«Perché mi vaccinerò contro la SARS-CoV-2» – Di Nadia Clementi
Ne parliamo con il prof. Massimo Pizzato biologo e virologo presso il Dipartimento CIBIO dell’Università di Trento
Il prof. Massimo Pizzato.
Le vaccinazioni hanno permesso nella storia dell’umanità di modificare radicalmente lo stato di salute delle popolazioni nel mondo.
Alcune malattie infettive, come ad esempio la poliomielite, nel nostro Paese sono completamente scomparse per effetto della vaccinazione, altre sono vicine all'eliminazione, come la difterite, il morbillo, e la rosolia.
Per raggiungere e mantenere il successo delle vaccinazioni bisogna quindi vaccinare il più alto numero di persone possibile per evitare il rischio del propagarsi di virus infettivi.
Purtroppo nessun vaccino, ha un'efficacia del 100%, ma se la percentuale di persone vaccinate supera una certa soglia, vicina a questa percentuale, l'agente infettivo non può più circolare.
Questo fenomeno in inglese si definisce herd immunity che in italiano può essere tradotto come «immunità di gregge».
In una comunità nella quale la maggioranza degli individui è vaccinata e quindi immune, anche i soggetti che non possono essere vaccinati perché troppo piccoli o perché hanno malattie che impediscono le vaccinazioni, saranno protetti.
In questa prospettiva la vaccinazione rappresenta oltre che una protezione del singolo, anche un atto di solidarietà e di senso civico che contribuisce a migliorare il livello di salute dell'intera comunità.
E oggi, mentre il mondo ha iniziato la vaccinazione contro SARS-CoV-2, noi abbiamo cercato di capire qualcosa in più di questo nuovo vaccino con l’aiuto del prof. Massimo Pizzato, laureato in biologia presso l’Università di Padova, con Dottorato di Ricerca in virologia presso l’Institute of Cancer Research di Londra e Post-doc presso il Dana Fraber Cancer Institute di Harvard.
Ricercatore presso l’Imperial College di Londra e l’Università di Ginevra. Dal 2012 guida il gruppo di ricerca Virus-Cell Interaction presso il Dipartimento CIBIO dell’Università di Trento.
Prof. Pizzato ci conferma che non c’è più il rischio di ammalarsi di Coronavirus vaccinandosi?
«I dati relativi agli studi pubblicati sui vaccini finora approvati mostrano un’efficacia molto elevata nel prevenire la malattia. I risultati indicano che il rischio di ammalarsi viene abbattuto del 95%. Quindi potrebbe rimanere il rischio di ammalarsi, ma sarebbe 20 volte meno probabile dopo essersi vaccinati.»
Che tipo di vaccino verrà somministrato alle persone del nostro territorio?
«Non conosco i piani del servizio di prevenzione per il futuro. Al momento viene somministrato il vaccino Pfizer BioNTech, un vaccino a RNA»
Come agisce?
«L’RNA è la molecola di acido nucleico che la cellula legge per sintetizzare le proteine. Con il vaccino viene somministrata la molecola di RNA che le cellule useranno per produrre la proteina spike del coronavirus.
«Una volta prodotta, contro questa proteina l’organismo metterà in atto una risposta immunitaria generando anticorpi e cellule che saranno pronti a colpire il virus.
«La proteina spike del virus è la struttura che esso usa per agganciare ed entrare nelle cellule. Gli anticorpi contro la Spike, dunque, ostacoleranno la propagazione del virus nell’organismo.»
Cosa contiene?
«Contiene la molecola di RNA che serve per produrre la proteina spike insieme ad alcuni lipidi che servono per facilitare l’ingresso dell’RNA nelle cellule. L’RNA da solo, infatti, non entrerebbe efficacemente nelle cellule.»
