Cartoline dalla Sardegna: La prima volta – Di Bruno Lucchi
La mia prima volta in Sardegna è stata la prima di molte prime volte. Sono passati ormai quarantadue anni e quando ci ritorno è sempre una prima volta
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S’Architu
La prima volta:
che ho preso una nave
che ho conosciuto i nuovi parenti
che ho visto il mare color smeraldo e rocce di mille colori
che ho camminato fra il mirto e il rosmarino
che ho assistito a gare di canto e di poesia
che ho visto donne in costume, con fazzoletto in testa, gonna lunga e grembiule, tenere per mano ragazze in minigonna
che ho mangiato culurgiones, malloreddu, maialetto, dolci alle mandorle e mille altre prelibatezze
che ho bevuto filu ferru, vernaccia, mirto, canonau, monica, carignano, vermentino….
che ho visto paesaggi che sembrano immagini salvaschermo
che ho visto canne al vento
che ho visto le querce da sughero e il colore rosso-mattone che prendono dopo che le è stato rimosso il sughero
che ho capito perché Fabrizio De Andrè ci è andato a vivere
che ho raccolto dalle piante, corbezzoli, limoni, arance e una volta anche banane
che ho pescato, saraghi, tracine, ricciole, mormore…
che ho visto sculture di Costantino Nivola e Francesco Ciusa
che ho partecipato a processioni con cavalieri su cavalli adornati con fiori
che ho capito che le canne d’India non sono quelle che pensiamo, ma dei fiori meravigliosi
che invitato ad una merenda, mi sono trovato con 120 persone come ad un pranzo di nozze e alle ore 18 ho dovuto inventare una scusa per potermi alzare da tavola
che ho imparato che per raccogliere i fichi d’india ai bordi delle strade ci vuole una procedura perfetta
che ho passato giornate naso al cielo, sdraiato sugli scogli, fissando le nuvole correre e cambiare forma velocemente
che ho capito perché Andrea Parodi cantava in lingua sarda
che ho camminato in città con murales bellissimi
che ho cacciato granchi di notte e polipi di giorno
che ho visto «…e sotto il maestrale / urla e biancheggia il mar…»
che ho visto donne con occhi bellissimi
che ho visto nuraghi, menhir, dolmen, tombe dei giganti, pozzi sacri, costruite prima del 2000 a.C.
che, anche se montanaro mi sono sentito mediterraneo
Basta così, l’elenco potrebbe continuare all’infinito, chiudo con una frase di W. Thesinger che parla del deserto e mi piace sostituire la parola deserto con la parola Sardegna, spero mi si perdonerà!
Nessun uomo dopo aver conosciuto la Sardegna
può restare se stesso
porterà incisa per sempre dentro di sé
l’impronta della Sardegna….
Il più profondo dei desideri è quello di tornarvi.
Masua, Pan di zucchero
Canne d’India
Scogliera a Cala Sapone
Calasetta
Tonnara di Portoscuso
Portoscuso
Portoscuso e all’orizzonte l’isola di Carloforte
Laveria Lamarmora
Miniera di Serbariu
Miniera di Monteponi
Fenicotteri alla salina di Carloforte
Iglesias caffe Lamarmora
Carloforte
Rocce a Calasetta
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