四海为家 in cinese «Tutto il mondo è paese» – Di Paolo Farinati
Marco Mazzola, il nuovo giovane Marco Polo del Terzo Millennio è di Rovereto
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Oggi ho il grande piacere di incontrare Marco Mazzola, giovane di Lizzana, che grazie al suo entusiasmo, alla sua passione per i viaggi e al suo irrefrenabile desiderio di conoscere, ha varcato montagne, pianure, deserti, mari e oceani per scoprire, in particolar modo, quel lontano «continente» chiamato Cina.
Se ne è letteralmente innamorato.
Lui di Rovereto, città per quasi un secolo «veneziana», come un nuovo Marco Polo del Terzo Millennio ci racconta, con parole semplici ma molto toccanti, queste sue straordinarie indimenticabili avventure asiatiche.
Caro Marco, dalla minuscola Lizzana al continente Cina: il primo pensiero che ti viene in mente.
«Grandi cambiamenti = grandi opportunità. Partire alla volta della Cina è stata una scelta semplice e difficile allo stesso tempo.
«La prima volta che sono andato in Oriente, in Cina, risale all’estate del 2011, grazie alla cara signora di origine cinese Xuemei, che vive da diversi anni a Rovereto e il cui fratello Liusheng possiede una pasticceria in Cina.
«Sono andato per lavorare in questo laboratorio gestito da questa persona favolosa, gentilissima e bravissimo pasticciere che ha perfezionato la sua arte culinaria in Italia e in particolare per otto anni lavorando in varie pasticcerie a Milano.
«Per poi aprire la propria a Liuzhou, una città nella regione sud-orientale della Cina chiamata Guangxi.
«Quell’estate mi sono totalmente innamorato di questa nazione con una storia millenaria e dalle persone accoglienti e molto affabili.
«Liuzhou in Cina è ritenuta una città piccola, contando ‘solo’ 5 milioni di abitanti, dopotutto Shanghai ne conta 24.
«Per uno come me con le mie origini è stato comunque un enorme cambiamento, non solo in termini di grandezza, ma anche culturale e lavorativo. L’estate del 2011 mi ha convinto che la strada che avrei dovuto seguire sarebbe stata quella verso la Cina.»
Ci vuoi brevemente raccontare le tue straordinarie esperienze di viaggio e di studio?
«La partenza alla volta della Cina nel 2011, è stata solo un piccolo assaggio di quello che avrei intrapreso e raggiunto negli anni seguenti. A giugno 2012, lo stesso giorno del mio esame orale nel settore turistico presso l’Istituto Don Milani di Rovereto, sono partito da Verona per la Cina.
«Un volo indimenticabile. Da Verona a Francoforte, poi Pechino, Guangzhou e infine Liuzhou, per un totale di oltre 30 ore di viaggio. Alla fine sono arrivato, stremato ma orgoglioso di essere riuscito ad arrivare da solo così lontano dalla mia Lizzana.
«Superato il colloquio, ho iniziato a lavorare al Radisson Blu Hotel di Liuzhou pochi giorni dopo il mio arrivo. Colloquio superato grazie alle abilità culinarie, più che a quelle linguistiche, dato che venendo dall’alberghiero e IPC don Milani avevo un buon inglese per comunicare in cucina, ma non molto per un colloquio vero e proprio.
«I primi sei mesi sono stati i più difficili, stavo vivendo il cosiddetto culture shock. Ho dovuto adattarmi a un cibo totalmente diverso e piccantissimo, quasi immangiabile, e a ritmi di lavoro differenti dai nostri, tanto e super veloci. Il mio personale approccio con la lingua cinese, in principio, è stato sbagliato; mi sono detto: studio a memoria le parole senza dare importanza agli accenti; grave errore, dato che il cinese è una lingua tonale.
«Ogni sillaba ha un tono o un accento diverso, che dà quindi significati diversi. Una particolarità della lingua cinese che ora apprezzo molto è il tono melodico e poetico che gli accenti danno alle parole. Il processo di apprendimento della lingua è stato semplificato quando ho avuto la prima amica cinese. Lei mi ha aiutato moltissimo.
«Dopo un anno a Liuzhou durante il quale ho potuto anche visitare la Thailandia, il Giappone e Hong Kong, mi sono trasferito a Shanghai, dove ho iniziato a lavorare al 10 Corso Como, non più come cuoco, ma come manager del caffè, dato che volevo perfezionare la lingua parlata. Nel frattempo mi sono iscritto alla scuola di cinese per imparare anche a leggere e scrivere. Un anno dopo mi hanno proposto di trasferirmi a Pechino, per aprire il nuovo 10 Corso Como in una delle shopping mall più lussuose di tutta l’Asia, la Xinguangtiandi (??????).
