Israele: la reazione dell’Iran lascia il mondo col fiato sospeso
Con ogni probabilità l’attacco verrà scatenato domani. Gli stati che sostengono rispettivamente Israele e Iran hanno attivato l’allerta massima
Secondo le fonti di intelligenze, la reazione dell’Iran all’uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh – annunciata senza specificare come e quando – dovrebbe avvenire lunedì.
Gli stati che rispettivamente sostengono le parti hanno già rafforzato le proprie posizioni. La Russia avrebbe fornito all’Iran missili che mancano a Teheran, la Turchia è pronta a scendere in campo contro Israele.
Gli USA hanno riposizionato e incrementato le flotte presenti nel Mediterraneo e nel Mar Rosso per sostenere Israele. Biden ha detto che non intende aiutare Netanyahu nella guerra alla striscia di Gaza, ma ha affermato che sicuramente sosterrà la difesa di Israele nel caso dovesse venire attaccato.
E l’attacco avverrà di certo. Stavolta non sarà «dimostrativo» come quello scatenato per vendicare la morte del diplomatico iraniano in Siria, ammesso che fosse stato solo dimostrativo con i 300 tra missili e droni impiegati.
Secondo quanto annunciato, saranno prese di mira soprattutto le installazioni militari, ma non escludono anche i centri abitati.
Israele è comunque pronta a ogni eventualità. Ritenendo che l’attacco avverrà dal cielo, dall’Iran, dal Libano e dai ribelli dello Yemen, Israele ha invitato la popolazione a tenersi in prossimità dei loro rifugi, ha disposto le eventuali sospensioni di forniture di energia e di acqua, ha attivato l’azione dei jammer.
I Jammer sono dei disturbatori di frequenze che impediscono l’utilizzo delle frequenze dei telefonini, ma soprattutto vengono utilizzati per la distorsione dei GPS. Questo rende inefficaci i sistemi elettronici di puntamento.
A questo punto, però, potrebbe diventare pericolosa la reazione di Israele, che sarà a sua volta «proporzionata» all'attacco.
I paesi europei hanno invitato i propri cittadini ad abbandonare d'urgenza Libano e Israele.
Insomma, il mondo si trova nuovamente di fronte a una prova di forza che potrebbe scatenare la violenza dei paesi che sostengono le parti.