Che differenza c’è tra quello prodotto da Pfizer/BioNtech? Alcuni scienziati affermano che si tratta non di «vaccini» ma di «terapia genica», una tecnologia che, introducendo nel corpo dell'mRNA messaggero, lo indurrà a produrre da solo la famosa proteina Spike, che a sua volta dovrebbe stimolare il sistema immunitario a distruggerla, distruggendo anche l'analogo Coronavirus. È così?
«Il vaccino Pfizer/BionNTech, come il vaccino Moderna, contiene RNA, una molecola molto instabile che permane nelle cellule per pochissimo tempo prima di essere distrutta.
«L’RNA nelle cellule è prodotto dal DNA. In questo caso non c’è il DNA in grado di produrre altro RNA, viene usato dalla cellula solo quello somministrato che, dopo aver prodotto la proteina spike per pochi giorni, scomparirà.»
Qual è il rischio più grande di questo vaccino? Il vaccino potrebbe modificare il DNA?
«L’RNA non può modificare il DNA. Per modificarlo dovrebbe inserirsi nel DNA. Ma perché questo accada dovrebbe prima trasformarsi lui stesso in DNA, e poi integrarsi nel genoma della cellula, cosa che non può accadere.
«Forse non tutti si rendono conto che anche i virus, come il coronavirus, contengono una molecola di RNA, a volte 10 volte più lunga della molecola somministrata con il vaccino. Non dovremmo allora, a maggior ragione, avere il timore di essere modificati geneticamente ogni volta che prendiamo un raffreddore o l’influenza?»
Sarà possibile qualche effetto collaterale a breve o lungo termine?
«Sicuramente il vaccino può avere effetti collaterali nel breve termine dopo la somministrazione. Arrossamento, dolori muscolari, febbre per 1-2 giorni sono possibili e in un certo senso, mi permetto di dire, auspicabili. Bisogna infatti tenere presente che il vaccino, per funzionare, deve scatenare una risposta infiammatoria che è necessaria per allertare il nostro sistema immunitario e spingerlo alla formazione di anticorpi e cellule contro il coronavirus. Così funzionano i vaccini.
«Ricordiamo tutti la cicatrice lasciata dal vaccino contro il vaiolo? Quella cicatrice era l’effetto dell’infiammazione provocata dal vaccino che ha protetto l’intera umanità da un virus molto pericoloso che ora, grazie a questo, non esiste più.
«Su possibili effetti a lungo termine, parlando scientificamente, dobbiamo dire che non si intravedono cause per effetti specifici, ma se ci fossero, sarebbe ovviamente impossibile ora prevederli.»
È possibile che il vaccino porti all’infertilità?
«Per quanto conosciamo oggi, non si capirebbe proprio come il vaccino, somministrato sul braccio intramuscolo possa portare all’infertilità.
«Aggiungo che la somministrazione di RNA è stata sperimentata per almeno 20 anni sugli animali e sull’uomo e non c’è nessuna evidenza che ci possa essere questa conseguenza.»
Come viene rilevata l’assenza di controindicazioni?
«Lo studio clinico che ha portato all’approvazione di questi vaccini ha coinvolto 50.000 persone per verificare su un’ampia scala non solo quale fosse l’efficacia del vaccino, ma anche quali fossero gli effetti collaterali e le controindicazioni.
«Tuttavia la sperimentazione non può testare tutte le situazioni possibili. Per questo credo che chi ha dubbi sulla compatibilità del proprio stato di salute con il vaccino faccia bene a parlarne con il medico.»
Potrebbe funzionare in maniera diversa a seconda delle persone?
«Sì, come tutti i vaccini, esiste sicuramente anche in questo caso una variabilità nella risposta, anche se non sempre se ne conoscono le cause.
«Come detto, nel corso della sperimentazione il vaccino non ha avuto un’efficienza del 100%, ma del 95%.»
Perché questo vaccino viene somministrato in due dosi?
«Per ottenere la migliore risposta immunitaria possibile è necessario stimolare il sistema immunitario più di una volta. Questo permette al sistema di generare anticorpi più potenti e cellule in grado di reagire più velocemente al virus. Per questo si ottiene un’immunità migliore dopo più di una somministrazione.»