«Prima dell’apertura è arrivata una promozione come Caffè e Bar Manager. Sono rimasto per quasi un anno, fino a quando il general manager del The Ritz-Carlton di Pechino mi ha notato e mi ha voluto nel suo team in hotel. Ho così lasciato il 10 Corso Como per questo fantastico e lussuosissimo hotel a 5 stelle.
«L’anno in cui ho lavorato in quest’hotel ero alla reception, a questo punto parlavo già bene la lingua e volevo sperimentarmi in altri dipartimenti. Nel frattempo avevo superato il livello C1 di lingua, e mi stavo già preparando al livello cosiddetto madrelingua, il C2. Nel frattempo, il general manager del Ritz-Carlton si era trasferito al Waldorf Astoria di Dubai, preavvisandomi che avrebbe voluto che lo raggiungessi il prima possibile, e visto che il 2015 è stato uno dei peggiori per livelli d’inquinamento nella capitale cinese.
«Ho deciso di lasciare Pechino poco prima di Natale e di trasferirmi, anche se a malincuore, a Dubai. Mi sentivo felice perché un’opportunità del genere non capita tutti i giorni, ma anche triste perché la Cina era, ed è ancora, un posto dove ho lasciato il cuore, e la mia seconda famiglia, ovvero Xuemei, Alessia, Liu Sheng e tutti i loro familiari.
«Sono rimasto a Dubai poco meno di un anno, lo stile di vita in medio oriente non mi piaceva molto, ritmo lavorativo estenuante e poco retribuito, anche se a livello lavorativo ho imparato tantissimo, più che a Pechino.
«Poco prima dell’estate del 2016, con il mio cinese ormai di buon livello, ho fatto domanda per un corso di laurea quadriennale in cinese mandarino, in Economia Business Chinese all’Università Jiao Tong di Shanghai, dove sono stato ammesso con mia grandissima soddisfazione.
«Non è stato semplice rimettermi in gioco, ma neanche così difficile, visto che non ho mai smesso di studiare cinese durante gli anni precedenti. Questi quattro anni sono stati a dir poco i migliori della mia vita, super vissuti, ho partecipato a tutti gli eventi possibili, ho vinto tutti i premi possibili grazie al fatto che sono sempre stato intraprendente e non mi sono mai tirato indietro davanti a nuove proposte.
«Fra il primo e il secondo anno ho rappresentato l’università alla competizione di cinese Chinese Bridge organizzata dalla CCTV a Pechino arrivando ventesimo su 236 concorrenti, suonando melodie cinesi col trombone a tiro e il clarinetto cinese.
«Il secondo anno ho partecipato a gare culinarie, vinto competizioni di poesia, presentato eventi a livello di facoltà e università in cinese e in inglese, sono stato intervistato più volte dall’agenzia Xinhua News e dalla Shanghai TV e da altri canali televisivi, raccontando le mie esperienze di vita in Cina.
«Ho partecipato come volontario a progetti di bonifica nel deserto del Gobi, vivendo come 100 anni fa, per due estati consecutive. Ho avuto un sacco di soddisfazioni, i premi più apprezzati sono arrivati gli ultimi anni di università, grazie alle partecipazioni e agli alti voti ricevuti.
«Nel 2018 ho vinto il titolo di studente superstar, ovvero di miglior studente straniero, tra 3.000 partecipanti e sono arrivato quarto su dodici finalisti tra 40.000 studenti partecipanti al concorso di studente dell’anno.
«Come ultimo, dopo essermi laureato, sono stato nominato laureando eccellente dall’università e unico della mia facoltà a ricevere tale nomina.
«Da settembre 2020 sono iscritto a un Corso di Master in Studi Orientali all’Università di Lund in Svezia meridionale. Il tutto con un pensiero fermo: ovvero che un giorno lavorerò in qualche ufficio o azienda e la Cina farà sempre parte della mia vita.»
Quanto ti sei sentito dentro lo spirito di un moderno Marco Polo, trascinato dalla curiosità, dalla voglia di scoprire e di conoscere qualcosa e qualcuno lontano?
«Dai tempi delle superiori ho sempre amato viaggiare, specialmente in Asia. È grazie anche alle mie abilità culinarie che sono riuscito a partire. Una volta arrivato in Cina, mi si è aperto un mondo totalmente nuovo e tutto da scoprire: dalla cultura alla storia, dalle persone al cibo e alla lingua.
«La Cina è un mondo a sé, che sembra lontano ma che oggi ci influenza tutti da vicino e in modi diversi. La mia passione per il viaggiare mi ha portato a scoprire quasi tutto l’est asiatico e la parte sud-est di questo magnifico e diverso continente.
