Il 28 ottobre di 100 anni fa, iniziava l'epopea del Milite Ignoto

La tumulazione nell’Altare della Patria del 4 novembre è stata la più importante e partecipata manifestazione patriottica d'Italia: vi partecipò un milione di persone

>
Il 24 agosto 1920 il colonnello Giulio Douhet, sulla scorta di analoghe iniziative già attuate in Francia e in altri Paesi coinvolti nella prima guerra mondiale, propose per primo in Italia di onorare i caduti italiani con la creazione di un monumento al Milite Ignoto a Roma.
Il motivo di questa proposta va ricercata nella disfatta di Caporetto (24 ottobre - 12 novembre 1917), scontro armato combattuto durante la prima guerra mondiale tra il Regio Esercito italiano e le forze austro-ungariche e tedesche che rappresenta la più grave sconfitta nella storia dell'esercito italiano, dopo la quale Luigi Cadorna, comandante supremo del Regio Esercito, emise un comunicato che addossava la colpa della sconfitta militare alla viltà dei soldati italiani.
Giulio Douhet individuò nel Milite Ignoto un simbolo in cui tutta l'Italia si sarebbe dovuta riconoscere.

Questa idea fu raccolta dall'onorevole Cesare Maria De Vecchi, che la fece propria presentando alla Camera dei deputati un disegno di legge finalizzato alla costruzione, anche in Italia, di un monumento dedicato a tutti i soldati italiani morti in guerra.
La legge sulla «Sepoltura della salma di un soldato ignoto» fu poi approvata dal parlamento del Regno d'Italia all'unanimità e senza dibattito il 4 agosto 1921.
L'unica modifica rispetto alla proposta di Giulio Douhet fu quella relativa al luogo di sepoltura: invece che nel Pantheon, che doveva rimanere riservato solo ai Savoia, il Milite Ignoto italiano sarebbe stato inumato all'Altare della Patria al Vittoriano.
 
A prima vista la scelta di cambiare il luogo di sepoltura poteva sembrare un declassamento, ma non fu così.
Innanzitutto il Milite Ignoto si sarebbe seppellito in un luogo aperto, sotto lo sguardo di tutti, e non chiuso tra le mura di un edificio, come se fosse stato tumulato nel Pantheon.
Inoltre la sua tomba si sarebbe trovata in un luogo particolarmente simbolico: all'Altare della Patria (che in questo modo sarebbe stato pienamente consacrato nelle sue funzioni), quindi sotto la statua della dea Roma e davanti alla statua equestre di Vittorio Emanuele II di Savoia, primo re dell'Italia unita e personalità risorgimentale indicata dalla storiografia come «Padre della Patria».
 

Basilica di Aquileia: le undici bare con le salme dei caduti non identificabili.
 
 La scelta della salma  
Il Ministero della Guerra costituì una commissione a cui fu dato l'incarico di individuare undici salme di soldati italiani non identificati: tra esse si sarebbe scelta quella da seppellire solennemente all'Altare della Patria in una tomba che sarebbe diventata il monumento al Milite Ignoto.
Tale commissione era formata dal generale Giuseppe Paolini, dal colonnello Vincenzo Paladini, dal tenente Augusto Tognasso, dal sergente Ivanoe Vaccarini, dal caporal maggiore Giuseppe Sartori e dal soldato Massimo Moro, tutti accomunati dal fatto di essere stati insigniti con la medaglia d'oro al valor militare.
Le undici salme furono scelte nell'ottobre del 1921 dalla citata commissione.
I suoi componenti cercarono nei cimiteri di guerra sparsi lungo il fronte italiano della prima guerra mondiale, che andava dal passo alpino dello Stelvio al mare Adriatico.

I punti precisi dove vennero cercate le salme non furono casuali: erano i luoghi dove la guerra fu più dura e gli scontri più accaniti.
Ogni salma proveniva da una zona precisa del fronte: Rovereto, le Dolomiti, gli Altipiani, il monte Grappa, Montello, il Basso Piave, il Cadore, Gorizia, il Basso Isonzo, il monte San Michele e Castagnevizza del Carso.
Come criterio di scelta, fu individuato quello più selettivo: non vennero prese in considerazione le salme a cui erano associate, ad esempio, le mostrine o l'elmetto, grazie ai quali si sarebbe potuto risalire al reggimento di appartenenza del soldato.
 

