Pasqua, tra fede e fiducia – Di Giuseppe Maiolo, psicoanalista

Fede e fiducia sono simili, ma non uguali: la fede ci dà la certezza di camminare da soli, la fiducia ci dà l'energia per esplorare l'ignoto

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La Pasqua ha mille valenze religiose e laiche, che in questo momento di grandi incertezze ci servono. Quelle squisitamente psicologiche rimandano alle parole «fede» e «fiducia».
Impossibile avvicinarsi al significato profondo della Pasqua cristiana senza la parola fede.
Solo grazie a questa la Resurrezione del Cristo-uomo è comprensibile e con la fede che accettiamo il mistero della rinascita al di fuori della ragione.
Ma la Pasqua, dall’ebraico «pesach», vuol dire anche «passare oltre» e nell’Esodo si narra il passaggio e il cambiamento che gli ebrei compiono con l’attraversamento del Mar Rosso.
 
È la storia della liberazione dalla schiavitù egiziana che al contempo contiene l’incertezza e la paura per il nuovo da incontrare.
A muovere gli israeliti ci doveva essere per forza la fede, ovvero una sorta di certezza irrazionale relativa alla possibilità di raggiungere una nuova terra.
Fede e fiducia sono simili, non uguali. Si compensano.
Così con la fiducia si può affrontare la realtà e credere in quello che ancora non si vede. Che è un concetto squisitamente psicologico capace di accompagnare lo sviluppo e far da contrappeso alle insicurezze infantili per ciò che non conosciamo.
 
Da bambini è la fiducia in noi stessi a fornirci l’energia per esplorare l’ambiente ed è con la «fede» in qualcosa che non è bagaglio dell’esperienza che possiamo «abbandonare» la certezza delle braccia materne per camminare da soli.
Essa è una sorta di piattaforma senza la quale sarebbe impossibile andare per il mondo e salpare dal porto sicuro.
Accompagna la costruzione della personalità, sostiene il lavoro della trasformazione lunga e faticosa degli anni giovanili e mette a disposizione le risorse necessarie per i nuovi equilibri da trovare che ci permettono di sopportare il travaglio faticoso per la conquista dell’autonomia.
 
La Pasqua parla allora della fiducia come energia costruttiva che può mettere radici se ha un terreno solido dove impiantarsi.
È la base sicura che ci è stata data da piccoli e ci aiuta da grandi a trovare la disponibilità verso gli altri.
Quando ci appartiene, è una sostanza interna generativa che alimenta l’ascolto e sostiene il sentimento, ovvero la capacità di amare. Nelle famiglie dove i genitori sono loro stessi fiduciosi, i figli crescono con un senso di fiducia e di apertura al mondo e agli altri.
 
Da grandi ci rende più adattabili e anche meno esposti alle intemperie devastanti dei conflitti.
Con gli altri siamo più amabili e aperti alla relazione perché la fiducia contiene la paura di essere imbrogliati.
È a questo sentimento che allude la Pasqua cristiana con i suoi simboli e le sue metafore: è il «Lumen Christi» fiammella di luce che, se accesa, riduce il timore per il futuro e contiene la preoccupazione di cadere e farsi male.
Non impedisce gli inciampi ma, quando capitano, offre l’energia che serve per rialzarsi e ripartire.

Giuseppe Maiolo - Psicoanalista
Università di Trento - Docente di psicologia delle età della vita
www.iovivobene.it