Il nuovo quotidiano trentino «Il T» – Di Guido de Mozzi

Alcune valutazioni sulla testata che è non profit, ma che avrà bisogno di profitti

Ieri abbiamo pubblicato la presentazione del nuovo quotidiano trentino intitolato «Il T», che verrà pubblicato a partire dal prossimo 3 novembre.
Abbiamo anche espresso la nostra soddisfazione sul fatto che a Trento torni una seconda testata giornalistica, dopo che il quotidiano Trentino era stato chiuso dall’editore bolzanino.
Questo perché siamo certi che la concorrenza nel campo della stampa porti il miglioramento della qualità dell’informazione e, per quanto lo pensino in pochi, anche una crescita economica dell'intero comparto.
 
Per riassumere i dati salienti del nuovo giornale, la testata avrà 40 pagine, uscirà sei giorni alla settimana, rinviando l’edizione del lunedì a un secondo momento, come fece il giornale L’Adige quando ripartì dopo l’avventura conclusa col suo fondatore Flaminio Piccoli.
I giornalisti saranno 20, più il direttore, la cui età media è di 39 anni. I fotografi saranno due. I collaboratori esterni saranno una quarantina.
A questi 21 vanno aggiunti i dipendenti di estrazione tecnica, amministrativa e commerciale. Il totale stimato da noi porta a 35 dipendenti fissi.
 
Le caratteristiche sono dunque simili a quelle del quotidiano Trentino (al quale forse si sono ispirati), chiuso perché vendeva solo 6.000 copie, poi scese a 4.000.
La tiratura prevista dal Presidente Manzana per «Il T» è di circa 4.000-4.500 copie.
Abbiamo chiesto a Manzana se fosse stato calcolato un Break Even Point, ovvero il punto di pareggio costi ricavi sulla base della tiratura. E Manzana ci ha risposto che la cifra di 4-4.500 copie corrispondeva appunto alla diffusione necessaria e sufficiente a garantire la vita del giornale.
 
Visto che sorge spontaneamente il paragone con il giornale Trentino, vanno precisati alcuni aspetti.
Il Trentino costava di più, se non altro perché gli stipendi erano giustamente maturati nel tempo, ma qualcuno dice che i costi non fossero poi così elevati come sono stati presentati per giustificare la sua chiusura.
Il Trentino aveva comunque bisogno di un rilancio sostanziale, perché da quando aveva cambiato il nome da Alto Adige in Trentino aveva iniziato a perdere costantemente sempre più lettori. E ricordiamo che un lettore perso non lo si recupera più.
 
«Il T», da quel punto di vista, ha più chance proprio perché parte da zero.
Non conosciamo la campagna di lancio che l’editore ha ipotizzato di veicolare per la sua partenza, ma siamo certi che per un primo periodo le vendite saranno ben superiori alle 4.500 ipotizzate.
Il punto è cosa fare per mantenere nel tempo i lettori acquisiti grazie all’effetto novità. E ci pare abbastanza realistico pensare che, per consolidare le vendite, i contenuti della testata dovranno essere di assoluto livello.
 
Il direttore ha enunciato di massima quelli che saranno gli argomenti affrontati quotidianamente dal suo giornale.
Sono più o meno quelli che riporta il nostro giornale, L’Adigetto.it, che spazia dalla cronaca alla politica, dall’interno all’estero, dalla cultura alla storia, dall’economia al tempo libero, dallo sport alla cucina. La differenza tra una testata online e quella cartacea sta nel rapporto 1 a 10: se noi pubblichiamo 30 articoli al giorno, il cartaceo ne pubblica 300.
La valenza giusta sta nel grado di preparazione e nella professionalità dei giornalisti che si occuperanno dei vari campi dell’informazione.
E in particolare, saranno i collaboratori esterni che, con le loro conoscenze specifiche e specializzazioni verticalizzate potranno dare alla testata il giusto livello di interesse e, alla fin dei conti, l’immagine stessa del giornale.
 
Nella valutazione complessiva, noi siamo positivi e fiduciosi che l’iniziativa prenderà solida vitalità nel tessuto trentino. Ma con tre ultime considerazioni.
La prima è che si tratta di un’iniziativa «non profit». Le associazioni che hanno promosso la nascita della Fondazione Synthesis non lo fanno per ricavarne un ritorno economico e sono disposti anche a coprire le eventuali perdite.
La seconda è che il presidente Manzana ha concluso la presentazione dell’iniziativa precisando, da buon imprenditore, che se non dovesse funzionare come si deve l’esperienza sarà destinata a chiudere. Una battuta che pone dei paletti all’aspetto precedente.
Ma anche una battuta non molto incoraggiante per i dipendenti appena assunti e non incentivante per alcuni professionisti con i quali il giornale è in trattativa.
Infine, ci permettiamo di esprimere la nostra perplessità sul nome della testata. «Il T» ci pare un nome inadeguato per un giornale che deve riacquistare i lettori persi dallo storico Alto Adige dell’edizione trentina.

G. de Mozzi