La SAT prende posizione sui grandi carnivori
«Inefficace e improbabile la possibilità di interdire all’uomo le zone occupate dall’orso» – Indicati i punti cruciali per la costruzione di un rapporto di convivenza
Nel dibattito ormai quasi quotidiano sul tema dei Grandi Carnivori e sulla loro gestione, riesploso con il recente incidente con un’orsa accompagnata da piccoli, che ha portato al ferimento di un escursionista francese, la SAT sente di dover, e poter dare il proprio contributo, anche alla luce dell’operato ultradecennale, con cui si è occupata della presenza dei Grandi Carnivori in Trentino.
Per la SAT lo strumento ad oggi che dovrebbe guidare le scelte gestionale, non solo nelle emergenze è, e rimane, il cosiddetto «PACOBACE», il Piano d’Azione interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi Centro orientali, recepito da tutte le Amministrazioni territoriali delle Alpi Centro-Orientali (Regioni e Provincia Autonoma di Trento) oltre che a livello Ministeriale.
Nel rimandare a tale documento, la SAT ricorda le misure di intervento previste per gli animali «problematici», per i quali è prevista nei casi più estremi la rimozione o l’abbattimento degli individui coinvolti, come nel recente caso (n.15 «Orso attacca per difendere i propri piccoli […]»), la SAT comprende e condivide, in linea generale, queste ultime possibilità di intervento, nel momento in cui ogni altra misura di prevenzione e dissuasione dovesse essersi conclusa senza successo, ritenendo importante anteporre sempre l'interesse della "specie", piuttosto che del singolo animale.
Relativamente all'indicazione del TAR, che si è espresso in seguito al ricorso degli animalisti contro l’ordinanza Provinciale di abbattimento dell’orsa (identificata come KJ1, femmina di 22 anni), di procedere all’interdizione dell’uomo in determinate aree occupate dall’ orso, considerata l'elevata mobilità della specie, considerata l'elusività dell’animale e l'assenza, allo stato attuale, di qualsiasi sistema GPS di tracciatura (radiocollare), la SAT ritiene inefficace e improbabile la reale possibilità di individuare in modo dinamico e giornaliero le aree da escludere alla frequentazione.
Allo stesso modo rimane difficile, se non impossibile, comunicare ai fruitori delle aree o ai manutentori dei sentieri gli aggiornamenti giornalieri.
Precedenti esperienze di interdizione alle aree, come nel caso del crollo della Marmolada, hanno dimostrato come anche l'applicabilità di questa indicazione su territori stretti e temporalmente definiti sia veramente complessa.
Riteniamo che, per poter garantire la coesistenza e la conservazione delle specie in un territorio con un’elevata antropizzazione quale è quello Trentino, solo il mantenimento di un adeguato livello di accettazione sociale possa garantire la conservazione sul lungo termine delle popolazioni di orso bruno.
La SAT è convinta che questo sia possibile con un lavoro strutturato e a lungo termine e non solamente con interventi gestionali emergenziali, che passano attraverso alcuni punti cruciali per la costruzione di un rapporto di convivenza duraturo con l’orso, quali:
- la ricerca scientifica, quale strumento primario di conoscenza della popolazione trentina e della sua evoluzione nel tempo, da un punto di vista numerico, spaziale e genetico (oggi tra gli aspetti che più preoccupano sotto il profilo conservazionistico);
- la comunicazione, a tutti i livelli, per fornire alla comunità trentina e ai suoi visitatori consapevolezza e informazione nella modalità di fruizione del territorio;
- la prevenzione (es. bidoni anti-orso), quale mezzo per minimizzare i rischi derivanti dalla presenza del plantigrado e l’instaurarsi di comportamenti confidenti negli esemplari;
- l’adozione di sperimentazioni e buone pratiche, adottate in altre aree e di comprovata efficacia (es. legalizzazione spray anti-orso, per la difesa personale).