«Per la ripresa servono denaro ed equità»

Gita Gopinath, consigliere economico e direttore del Dipartimento di ricerca del Fondo monetario internazionale, intervistata da Federico Fubini del Corriere della Sera

La crisi economica non sarà finita, finché non finirà quella sanitaria.
La pandemia si risolverà quando sarà risolta ovunque. Il problema della distribuzione dei vaccini che ad oggi risulta del tutto iniqua, potrebbe essere risolto dall’impegno dei paesi occidentali a cedere dosi, tra cui quelle inutilizzate, ai paesi in via di sviluppo, anche se servirà pensare non solo alla quantità, ma anche alla realistica capacità di somministrazione per mancanza di infrastrutture.
Per ridurre le diseguaglianze servirà comunque molto denaro. Bisogna spingere sulla tassazione delle multinazionali e passare ad una aliquota minima per aumentare il gettito fiscale.
È necessaria una nuova architettura fiscale. In Europa, rispetto ad esempio agli Sati Uniti, stiamo assistendo ad una ripresa più lenta, per alcuni motivi legati soprattutto al ritmo delle vaccinazioni.
 
Gita Gopinath, consigliere economico e direttore del Dipartimento di ricerca del Fondo monetario internazionale (FMI), intervistata da Federico Fubini giornalista del “Corriere della Sera”, parla di ripresa economica post pandemia e presenta la proposta del FMI che prevede un esplicito invito ai paesi occidentali ad aiutare i paesi in via di sviluppo per quanto riguarda la distribuzione dei vaccini.
La crisi economica infatti, non sarà finita, finché non finirà quella sanitaria. La pandemia si risolverà quando sarà risolta ovunque.
 

 
«Le prospettive in tal senso – ha affermato Gita Gopinath – non sono delle migliori. Mentre abbiamo buone notizie sui vaccini, per i quali abbiamo a disposizione forniture sufficienti, il problema vero è la distribuzione che risulta del tutto iniqua.
«In certi paesi si è arrivati a vaccinare il 40% della popolazione, mentre in altri, come ad esempio in Africa, non si sono vaccinati nemmeno gli operatori sanitari.»
«Se facciamo una proiezione in base agli accordi bilaterali – ha aggiunto Gopinath – queste diseguaglianze persisteranno.
«La nostra proposta quindi prevede tre elementi: obiettivi plausibili, come ad esempio portare ogni paese a vaccinare almeno il 40% entro il 2021 e il resto entro la metà del 2022.
«Porre, in un secondo luogo, delle iniziative per realizzare questi obiettivi e il terzo aspetto, quello finanziario, lavorare ad una equa distribuzione dei sistemi diagnostici e terapeutici per un buon tracciamento delle varianti e dei mutamenti.
«Si stima che il denaro mobilizzato per il post pandemia - ha affermato Gita Gopinath - sarà di 9 trilioni di dollari. La nostra proposta prevede un costo di circa 50 milioni di dollari.»
 
Per quanto riguarda la distribuzione dei vaccini, la direttrice del Dipartimento di ricerca del FMI ha illustrato lo studio che ha esaminato la quantità di vaccini ordinate dai singoli paesi, dal quale emerge che alcuni paesi come USA e Europa, potrebbero sostenere la distribuzione nei paesi in via di sviluppo. Basti dire che c'è una quantità immane di vaccini inutilizzati.
Ad esempio, gli Stati Uniti hanno 80 milioni di dosi Astrazeneca che non intendono somministrare. Milioni di dosi che potrebbero essere donate già ad agosto, ma il vero problema, come ha affermato la Gopinath, è che molte nazioni povere non hanno infrastrutture sufficienti e adatte per fare i vaccini.
 
Sulle diseguaglianze, Gita Gopinath ha parlato della grande lezione dataci dalla pandemia. Un futuro che non sarà mai come il passato e la necessità di disporre una società più inclusiva, una produzione sufficiente e una rete potenziata di servizi, sanità e assistenza.
«Sappiamo che abbiamo bisogno di denaro per questi obiettivi, – ha ammesso Gopinath. – Questa è la ragione per cui bisogna spingere sulla tassazione delle multinazionali.
«Tutti i paesi potrebbero essere favorevoli a questa imposta e passare ad una aliquota minima per aumentare il gettito fiscale.
«Altre imposte, come carbon tax e successione servono ad andare in questa direzione, ma è necessaria una nuova architettura fiscale che supporti la realizzazione di questi obiettivi, andando oltre il deficit.»
 
Sollecitata su un parallelo delle conseguenze della pandemia tra Stati Uniti e Europa, Gita Gopinath ha affermato che questa crisi è stata unica e non è stata la conseguenza di politiche fiscali insostenibili. I governi hanno dovuto spendere denaro per salvare più vite possibili e tenere solida l’economia.
Sicuramente la ripresa in aerea Euro è stata più lenta rispetto agli USA. Nel primo trimestre abbiamo avuto una forte recessione in Europa e una forte crescita in USA. Le motivazioni risiedono nel ritmo delle vaccinazioni e nell’adattabilità dei vari settori alla mobilità.
Gli USA hanno messo in atto una campagna di sostegni che ha accelerato la ripresa, mentre in Europa la campagna vaccinale è risultata più lenta.
Una seconda differenza è stato il rigore del lockdown, sicuramente più severo, soprattutto durante la seconda ondata in Europa.
Ma le cose stanno migliorando anche in Europa e grazie al Recovery Fund, se utilizzato bene, avremo una buona ripresa. La raccomandazione è quella di attuare politiche ben calibrate in linea con gli obiettivi, politiche fiscali di medio termine allineate a questi obiettivi.
 
Per quanto riguarda il dibattito in atto che vede la preoccupazione per una inflazione che da transitoria si possa tradurre in costante per molti anni, secondo i dati del FMI, avremo invece una inflazione transitoria, alta, ma destinata a scendere con una forte ripresa all’orizzonte.