Maria Bergamas, madre di un disperso della prima guerra mondiale, che scelse, il 28 ottobre 1921, la salma da inumare all'Altare della Patria.
 
Le undici bare furono poi portate provvisoriamente nella chiesa di Santa Maria in Castello a Udine per poi essere trasferite ad Aquileia il 27 ottobre.
Nel frattempo all'Altare della Patria al Vittoriano a Roma fu realizzato il loculo che avrebbe ospitato il Milite Ignoto.
Le undici bare furono trasportate dai teatri di guerra ad Aquileia grazie ad alcuni autocarri.
Al passaggio di questi convogli militari le strade dei paesi si riempivano di gente che attendeva il loro passaggio, con le finestre delle abitazioni che si ricoprivano di bandiere tricolori e le campane delle chiese che suonavano «a morto».
La gente seguiva gli autocarri lungo una parte del loro percorso arrivando a volte fino al paese limitrofo.
 
La scelta della salma a cui dare solenne sepoltura all'Altare della Patria fu affidata a Maria Bergamas, madre di Antonio Bergamas, volontario irredentista di Gradisca d'Isonzo, comune friulano annesso al Regno d'Italia solo dopo la guerra, che aveva disertato dall'esercito austroungarico per unirsi a quello italiano, e che era morto in combattimento senza che il suo corpo fosse stato mai ritrovato.
Poco prima della scelta, l'ordine d'allineamento delle bare fu cambiato per garantire la massima irriconoscibilità della salma.
 
Il corpo del soldato da tumulare all'Altare della Patria fu scelto il 28 ottobre nella basilica di Aquileia. Maria Bergamas fu condotta di fronte alle undici bare allineate, che passò in rassegna accasciandosi al suolo davanti al decimo feretro urlando il nome del figlio su cui, per questo motivo, cadde la scelta.
Le altre dieci salme trovano riposo nel cimitero degli eroi di Aquileia.
 

Il convoglio che trasportava la salma del Milite Ignoro.
 
 Il viaggio in treno verso Roma  
La bara così selezionata fu quindi collocata sull'affusto di un cannone e deposta su un carro funebre ferroviario seguito da altre sedici carrozze che venne disegnato per l'occasione da Guido Cirilli: la salma, fino al convoglio ferroviario, fu scortata da alcuni reduci decorati con la medaglia d'oro al valor militare.
La salma del Milite Ignoto viene issata sul carro funebre nella stazione di Aquileia il 29 ottobre 1921.
 
Il carro funebre ferroviario che trasportava la salma del Milite Ignoto riportava le scritte «MCMXV» e «MCMXVIII», ovvero gli anni di inizio e di fine della partecipazione italiana al primo conflitto mondiale, e i versi contenuti nel canto quarto dell'Inferno della Divina Commedia: «L'ombra sua torna, ch'era dipartita [...]», parole riferite a Virgilio e pronunciate da una delle quattro ombre che Dante Alighieri vide venire incontro a loro, dalle sembianze né tristi né liete.
Le altre dieci salme rimaste ad Aquileia furono tumulate nel cimitero di guerra che circonda la basilica nella Tomba dei dieci militi ignoti.
 
Il 1° novembre, su iniziativa dell'onorevole Giovanni Giuriati, al Milite Ignoto fu conferita la medaglia d'oro al valor militare, massima decorazione militare italiana, con una motivazione che fu poi riportata anche sul lato del suo sacello che si trova internamente al Vittoriano, nell'omonima cripta.
La medaglia al valor militare era stata preceduta dalla Medal of Honor, massima decorazione militare assegnata dal Governo federale degli Stati Uniti d'America (12 ottobre 1921) a cui seguì la Croce della Libertà per il comando militare di I Classe, massima onorificenza militare dell'Estonia, e la Croix de guerre, onorificenza militare della Francia.
 
Il viaggio della salma prescelta verso Roma, che durò dal 29 ottobre al 2 novembre, si compì sul già citato convoglio ferroviario, che era trainato da due locomotive a vapore del gruppo FS 740 (una di esse, l'unità 740.115, è conservata nel Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa), sulla linea Aquileia-Roma, passando per Udine, Treviso, Venezia, Padova, Rovigo, Ferrara, Bologna, Pistoia, Prato, Firenze, Arezzo, Chiusi, Orvieto a velocità moderatissima in modo che presso ciascuna stazione la popolazione avesse modo di onorare il caduto.
 

