Il BSMT al Festival dello Sport di Trento

Pierluigi Collina: il miglior arbitro al mondo ce l’abbiamo noi

Foto Nicola Eccher.
 
Il BSMT (basement) passa dal Festival dello Sport per una puntata speciale dal vivo. Il podcast condotto da Gianluca Gazzoli, che ospita personaggi del mondo dello spettacolo, della musica, della scienza e dell’imprenditoria, ha fatto tappa a Trento per incontrare un grande protagonista della storia del calcio: il «miglior arbitro del mondo» e presidente della Commissione Arbitrale FIFA, Pierluigi Collina. Il mestiere di arbitro è un'esperienza che è difficile da comprendere.
L’arbitro ha una mentalità strana, per cui alle cose facili preferisce le sfide. Collina ha iniziato ad arbitrare a 17 anni.
Un’esperienza unica: imparare a fare qualcosa, decidere, prendere la responsabilità di una decisione, in una età dove sono altri che prendono decisioni per te.
Questo insegna qualcosa di grande per la vita, che è fatta di decisioni e della capacità di assumersi la responsabilità di quelle decisioni. E impararlo a 17 anni, è qualcosa da nati per vincere.
 
«Miglior arbitro del mondo» dal 1998 al 2003, «Miglior arbitro della Serie A» per sette anni, una finale di Champions League e una di Coppa del Mondo Germania-Brasile nel 2002, arbitrate. Rappresentante d’onore dell’eccellenza arbitrale italiana, Pierluigi Colllina è quel che si dice quel «Made in Italy» che ha avuto successo anche all’estero.
Collina oggi è «Chairman on the Fifa Referees Committee» nonché membro dell’Ifab, l’organismo che sovrintende alle regole del giuoco del calcio.
La nostra leggenda si racconta oggi in una puntata dei sogni del BSMT che dallo scantinato passa ad uno dei teatri più belli, il Sociale di Trento.
 
Dal 2005, anno del suo addio agli arbitraggi, Collina non ha smesso di pensare alla sua passione:
«Spesso mi capita di sognare di essere in campo. Mi diverto tantissimo, poi mi sveglio e rimane una grande delusione.
«Ma credo sia alquanto normale sentire tutto questo quando smetti di fare una cosa che è stata la tua vita e ti ha dato tanto.»
 
Oggi le giornate di Collina sono spesso trascorse su aerei in giro per il mondo nel suo ruolo per la FIFA.
«Sono un privilegiato, perché unire lavoro e passione non capita a tutti. Continuo ad occuparmi di arbitraggio e questo è impagabile, anche di fronte ai sacrifici di una vita molta impegnativa.»
Pierluigi Collina, un caso unico dove la popolarità di un arbitro è diventata pari a quella di un giocatore.
«È una grande soddisfazione per me quando mi riconoscono e mi chiedono un autografo.
«Ciò che mi sorprende è che me lo chiedono anche tanti ragazzini di 15 anni che non erano ancora stati pensati quando io ero in campo.»
Forse perché Collina è molto attivo sul web? Non solo. Copertine di videogiochi e uno spot in Giappone. La comparsa in una partita di «Holly e Benji» e in un video di George Michael.

Da un corso per arbitri a 17 anni, fatto per caso, al tetto del mondo arbitrale.
«A quell’età mi sono accorto di non avere i piedi giusti per giocare a calcio ma ciò che mi riusciva facile e bene, era essere accettato in partita, da giocatori anche più grandi di me.
«Questa è forse la cosa la più importante della mia esperienza: imparare a fare qualcosa, decidere, prendere la responsabilità di una decisione, in una età dove sono altri che prendono decisioni per te.
«Questo ti insegna qualcosa di grande per la vita, che è fatta di decisioni e della capacità di assumersi la responsabilità di quelle decisioni. Impararlo a 17 anni è qualcosa di molto importante.»
 
Pierluigi Collina ha parlato anche della sua attitudine, innata, per questa professione, ma anche per la dedizione al lavoro che l’ha sempre caratterizzato.
Ha raccontato anche dell’unico grande momento di difficoltà della sua carriera, quando a 25 anni perse i capelli, in un periodo storico dove essere calvi non era cosa del tutto accettata.
Una malattia che in 15 giorni ha portato Pierluigi Collina ad essere diverso da tutti. Tre mesi di stop imposti, in attesa che i capelli ricrescessero ma questo non avvenne.
«Mi sottoposero a un test in una partita interregionale a Latina con 4mila persone, per vedere la reazione del pubblico alla mia presenza.
«Il risultato di quel pomeriggio fu che avere un arbitro senza capelli in campo non importò a nessuno.»
 
Forse perché Collina era il più bravo? Da quel momento comunque, fu messo nelle condizioni di lavorare ed il fatto di essere calvo diventò il suo carattere distintivo, quasi un brand.
«È una cosa bella essere riconosciuto, ma sei riconosciuto sia quando le cose vanno bene, sia quando vanno male.»
Quello dell’arbitro è un mestiere difficile?
«Essere arbitro è una esperienza che è difficile da comprendere. L’arbitro ha una mentalità strana, per cui alle cose facili preferisce senz'altro le sfide.»