Obrelli Impianti di Lavis festeggia oggi i suoi primi 200 anni
Per otto generazioni l’azienda è passata da padre in figlio, cresciuta e consolidata grazie alla esperienza del passato e alla proiezione nel futuro
Mario, Mattia e Aurelio Obrelli.
Quanto Giuseppe Vittorio Obrelli, nel 1919, cominciò l’attività artigiana di fabbro ferraio a Lavis, l’età della scuola dell’obbligo era stata elevata dai 9 anni (stabiliti dall’illuminata Maria Teresa) ai 12 anni.
E lui non aveva perso tempo, cominciando a lavorare a 13 anni, essendo nato nel 1806. Evidentemente erano altri tempi. D’altronde, Napoleone (ancora vivo) aveva da poco concluso la sua carriera imperiale e Metternich aveva già rovinato l’Europa con una restaurazione a misura d’Austria.
Il Trentino, dopo anni di autonomia affidata ai principi Vescovi, era stato definitivamente incorporato nell’Impero Austro Ungarico e la Repubblica di Venezia, estinta da Napoleone, non venne più restituita ai Veneti.
L’azienda impiantata da Giuseppe Vittorio vide scorrere tutte le fasi della storia, senza mai perdersi d’animo. Prima L’impero asburgico perse il Lombardo e poi il Veneto. Con l’avvento del Regno d’Italia nel vicino confine dopo Borghetto, la concorrenza divenne sleale: come scriveva la Camera di Commercio di Rovereto dell'epoca, con la scuola dell’obbligo che terminava a 9 anni, la manodopera italiana costava molto meno.
Ma allora l’azienda era già passata al figlio Giuseppe Giovanni Maria, al quale – come da tradizione familiare – interessava solo lavorare.
E lavoro ce n’era sempre; non era più solo, aveva già dei «garzoni di bottega». La loro attività era stata classificata dall’Impero «Fabbro chiavaio». Facevano chiavi e serrature con la forgia. Un lavoro complicato, come si può vedere dai materiali e dall’attrezzatura che l’azienda espone oggi, fiera, nel nuovo stabilimento di Lavis a duecento anni di distanza. Il più delle volte dovevano prodursi gli stessi strumenti di lavoro.
Ma alla base di tutto c’era la fiducia che i loro clienti avevano riposto nel fabbricante di serrature e delle chiavi di casa propria.
I tubi e gli impianti idraulici sarebbero venuti dopo, agli inizi del 1900, quando il fabbro Obrelli decise di diversificare rispondendo alle nuove richieste di mercato, in particolare dell’agricoltura.
E in quel periodo cambiarono molte cose. Scoppiò la Grande Guerra e Mario Obrelli fu arruolato nella fanteria austriaca, con la qualifica di Tiratore scelto.
Quando tornò a casa, le fatture non venivano più emesse in corone ma in lire italiane.
Fu un periodo fortunato per l’azienda, ma purtroppo il secondo conflitto mondiale era già in agguato.
Sopravvissero, ovviamente, con la tenacia di sempre. E nel 1948 Mario Obrelli chiamò il figlio Aurelio e gli disse che avrebbe dovuto impegnarsi lui stesso nell’azienda. Il figlio allora aveva 24 anni e si gettò a capofitto nell’attività dei suoi antenati.
Aurelio Obrelli c’è ancora in azienda, vivo e vegeto alla bellissima età di 95 anni, fiero di aver raccolto l’eredità dei suoi avi e di averla passata ai suoi discendenti, il figlio Mario e i nipoti.
Oggi, sabato 25 maggio, le tre generazioni festeggiano nel nuovo stabilimento di via G. di Vittorio a Lavis i primi 200 anni di vita dell’azienda di famiglia.
Oggi l’azienda copre una superficie di 2.000 metri quadrati, dà lavoro a un’ottantina di persone, fattura 10 milioni di euro all’anno nelle Tre Venezie.
Un traguardo invidiabile, che comunque è solo una tappa della lunga vita che l'azienda ha ancora davanti a sé.
GdM