Palmyra nuovamente sottratta al presunto «Stato Islamico»

E' un risultato strategicamente importante e psicologicamente devastante per l'ISIS

L’Esercito siriano, supportato dall’aviazione russa, ha nuovamente riconquistato la città di Palmira, sottraendola alle milizie dello Stato Islamico (IS o Daesh).
Il centro abitato è stato a lungo conteso tra le forze lealiste e le katibe di Daesh, passando sotto il controllo di uno dei due schieramenti per ben 4 volte a partire dal maggio 2015.
Ripresa dai lealisti nel marzo 2016, Palmira era tornata sotto l’autorità del Califfato nel dicembre successivo, a causa dell’intensificazione dell’offensiva di Damasco su Aleppo e del conseguente alleggerimento del contingente militare a presidio della città.
La riconquista di Palmira rappresenta un importante risultato dal punto di vista strategico per via del passaggio dell’arteria stradale M20 che costituisce la principale via di comunicazione tra l’est e l’ovest del Paese (lungo la direttrice Homs - Deir Ez-Zhor).
 
Il successo della battaglia di Palmira ha rappresentato una discreta consolazione per il governo centrale, provato da una serie di attentati suicidi che hanno colpito Homs il 25 febbraio.
Nello specifico, gli attacchi hanno colpito in maniera simultanea la sede dei servizi di Sicurezza dello Stato e delle Forze di intelligence militare, rispettivamente nei quartieri di Ghuta e Mahatta.
Questi attentati hanno causato la morte di circa 32 persone tra civili e militari, tra cui il capo della sezione locale dei servizi di sicurezza militari, il Generale Hasan Daabul, uomo molto vicino al Presidente Bashar al-Assad.
Tali attacchi sono stati rivendicati da Hayat Tahrir al-Sham, formazione nata nel gennaio del 2017 dalla fusione di diversi gruppi filo-qaedisti, tra i quali Jabhat Fateh al-Sham, il fronte Ansar al-Din, Jaysh al-Sunna, Liwa al-Haqq e il Movimento Nour al-Din al-Zink.