La folla sui binari al passaggio del treno dalla stazione di Arezzo con la bara del Milite Ignoto.
 
Furono molti gli italiani che attesero, a volte anche per ore, il passaggio del convoglio al fine di poter rendere onore alla salma del Milite Ignoto.
Il suo passaggio era infatti sempre contornato da ali di folla, così come il suo arrivo era preavvisato da aeroplani in volo.
La gente che attendeva lungo i binari il passaggio del treno si adeguò alla consegna del silenzio, che era stata ordinata dalle autorità; le persone rendevano onore al Milite Ignoto tramite gesti con le mani o con i fazzoletti senza proferire parola.
 
La salma del Milite Ignoto arrivò nella Capitale il 2 novembre.
Le bandiere di tutti i reggimenti delle forze armate italiane e le rappresentanze dei combattenti, delle vedove e delle madri dei caduti, con re Vittorio Emanuele III di Savoia in testa, accolsero l'arrivo della salma muovendosi incontro al Milite Ignoto per poi seguirne il feretro.
 

La bara del Milite Ignoto non ancora inumata all'Altare della Patria al Vittoriano.
 
 La cerimonia di tumulazione  
Subito dopo l'arrivo a Roma, la salma del Milite Ignoto fu trasferita alla basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, dove furono officiate le esequie solenni: qui vi rimarrà, esposta al pubblico, fino alla mattina della Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate (4 novembre).
Per l'occasione la basilica restò aperta tutta la notte per consentire alla popolazione di tributargli omaggio; la salma riposava in una semplice cassa di quercia che fu vegliata, per l'occasione, da guardie d'onore che si avvicendavano ogni dodici minuti.
Le esequie erano state celebrate nelle prime ore della mattina da Angelo Bartolomasi, vescovo di Trieste, ovvero dallo stesso sacerdote che aveva benedetto ad Aquileia le undici salme con l'acqua del fiume Timavo, corso d'acqua che scorre tra Croazia, Slovenia e Italia nella zona dove un tempo era situato il fronte italiano della prima guerra mondiale.
 
La mattina del 4 novembre la bara fu portata a spalla da dodici militari che erano stati insigniti con la medaglia d'oro al valor militare e poi caricata su un affusto di cannone trainato da sei cavalli.
Venne quindi trasferita lungo le vie di Roma fino all'Altare della Patria al Vittoriano per la sepoltura solenne, che avvenne in occasione della Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate.
Il servizio d'ordine della manifestazione fu espletato da diecimila soldati e duemila carabinieri.
Per tutto il percorso nella capitale un solo suono fu autorizzato: «La leggenda del Piave» di E. A Mario.
 

L'arrivo della salma del Milite Ignoto all'Altare della Patria il 4 novembre 1921.
 
Uno dei due bracieri che ardono perennemente ai lati della tomba del Milite Ignoto. Alla loro base è presente una targa riportante la scritta "Gli italiani all'estero alla Madre Patria"
La cerimonia di tumulazione del Milite Ignoto all'Altare della Patria (4 novembre 1921), con le bandiere dei reggimenti di fanteria che omaggiano la salma
La cerimonia di tumulazione del Milite Ignoto (4 novembre 1921) vista da piazza Venezia
Alle ore dieci la bara del Milite Ignoto salì verso l'Altare della Patria accompagnata dal rullo di tamburi: l'accompagnamento con tamburi era un'antica tradizione che avveniva durante la celebrazione delle esequie dei principi sabaudi e che fu rispolverata per l'occasione da re Vittorio Emanuele III. Contemporaneamente, lungo tutta l'Italia, vennero officiate cerimonie religiose in onore al Milite Ignoto.
 
Sulla sua bara furono deposte la medaglia d'oro al valore militare assegnata il 1° novembre e un elmetto da fante.
La bara fu poi adagiata nel sacello, che fu chiuso dalla pietra sepolcrale di marmo riportante la scritta latina «Ignoto Militi».
L'Altare della Patria fu vegliato dalle forze armate italiane dal 1 al 5 novembre: in particolare i reggimenti che presenziavano il Vittoriano erano situati in piazza dell'Esedra.
Da allora la tomba del Milite Ignoto è sempre vigilata da una guardia d'onore e da due fiamme che ardono perennemente.
 
