Intervista a Margherita Cogo, vicepresidente della Giunta provinciale e assessore alla Cultura
Verso l'approvazione della «Legge sulla Cultura» Il Comune di Trento esce dal consiglio di amministrazione del Centro culturale Santa Chiara Il punto su Castel Thun, sul Museo di Scienze Naturali e sui Forti della Grande Guerra
Forse lo è in tutte le Pubbliche
amministrazioni, ma ho l'impressione che in Provincia autonoma di
Trento la cultura sia un argomento del quale i politici farebbero
volentieri a meno. Questo non vuol dire che non abbiano cultura,
sia ben chiaro, però è possibile che non tutti siano uomini di
cultura. Pochi politici amano destinare troppi fondi alla cultura,
ma nessuno se la sentirebbe di tagliarne, perché non è mai
abbastanza chiaro quale delle due scelte sia la più impopolare.
Per contro, e forse per lo stesso motivo, l'assessore che si occupa
di cultura di solito non viene troppo importunato dai colleghi. Né
dai giornalisti.
Ho intervistato
l'assessore provinciale alla Cultura Margherita Cogo per una
ragione precisa. Sta per essere approvata la legge provinciale
sulla Cultura e, all'interno di questa, la modifica sostanziale del
Centro Culturale Santa Chiara. Doveva essere discussa e approvata
entro il corrente mese di luglio, ma è slittata e «prenotata» in
consiglio per settembre.
Dal punto di vista generale della legge, non voglio entrare nel
merito agli incentivi alle attività spontanee locali: non c'è
soluzione politica che tenga. E' una coperta un po' troppo piccola
e qualcuno rimarrà sempre scoperto; e poi c'è qualcuno la coperta
vorrebbe cavarla e basta. Ma per quanto riguarda il Santa Chiara,
già in passato avevo più volte lamentato la necessità di una
rivisitazione complessiva dell'impianto legislativo col quale il
centro era nato. Gli aspetti negativi da rimuovere erano due.
Il primo stava nella gestione. Il Comune di Trento nominava sette
consiglieri di amministrazione mentre la Provincia ne nominava uno
solo. Totale otto, dove quest'ultimo stava solo a rappresentare
l'Ente che in sostanza metteva tutti i soldi.
Il secondo consisteva nella mancanza cronica di liquidità del
Centro, che per motivi intrinseci si trova ad avere un costante
credito d'imposta mediamente per un milione di euro sui sei di giro
d'affari annuale.
Mell'ipotesi originale la legge prevedeva una «Fondazione Santa
Chiara», ma aveva trovato tutti contro per il fatto che una
Fondazione presuppone appunto la proprietà dei «fondi», mentre gli
enti proprietari non li volevano perdere. Non è proprio ovvio come
può sembrare, perché - ad esempio - il Comune di Trento non sembra
così entusiasta dall'idea di divenire proprietario del rinnovato
Teatro Sociale. «Troppi costi anche senza farlo funzionare», si
dice, anche se alla fin dei conti sarebbe comunque la Provincia a
farsene carico. Ma di questo parleremo in altra sede.
Per adesso parliamo del disegno di legge che è pronto per essere
approvato.
«Com'è cambiata la legge in proposito?» chiedo alla dottoressa
Cogo.
«Il Centro verrà dotato di un consiglio si amministrazione più
snello e di estrazione tecnica. I consiglieri saranno solo
cinque.»
«Il numero peraltro è fissato da una direttiva della Giunta
provinciale?»
«No. E' la finanziaria per il 2007 che ha previsto che le Spa
pubbliche abbiano solo 5 consiglieri. La Provincia ha voluto solo
dare un segnale di buon senso adeguandosi.»
«Ma a chi spetterà fare le nomine?»
«Alla Provincia Autonoma di Trento.»
«E al Comune di Trento non spetterà più neanche una nomina?»
«No. Ma verranno concertate.»
Non nascondo la mia sorpresa. «Scusi, ma la legge istitutiva
prevedeva che fosse il Comune di Trento a svolgere l'attività del
centro, mentre adesso addirittura viene estromesso. Perché un
cambiamento così radicale?»
«Non viene estromesso. Semplicemente il Centro è provinciale e deve
servire tutta la popolazione del territorio. Il Comune di Trento
continuerà a delegare la propria attività come fa adesso.»
«Mi è difficile pensare che Rovereto possa affidare la gestione
dello Zandonai al Santa Chiara.»
«Lo credo anch'io. Ma, comunque la si voglia vedere, si tratta di
investimenti fatti quasi per intero dalla provincia.»
«Consiglieri più
"tecnici", dice. Cosa intende?»
«Devono avere "caratteristiche tecniche". Devono saper
fare in modo che i conti chiudano a pareggio e conoscre il settore
dello spettacolo.»
In fondo non ha tutti i torti. E' quanto sta già accadendo al
Mart.
«Del Mart cosa mi dice?»
«Che va benissimo. Ne siamo fieri.»
«Tornando a noi, non è stato rimosso il problema dei crediti
d'imposta del Santa Chiara.»
