Carla Bertoldi, «Paesaggi interiori» – Di Daniela Larentis
La mostra in corso a Trento, dedicata all’artista trentina, è visitabile nello spazio espositivo Hortus Artieri fino al 15 giugno 2024
Carla Bertoldi, Sguardo nomade, 2010.
È in corso a Trento, nello spazio espositivo Hortus Artieri, in vicolo dei Birri 7, una mostra dedicata a Carla Bertoldi.Inaugurata lo scorso 10 maggio, rimarrà aperta al pubblico fino al 15 giugno 2024 nei seguenti orari: giovedì/venerdì/sabato 10:30/12:30 (pomeriggio su appuntamento).
Il «luogo», al centro della ricerca dell'artista, è un'indagine dell'anima, un'immersione nell’interiorità.
Nella nostra società individualista, sempre più i luoghi relazionali, identitari, storici, spariscono lasciando il posto a quelli che Marc Augé definisce «non luoghi»: ipermercati, svincoli autostradali, tangenziali, ecc., spazi in cui gli individui si incrociano senza entrare mai in relazione, dominati dal desiderio di consumare.
L'antropologo sostiene che nei «non luoghi» si manifesta la condizione della nostra epoca, caratterizzata da spazi privi di radici e legami, dove l'anonimato e la mancanza di significato personale diventano la norma.
Questi spazi mancano di quell'identità e storia che caratterizzano i «luoghi antropologici», carichi di significato e memoria collettiva.
Le opere di Carla Bertoldi sembrano invitare a una profonda riflessione sulla necessità di ritornare a quei luoghi dove potersi riconoscere.
Attraverso la sua arte, lei esplora il bisogno umano di appartenenza e relazione, suggerendo che solo ritrovando e valorizzando questi spazi possiamo riscoprire noi stessi e il senso del nostro vivere.
Le sue opere non sembrano essere unicamente un richiamo nostalgico al passato, ma una critica potente alla disumanizzazione contemporanea.
Nei suoi lavori emerge un forte desiderio di riappropriarsi del tempo e dello spazio, contro la frenesia e l'impersonalità della vita, in una società alla deriva.
L’artista sembra proporre un'altra visione, promuovendo la riscoperta delle relazioni autentiche, invitando a un rallentamento, a una contemplazione più profonda della realtà che ci circonda.
Questo ritorno ai «luoghi antropologici» suggerisce un recupero del tempo come vera ricchezza in un mondo sempre più veloce, un'esortazione a valorizzare le esperienze vissute, a costruire ricordi e legami.
Questa è una delle possibili letture della sua arte: l'opera di Bertoldi sembra porsi in dialogo critico con la teoria dei «non luoghi» di Marc Augé, offrendo una visione che tenta di recuperare l'autenticità, la relazione e la memoria.
Un incoraggiamento a riscoprire i valori perduti in un mondo dominato dalla precarietà e dalla solitudine, alla ricerca di una dimensione più umana e significativa della nostra esistenza.
Carla Bertoldi.
Alcune brevi note biografiche.
Carla Bertoldi nasce a Trento il 18 gennaio 1941, figlia d’arte, il padre Vittorio noto pittore e affrescatore di svariate chiese trentine. Consegue il diploma di Maestra d’Arte presso l’Istituto Statale D’Arte di Trento nel 1978.
Nel 1981 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Frequenta, inoltre, l’Accademia di Venezia seguendo i corsi di Emilio Vedova grazie al quale sviluppa un percorso del tutto originale che sin dall’inizio è l'espressione della sua forte personalità.
Espone i propri lavori in particolare in Trentino, in Veneto ed in Toscana.
Alla fine degli anni Ottanta, approda ad una pittura astratta, in cui il segno diventa cifra distintiva dell’opera, con una esplorazione certosina e capillare delle sue possibilità semantiche ed estetiche.
«Segni, frammenti, simboli possono formare universi comunicativi solo se organizzati in un linguaggio “magico” e non codificato: in questo modo si possono portare alla luce gli aspetti oscuri della vita che si cerca.»
La sua grande sensibilità quasi profetica la porta ad affrontare temi che negli anni futuri saranno di grande impatto sociale.
«Nel suo operare l’artista, in definitiva, palesa un sintomo del tempo in cui vive e, nel contempo il suo problema col mondo.»
Nascono così le opere incentrate sullo Spazio Luogo.
«Sembra essere cosa di grande importanza e difficile afferrare il topos, cioè lo spazio-luogo e la conferma, nella concretezza, del suo farsi, perché il luogo sembra sempre sfuggire, nascondersi, eclissarsi.»
Un luogo che diventa Luogo dell’Anima nella ricerca interiore che è sempre stata al centro del lavoro di Carla Bertoldi.
Il segno invade carte topografiche con minuziosa precisione per cercare ciò che sta al di là, appunto perché il Luogo apparentemente noto non ha nome, sta oltre i luoghi già segnati, già conosciuti.
In conclusione, questa mostra propone un tema affascinante: attraverso i «paesaggi interiori» di Carla Bertoldi, lo spettatore è invitato a riscoprire la bellezza nei luoghi e nelle relazioni che definiscono la nostra vita, incoraggiandoci a condurre un'esistenza autentica.
Daniela Larentis – [email protected]