Parola chiave «Flexicurity». Il modello danese raccontato da Pierre Cahuc

Lavoro flessibile e sicurezza sociale solo se c'è senso civico. - «Alti tassi di occupazione, alti sussidi di disoccupazione e bassa tutela del lavoro»

Cos'è che può tenere insieme un alto tasso di occupazione con un esteso livello di sicurezza sociale? In Danimarca, dove perdere il lavoro ed essere disoccupati «non è una tragedia», sembra si sia trovato un modello che funziona, e che piace a molti Paesi europei ed alla stessa Commissione di Bruxelles.
La parola chiave sulla quale è intervenuto stamane alla Facoltà di Economia di Trento, dopo la presentazione di Roberto Gabriele, ricercatore presso il Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Trento, Pierre Cahuc, docente di economia all'Università di Parigi, è «Flexicurity», flessibilità e sicurezza. Un modello che il Paese scandinavo sta attuando dalla fine degli anni Novanta e che coniuga alti sussidi di disoccupazione (il disoccupato riceve il 90 per cento della retribuzione percepita negli ultimi quattro anni, aiuti nella ricerca di un nuovo impiego e opportunità di formazione) ad una bassa tutela del lavoro (contratti molto flessibili, facilità di licenziare da parte delle imprese per difficoltà economiche delle aziende). Una bassa tutela del lavoro, insomma, apre le porte ad un più marcato turn over e all'inserimento dei giovani. Un modello applicabile anche ad altri Paesi europei, Italia compresa?

In un tipico paese OCSE scompaiono ogni anno il 15 per cento dei posti di lavoro, all'incirca la stessa quota di creazione di nuovi posti. Un turn over intenso (maggiore nel settore dei servizi che in quello manifatturiero), che porta ogni anno un'azienda con 100 dipendenti ad avere 40 entrate ed altrettante uscite. Essenziale per promuovere la crescita è la ridistribuzione dei posti di lavoro e dei lavoratori, un processo di «distruzione creativa» (Joseph Schumpeter, 1942) associato agli aumenti di produttività. Il problema è come dare sicurezza senza ostacolare tale ridistribuzione.

La Danimarca è fra i Paesi con i più bassi tassi di disoccupazione e i più alti tassi di occupazione in Europa, i lavoratori danesi sono in cima alle classifiche internazionali di percezione di sicurezza del lavoro e diffusa è la soddisfazione per il proprio lavoro. Perché la Danimarca è così diversa?
«La nostra ipotesi - spiega Cahuc - è che tale modello è correlato ad un forte senso civico del popolo danese e che solo dove tale senso civico è maggiore è possibile attendersi maggiori sussidi di disoccupazione, minore tutela del lavoro ed un più elevato tasso di partecipazione al mercato del lavoro.»

Ma cos'è e come si misura il grado di «civismo» di un Paese? Basterebbe lasciare un portafogli abbandonato su un marciapiede e contenente il documento d'identità di chi lo ha perduto, verificando poi quanti cittadini lo consegnano alle autorità di polizia affinché sia restituito al legittimo proprietario, per avere un'indicazione attendibile.
Più scientificamente, un'indagine (World Value Survey) condotta in tre periodi (1981, 1990, 1999-2001) in 60 diversi Paesi chiedendo agli intervistati se pensano sia giustificato, mai giustificato o talvolta giustificato pretendere sussidi pubblici ai quali non si ha diritto, ci dice che in Danimarca l'86 per cento delle persone pensano che ciò non sia mai giustificabile e che l'Italia, ad esempio, si colloca a metà classifica, in posizione assai migliore della Francia e prima di Austria, Germania e Spagna. Sesso, età, livello d'istruzione, professione, stato familiare, religione contano molto ed hanno un'influenza diversa da paese a paese, ma è interessante chiedersi quale sia la correlazione tra senso civico e comportamento economico.

«Le persone con un basso senso civico - spiega Cahuc, facendo riferimento ai dati della ricerca sono quelle che risultano più frequentemente disoccupate, e le differenze di comportamento fra persone con senso civico alto e basso sono più marcate nei paesi in cui i sussidi di disoccupazione sono maggiori, cosa che suggerisce che i secondi sono più in grado dei primi di sfruttare opportunisticamente il sistema. C'è una relazione negativa tra tutela del lavoro e senso civico, mentre è positiva tra la presenza di sussidi di disoccupazione e livello di senso civico.»

C'è dunque una forte inerzia del senso civico, che si configura come un elemento chiave per l'adozione del modello di Flexicurity in un paese. «Riforme del mercato del lavoro - afferma Cahuc - sono quasi impossibili senza una più ampia politica che incida sul comportamento civico, che a sua volta diventa molto difficile da modificare quanto più è alto il grado di corporativismo esistente in un paese. Importante è analizzare le dinamiche dei valori e delle preferenze. Importante è ideare politiche sociali che sostengano atteggiamento positivi.»

Sollecitato dalle domande del pubblico, Cahuc assicura che quello consegnato oggi al Festival dell'Economia non è un messaggio pessimista bensì pragmatico e che il modello danese è «in itinere».
L'Italia? «E' un Paese eterogeneo, e per questo interessante, dove ci sono differenze marcate tra nord e sud. Il frazionamento e la parcellizzazione della società rende però difficile ottenere un alto senso civico. In Italia si discute di salario minimo, ma in Francia dove il salario minimo è piuttosto alto, si riscontra un basso coinvolgimento sociale ed una scarsa partecipazione, che è al contrario più visibile e presente laddove lo Stato limita il proprio intervento regolativo. Il messaggio è che possiamo cambiare le cose, ma dobbiamo essere consapevoli dei cambiamenti a lungo termine.»

Il grado di «civismo» di un Paese, però, rispecchia anche il livello di fiducia che i cittadini hanno nelle istituzioni.
«Nei Paesi scandinavi - conclude Cahuc - si pagano alte tasse ma tutto ciò è accettato perché i cittadini danesi sanno che da esse trarranno un ritorno utile e perché riconoscono alle istituzioni un elevato grado di affidabilità. Certo è, per tornare all'Italia, che non è di grande aiuto per la crescita di un diffuso senso civico in un Paese che un ex capo di governo dichiari che è giusto evadere le tasse.»

(cz)