Come abbiamo detto in precedenza, il Santa Chiara è mediamente in
credito di imposta verso lo Stato di un milione di euro. La causa è
che i biglietti non sono soggetti a Iva e che i contributi sono
soggetti a ritenute d'acconto. Quest'ultimo aspetto è un capolavoro
a rovescio di architettura fiscale dello Stato, che ormai da una
ventina d'anni riguarda tutti coloro che ricevono contributi dalla
Pubblica Amministrazione. Significa che al momento di ricevere la
sovvenzione, lo Stato si trattiene una percentuale in acconto a
quanto dovrà versare con la denuncia dei redditi. E' lusinghiero il
beneficio presupposto dallo Stato in effetto del contributo. Per un
Ente pubblico come il Santa Chiara, che al massimo può chiudere a
pareggio (altrimenti non avrebbe svolto la sua funzione), la
ritenuta d'acconto è di fatto sottratta al finanziamento del
Centro.
«E' un problema irrisolvibile. - commenta la dottoressa Cogo. -
Qualsiasi soluzione avrebbe comportato questo problema.»
«Se aveste fatto l'Agenzia della Cultura, questo problema sarebbe
stato rimosso perché il rapporto era diretto.»
«Io volevo l'ARS, Agenzia arti e spettacolo. - rivela - Ma ogni
tentativo volto al cambiamento dello status quo nella Cultura fa
sorgere fortissime reazioni contrarie.»
«Insomma, questa legge è il meglio che si è riusciti a fare?»
«E' esattamente il risultato di un confronto democratico
dell'intera compagine politica. E direi che è una buona legge.»
Per quanto riguarda la posizione del sindaco e dell'assessore alla
cultura di Trento in merito al Centro santa Chiara che «passa
di mano», ne parliamo in altro servizio.
Con l'occasione abbiamo fatto altre domande all'Assessore
Margherita Cogo, i cui argomenti saranno a loro volta spunto per
ulteriori servizi nei prossimi tempi. Qui ne riportiamo alcuni
dialoghi.
«Abbiamo intitolato "Aspettando Castel Thun" un articolo
che annunciava la mostra "Arte e potere dinastico" di San
Zeno. Come stanno i lavori? Quando apriremo il castello?»
«Anzitutto il castello
è una delle maggiori ricchezze storiche e patrimoniali del
Trentino, la seconda dopo il Castello del Buonconsiglio. Pensi solo
che il valore dei mobili e arredi vale almeno quanto l'intera unità
immobiliare. Per ristrutturarlo abbiamo dovuto trovare adeguata
sistemazione provvisoria dei beni artistici, che sono una montagna,
e abbiamo voluto recuperare perfino le tappezzerie. Per esempio,
alla mostra allestita a casa de Gentili, che lei ha citato,
esponiamo non più del 10% dei beni di Castel Thun.»
«Quand'è che sarà possibile aprirlo al pubblico?»
«Non presto, ma siamo a buon punto. Posso dire però che da quando è
stato acquisito dalla Provincia, non è mai stato perso un solo
giorno per riportarlo al suo antico splendore.»
«Quando pensa che venga ripreso in mano il Museo Caproni?»
«Non adesso di sicuro. Come lei sa, l'Amministrazione Provinciale
ha dedicato un grande sforzo sia intermini di impegno umano che
finanziario a favore del Museo tridentino di Scienze Naturali, al
quale fa capo anche il Museo dell'Aeronautica.»
«Francamente non so molto sul nuovo Museo di Scienze Naturali…»
«E' stato approvato il progetto di massima che prevede la
costruzione del nuovo Museo Tridentino di Scienze naturali nello
spazio della ex Michelin. Un progetto molto importante. Se va al
museo, si faccia mostrare i tracciati. E' un'iniziativa da 60
milioni di euro, ma li vale tutti. Gli attuali 120.000 visitatori
all'anno potranno divenire 200.000. Il Museo sorgerà in parallelo
al muretto nord che confina con il palazzo delle Albere.
L'architetto che l'ha progettato è Renzo Piano, famoso nel mondo
per altre stupende costruzioni del genere, come il museo di
Helsinky, l'auditorium di Roma…»
Siamo andati al Museo di Scienze Naturali e abbiamo deciso di
preparare un servizio, non appena verrà approvato il progetto
esecutivo. Quello che riportiamo qui di seguito è il bozzetto
iniziale, che offre il Museo visto dal Palazzo delle Albere.
«Per il 90° della Grande Guerra, cosa state facendo?»
«Abbiamo deciso di mettere mano ai forti della Grande Guerra.»
«Tutti?»
«Alla lunga sì, ma per ora pensiamo di aprire al pubblico il forte
di Cadine, quello del Bus de Vela, dove saranno esposti i tracciati
di tutte le fortificazioni.»
«E' una bella notizia. Gli altri forti? Quelli degli Altipiani e
quello vicino a Rovereto?»
«Con calma, un po' alla volta… Ci sarà anche un centenario della
Grande Guerra, no? Ma mi creda se le dico che con me non si è mai
perso un giorno lavorativo nei progetti fattibili.»
«Il Museo del Tessuto di Ala?»
«Non manca molto. Certo è che intanto abbiamo acquisito un
patrimonio artistico di tutto rispetto, per il quale dobbiamo
affrontare già gli stessi problemi dei musei aperti.»
«Lo immagino, perché i tessuti sono oggetti "vivi".
«Per la precisione, si deve prestare la stessa attenzione sia ai
tessuti esposti che a quelli giacenti. Vanno mossi, cambiati di
piega, protetti dalla polvere, dalla luce e dall'umidità. E, come
in tutto il resto del paese, potremmo esporne non più del 10%.
In altri servizi parleremo quindi del Museo di Scienze Naturali,
dei Forti della Grande Guerra, di Castel Thun e delle posizioni
dell'Amministrazione Comunale di Trento sulla legge che modifica il
Santa Chiara.
Guido de Mozzi