I Nutraceutici nel trattamento della vulvodinia – Di Nadia Clementi

Si tratta di un approccio innovativo che ci viene spiegato dalla dottoressa Alissa Cara laureata in Farmacia industriale

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La vulvodinia è una condizione dolorosa e debilitante che colpisce un numero significativo di donne in tutto il mondo, caratterizzata da dolore cronico, bruciore, prurito e sensazioni spiacevoli nella zona vulvare.
Questa patologia può compromettere notevolmente la qualità della vita delle persone colpite.
Mentre ci sono diverse opzioni di trattamento disponibili, compresi farmaci e terapie fisiche, sempre più attenzione è stata rivolta ai nutraceutici come potenziali agenti terapeutici.
I «nutraceutici» sono prodotti alimentari o integratori alimentari che forniscono benefici alla salute oltre alla nutrizione di base.
Questi composti possono includere vitamine, minerali, erbe, estratti vegetali e altri nutrienti concentrati che possono avere effetti positivi sulla salute quando assunti in dosi adeguate.
Nel contesto della vulvodinia, i nutraceutici offrono un'opzione di trattamento promettente, poiché possono influenzare diversi aspetti della fisiopatologia della condizione, come l'infiammazione, la sensibilità nervosa e il dolore.
 
È importante sottolineare che l'uso di nutraceutici nel trattamento della vulvodinia dovrebbe essere parte di un approccio integrato e multidisciplinare.
Questo può includere anche terapie fisiche, terapie psicologiche, cambiamenti dello stile di vita e, se necessario, farmaci convenzionali.
Inoltre, è essenziale consultare un professionista sanitario qualificato prima di iniziare qualsiasi regime di integrazione, in modo da valutare la sicurezza e la pertinenza dei nutraceutici specifici per le proprie esigenze.
I nutraceutici rappresentano un'opzione terapeutica intrigante per le persone affette da vulvodinia.
La loro capacità di influenzare l'infiammazione, la sensibilità nervosa e altri meccanismi fisiopatologici della condizione li rende una componente preziosa di un piano di trattamento integrato.
 
Tuttavia, è importante che l'uso di nutraceutici sia supportato da evidenze scientifiche solide e supervisionato da professionisti sanitari qualificati.
Con ulteriori ricerche e sviluppi nel campo della nutraceutica, si spera che sempre più persone affette da vulvodinia possano trovare sollievo e migliorare la loro qualità di vita.
Ne parliamo con dottoressa Alissa Cara laureata in Farmacia e Farmacia industriale presso la facoltà di Ferrara autrice della tesi di laurea dal titolo «Nutraceutici per il trattamento della vulvodinia».
Di seguito si è specializzata nel trattamento della vulvodinia in tutte le sue sfumature e terapie farmacologiche e nutraceutiche disponibili.


 
Dottoressa Alissa Cara, quali tipi di nutraceutici sono stati studiati per il trattamento della vulvodinia e quali sono i loro meccanismi d'azione proposti?
≪La scelta è ricaduta principalmente su nutraceutici in grado di agire sulle cause che stanno alla base della patologia ovvero sullo stress ossidativo, sull’infiammazione cronica e sulla neuropatia. In particolar modo sostanze antiossidanti, antinfiammatorie e neurotrofiche.
«Gli antiossidanti come l’acido alfa-lipoico e gli acidi grassi Omega-3 contrastano lo stress ossidativo e riducono lo stato infiammatorio cronico tipico della patologia diminuendo in questo modo i sintomi dolorosi.
«Le sostanze neurotrofiche come la PEA (palmitoiletanolamide) esercitano invece un’azione neuroprotettiva e neuromodulatoria intervenendo sul dolore neuropatico.≫
 
Esistono prove scientifiche solide che supportino l'efficacia dei nutraceutici nel trattamento della vulvodinia? Se sì, quali sono le principali conclusioni di tali studi?
≪Assolutamente sì. Diversi studi clinici hanno dimostrato l’efficacia dei nutraceutici nel miglioramento dei sintomi in donne affette da vulvodinia.
«Da questi studi è emersa l’efficacia dell’acido alfa-lipoico in sinergia con gli acidi grassi Omega-3 nel ridurre il grado di dispareunia ed il bruciore vulvare oltre che nell’esercitare un’azione indiretta sull’ipertono del pavimento pelvico.
«Anche la PEA ha riportato ottimi risultati nelle pazienti che hanno aderito agli studi clinici: grazie alla sua capacità di interagire con il sistema endocannabinoide ha contribuito a ridurre la neuroinfiammazione.≫
 

