
 
È così che sto trascorrendo forse l'ultimo periodo di questa mia bellissima avventura o apparente imprevisto, accompagnata dall’ambasciatore turco e i suoi racconti sulla CIA, MI5 sorseggiando un caffè turco accompagnato dagli squisiti turkish delights dei quali vado matta o una sonata di pianoforte di Chopin suonato da Libetta o le sartorie locali disegnando una nuova collezione in stile coloniale.
E, tra un salotto o un giardino in cui svolazzano galline nere, si parla d’arte, di opera e di storia. A un certo punto mi stupisce e mi fa sentire un gruppo nigeriano e ne rimango incantata e penso tra me e me «forti questi africani hanno voce, cuore e ritmo».
Non ci si fa mancare niente se non gli affetti che sono in Europa.
Un po’ di nostalgia mi ha accarezzato il cuore in queste ultime settimane e così sogno con trepidazione il mio ritorno in Italia, si perchè forse si torna ad una stabilità, forse siamo tutti pronti a riprendere in mano le nostre vite con maggiore consapevolezza e sprint.
 
E se da un lato fremo per tornare a casa dall’altro so già in cuor mio che mi mancheranno ii tramonti spettacolari delle 5.30, le passeggiate abusive nell’horse race e sui monti dell’Domboshawa, alle quiche di Pistacho ai business lunch in macchina, alle risate e alla voglia comunque sempre avere una buona parola per tutti di incoraggiamento.
Un Paese che soffre da anni, vittima di un sistema malato che forse non vedrà mai la fine di una dittatura che ormai è diventata normalità, dove solidarietà è la parola chiave per la gente di qualsiasi estrazione.
Grande umanità e spirito di adattamento è ciò che ho imparato dallo Zimbabwe, un Paese che dà e toglie allo stesso modo ma che non fa mancare cibo perché la terra è talmente ricca e benedetta che nel giro di poco tempo dà vita a frutti con estrema generosità.
Si accendono le luci sono solo le 7 di sera e mentre in Italia la luce è ancora chiara io ho già finito di cenare e sono pronta alle mie letture o alle mie chiamate, aspettando una nuova alba e una nuova storia da raccontare.

Margherita de Cles
(Continua)