Il contributo alla costruzione del Vittoriano da parte degli italiani all'estero, che venne elargito grazie a una sottoscrizione popolare organizzata durante la sua fase di edificazione, è tangibile su una parte del monumento: sui due bracieri che ardono perennemente all'Altare della Patria a fianco della tomba del Milite Ignoto, è collocata una targa il cui testo recita «Gli italiani all'estero alla Madre Patria» in ricordo alle donazioni fatte dagli emigrati italiani tra la fine del XIX secolo e l'inizio XX secolo.
Il significato allegorico delle fiamme che ardono perennemente è legato alla loro simbologia, che è antica di secoli, dato che affonda le sue origini nell'antichità classica, in particolar modo nel culto dei morti.
Un fuoco che brucia eternamente simboleggia che il ricordo, in questo caso del sacrificio del Milite Ignoto e dell'amor patrio ad esso collegato, è perennemente vivo negli italiani, anche in quelli che sono lontani dal loro Paese, e non svanirà mai.
 

Cerimonia di tumulazione del Milite Ignoto al Vittoriano il 4 novembre 1921.
 
La cerimonia del 4 novembre 1921 è stata la più importante e partecipata manifestazione patriottica dell'Italia unita, visto che vi partecipò un milione di persone.
Parteciparono anche i socialisti e i comunisti: costoro, legati alla loro ideologia, che era internazionalistica per definizione, erano ufficialmente avversi a questa celebrazione a causa dei suoi forti connotati nazionali.
Inoltre, le forze politiche socialiste, durante il dibattito parlamentare che portò l'Italia a partecipare alla prima guerra mondiale, erano contrarie a un intervento diretto del Paese nel conflitto.
I socialisti resero comunque onore al Milite Ignoto definendolo «proletario straziato da altri proletari».
 
La cerimonia del 4 novembre 1921 rappresentò il recupero, da parte degli italiani, di quello spirito patriottico che era stato annacquato dalle sofferenze patite durante la prima guerra mondiale.
Durante la cerimonia ci fu la consegna, in tutta Italia, del silenzio, che fu rotto per mezz'ora nel momento dell'inumazione del Milite Ignoto, oltre che dai citati tamburi, dal suono delle campane di tutte le città della Penisola e dallo sparo di ventun colpi di cannone da tutti i presidi militari.
La consegna del silenzio fu assoluta: per tutta la durata della cerimonia vennero vietati tutti i discorsi, anche quelli ufficiali delle autorità.
Il silenzio poteva essere rotto solamente dai lamenti delle mogli e delle madri dei caduti in guerra.
 


L'epigrafe della parte interna della pietra sepolcrale del Milite Ignoto riporta la scritta «Ignoto Militi» e le date di inizio e di fine della partecipazione italiana al primo conflitto mondiale, ovvero «XXIV Maggio MCMXV» (24 maggio 1915) e «Iv Novembre MCMXVIII» (4 novembre 1918).
L'epigrafe del lato esterno della pietra sepolcrale, quella che fa parte dell'Altare della Patria, riporta invece la scritta «Ignoto Militi» e gli anni di inizio e di fine della partecipazione italiana al primo conflitto mondiale, ovvero «MCMXV» (1915) e «MCMXVIII» (1918).
 
Parti della cripta e del sepolcro sono state realizzate con materiali lapidei provenienti dalle montagne che furono teatro degli scontri della prima guerra mondiale: il pavimento in marmo è del Carso mentre il piccolo altare è stato realizzato in unico blocco di pietra proveniente dal monte Grappa.
La tomba del Milite Ignoto è sempre piantonata da militari. Alla guardia provvedono militari delle varie armi delle forze armate italiane, che si avvicendano.
Nel 2011, dal 29 ottobre al 2 novembre, in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia e del novantesimo anniversario della traslazione della salma da Aquileia a Roma, vi fu la rievocazione storica del viaggio in treno del Milite Ignoto.

GdM

Si ringrazia Wikipedia per le preziose fotografie che abbiamo pubblicato.