 
Quali sono le considerazioni di sicurezza associate all'uso di nutraceutici nel trattamento della vulvodinia? Esistono effetti collaterali o interazioni farmacologiche da tenere in considerazione?
≪L’impiego di questi nutraceutici si è dimostrato essere sicuro per la salute. Questo aspetto positivo permette alla donna di assumere i nutraceutici non solo nel breve periodo ma anche per periodi prolungati di tempo assicurando in questo modo un miglioramento costante del quadro clinico.
«Una piccola accortezza viene rivolta all’utilizzo dell’acido alfa- lipoico; questa molecola non presenta tossicità nemmeno a dosi superiori a quelle terapeutiche ma in alcune circostanze potrebbe causare una lieve gastralgia. Inoltre, è raccomandata la sua assunzione lontano dai pasti (mezz’ora) e lontano dall’assunzione di farmaci a base di levotiroxina sodica e farmaci ipoglicemizzanti.≫
 
Come dovrebbe essere strutturato un regime di integrazione nutraceutica per il trattamento della vulvodinia? Ci sono dosaggi specifici o combinazioni di nutraceutici che sono stati identificati come più efficaci?
≪Il regime di integrazione nutraceutica per il trattamento della vulvodinia è personalizzato a seconda delle esigenze di ciascuna donna: ogni caso è a sé. Un buon regime nutraceutico deve sicuramente prevedere l’assunzione di acido alfa-lipoico, acidi grassi Omega-3 e PEA.
«La dose iniziale consigliata di acido alfa-lipoico in fase acuta è di 600mg al giorno per poi proseguire con una dose di mantenimento pari a 300mg al giorno. Per potenziare l’effetto dell’acido alfa-lipoico si raccomanda l’assunzione sinergica di acidi grassi Omega-3 ad un dosaggio giornaliero di 250mg DHA e 16,67mg EPA.
«Per quanto riguarda la PEA si predilige l’assunzione di 600mg due volte al giorno in fase acuta ed una volta al giorno per il mantenimento, preferibilmente una formulazione in microgranuli per favorire l’assorbimento.
«In caso di nevriti dovute all’ipertono del pavimento pelvico si raccomanda anche l’assunzione di Vitamina B12.≫
 
Esistono differenze nell'efficacia dei nutraceutici nel trattamento della vulvodinia in base alla causa sottostante della condizione ad esempio, infiammazione, disbiosi microbiologica, ipersensibilità nervosa?
≪Ciascun nutraceutico ha un’azione mirata su un determinato problema. Il nutraceutico numero uno nel contrastare lo stress ossidativo è l’acido alfa-lipoico ma ciò non toglie il fatto che si possano inserire nel regime integrativo anche altri potenti antiossidanti come la L-acetilcarnitina e la polidatina.
«La PEA invece esercita un’azione più specifica a livello del sistema nervoso volta a ridurre l’ipersensibilità nervosa.
«Anche il magnesio e il selenio sono ottimi alleati nella regolazione della trasmissione nervosa. Qualora vi fosse anche uno stato di sofferenza intestinale (disbiosi o permeabilità) si consiglia l’assunzione di probiotici a base di E.Coli Nissle e oli essenziali.≫
 

 
Qual è il ruolo dei nutraceutici nel contesto di un approccio terapeutico integrato per la gestione della vulvodinia? Come possono essere combinati con altre modalità di trattamento, come la terapia fisica o psicologica?
≪L’utilizzo di nutraceutici nel trattamento della vulvodinia ha riportato ottimi risultati. Essendo la vulvodinia una patologia complessa è fondamentale adottare un approccio terapeutico di tipo multifattoriale che richiede una solida collaborazione tra specialisti.
«Un modello terapeutico efficace è quello basato su una terapia farmacologica (se necessaria), integrativa con nutraceutici, riabilitativa del pavimento pelvico, nutrizionale e psicologica, dal momento in cui questa patologia tocca inevitabilmente anche la sfera personale della donna.≫
 
Quali sono le prospettive future per la ricerca sui nutraceutici nel trattamento della vulvodinia? Ci sono nuovi sviluppi o tendenze emergenti che potrebbero influenzare la pratica clinica in questo campo?
≪Grazie ai risultati positivi sulla vulvodinia derivanti dall’utilizzo di nutraceutici (anche in assenza di terapia farmacologica), la comunità scientifica sta ponendo sempre maggiore attenzione sulla ricerca e sulla sperimentazione di nuove sostanze nutraceutiche al fine di garantire alla donna protocolli terapeutici su misura ed efficaci.≫

Nadia Clementi – [email protected]
Dr.ssa Alissa Cara – [email protected]