Quanto dura l’immunità offerta dal vaccino?
«Al momento questo rimane un interrogativo aperto. Si hanno buone ragioni per pensare che un’immunità efficace rimanga per almeno un anno. È possibile che si registri una durata più lunga, ma al momento non si può prevedere.»
Le persone vaccinate possono trasmettere comunque l’infezione?
«Lo ritengo improbabile, ma questa possibilità non si può escludere. Lo studio clinico si è focalizzato sulla capacità del vaccino di proteggere dalla malattia causata dal virus ma non ha avuto modo di verificare quanto il vaccino impedisca anche l’infezione vera e propria.
«A mio avviso è probabile che con un’efficacia così elevata, il vaccino sia in grado di proteggere anche dall’infezione, ma non è certo che questo accada in tutti gli individui vaccinati.»
Perché la sperimentazione del vaccino è stata così veloce?
«Mai come in questa occasione si sono visti così tanti laboratori e ricercatori lavorare insieme. Similmente, abbiamo assistito ad un enorme dispiego di risorse e di infrastrutture messe a disposizione in poco tempo per lo sviluppo di questi vaccini. Non è stata sacrificata la sperimentazione, che è avvenuta rispettando tutti i canoni scientifici.
«Con le risorse a disposizione, la prontezza delle organizzazioni di ricerca, delle aziende farmaceutiche e delle agenzie regolatorie si sono tagliati tempi organizzativi e burocratici che solitamente sono lunghissimi.
«Certo, con tempi così stretti ora non siamo in grado di rispondere ad alcune domande quali appunto quella sulla durata dell’immunità. Ma questo interrogativo non inficia la sicurezza del vaccino.»
Il virus può mutare vanificando l'azione del vaccino?
«Il virus ha già mutato e continuerà a farlo. Questo è quello che tutti i virus fanno, sempre. Non è sorprendente. Anzi, siamo fortunati perché il coronavirus è tra i virus che mutano in assoluto più lentamente.
«Non mi aspetto che all’improvviso una mutazione arrivi e renda il virus insensibile al vaccino. Il vaccino genera anticorpi che colpiscono diverse parti della proteina spike ed è quindi improbabile che improvvisamente il virus diventi invisibile all’immunità generata dal vaccino.
«Tuttavia con il tempo potrebbe selezionarsi un virus che gradualmente diventa sempre più resistente. In tal caso il vaccino dovrà essere aggiornato, una riformulazione simile a quella che avviene ogni anno per il vaccino influenzale.»
Imporre di vaccinarsi potrebbe essere controproducente?
«L’imposizione sarebbe giusta, ma temo che sarebbe controproducente perché darebbe adito ad assurde interpretazioni complottiste. Sarebbe auspicabile che tutti si sottoponessero alla vaccinazione volontariamente.
«Nel caso della vaccinazione il comportamento di un individuo influisce anche sulla sicurezza degli altri. La storia lo ha dimostrato e lo sta dimostrando.
«Il vaiolo causava agni anno migliaia di decessi e la vaccinazione ha sconfitto il virus. Il virus della poliomielite è rimasto in alcune parti del mondo dove sta causando la paralisi di bambini perché non si riesce a raggiungere una copertura vaccinale totale in quelle zone.
«Sarebbe bello che tutti potessero vedere e capire questi benefici senza sforzarsi di far intervenire complottismi o altro.»
Lei è ottimista?
«Sì, sono ottimista. Non ci saranno solo questi vaccini. Altri arriveranno presto, mettendo a disposizione armi più affilate contro il virus. E il virus stesso ci ha fatto capire ed apprezzare molte cose.
«Dopo questa sofferenza, il mondo uscirà sicuramente migliore.»
Nadia Clementi - [email protected]
Prof. Massimo Pizzato - [email protected]
Dipartimento CIBIO - Università di Trento