«Alcuni luoghi mi sono rimasti impressi nel profondo: la città di Xi’an col suo esercito di terracotta e la tomba o collina dell’imperatore Qin, Pechino e la sua grande muraglia, la città proibita e i negozi del tè e dell’opera pechinese o Laoshe chaguan, le preziose porcellane di Jingdezhen sono luoghi indimenticabili e con un fascino unico nel loro genere. Le colline appuntite di Guilin e Yangshuo, le foreste tropicali con svariati templi posizionati sui cocuzzoli o nel mezzo di una foresta di bambù.
«La Cina è immensa e tutta da scoprire, dalle foreste tropicali del sud-est alle montagne himalayane del Tibet, le cime più alte al mondo. Le 55 minoranze etniche più la maggioranza degli Han rende anche la popolazione unica e diversissima tra le regioni, con dialetti diversi, usi e costumi propri.»
Dai tuoi molteplici capitoli all’estero, sei arrivato a concludere che il noto detto «tutto il mondo è paese» è proprio vero?
«Appena ho letto questo detto il mio cervello ha fatto un collegamento all’istante con il proverbio cinese ???? ovvero si hai wei jia, che significa la stessa cosa ed è uno dei miei proverbi preferiti.
«Avendo vissuto anche in medio oriente, ho in parte dovuto adattarmi agli usi locali. Fortunatamente, a Dubai con l’inglese sei a cavallo, in Cina no. Meglio imparare la lingua dato che quei pochi cinesi che parlano inglese di solito vivono nelle grandi metropoli come Shanghai, Pechino e Guangzhou.
«Ma la lingua non è l’aspetto più importante: lo spirito di adattamento, la curiosità, la voglia di avventura, queste sono le caratteristiche che fortunatamente mi hanno sempre guidato e sono state fondamentali nel successo degli anni seguenti.
«Ho superato tante difficoltà grazie anche all’aiuto di persone che, vedendo il mio entusiasmo e la voglia di imparare e di adattamento, sono sempre state disponibili ad aiutarmi. Ho avuto tanta comprensione e affetto da parte di conoscenti, che in seguito sono diventati amici. Meno affetto ho percepito dalla popolazione araba quando ho vissuto a Dubai, il che ha velocizzato il mio ritorno a Shanghai.
«Ho visitato altri paesi in Asia, tra cui Singapore, Corea del Sud, Vietnam, Cambogia, Filippine, Malesia. Ho un ricordo particolare della Cambogia, dove ho incontrato persone che, nonostante fossero reduci dalla guerra e dalla dittatura, hanno sempre sorriso e con orgoglio mostrato allo straniero i loro bellissimi siti come Angkor Wat, Ta Prohm e altri.
«Anche il Vietnam mi è rimasto nel cuore: cibi freschissimi e deliziosi, per non parlare del caffè con retrogusto di cioccolato e vaniglia che sfido qualsiasi italiano a provare! Fortunatamente anche li con l’inglese si riesce a districarsi facilmente in quasi tutte le situazioni. Ho girato molto la Cina, tanto che la sento e la amo come la mia seconda patria.»
Quanto è cresciuta la tua autostima in questi anni?
«Certo, col passare degli anni sono diventato più consapevole delle mie capacità, ma sempre mantenendo l’umiltà che penso sia una dote fondamentale. Nella vita sono molto aperto, ho imparato che anche una persona sconosciuta con cui si scambia qualche parola o qualche sguardo può essere un nuovo amico e può migliorare la vita.
«All’inizio, per il fatto di non saper comunicare, ho sofferto tanto, non sapevo da che parte iniziare, ma non potevo mollare, avrei deluso me stesso, la mia famiglia e tutte le persone coinvolte che credevano in me.
«Anche col cibo non è stato semplice, ho perso 8 chili nel giro di un mese, tutto era molto piccante, mi sono salvato con frutta e verdura.
«Ora, a distanza di tempo ripenso a tutto ciò e sorrido. Qui ho messo alla prova il mio spirito di adattamento, cercando sempre di trovare una mia dimensione in un mondo sconosciuto, crescendo e maturando.»
Hai studiato la lingua cinese, non proprio la più facile sulla terra (!). Quali vantaggi ti ha dato?
«Non mi pentirò mai di aver studiato la lingua cinese ai livelli che ho raggiunto tutt’ora. So articolare e parlare cinese meglio dell’italiano. Ancora oggi, da casa, continuo quello che avevo iniziato da Shanghai, dando lezioni di italiano ad adolescenti cinesi il cui obiettivo è avvicinarsi alla lingua, con ciò posso guadagnare qualcosina e mantenere vivo il mio cinese.
«Naturalmente, come detto in precedenza, non è stato affatto un percorso facile, ma devo anche ammettere che ho avuto la fortuna di avere delle persone sempre pronte ad aiutarmi e supportarmi. Grazie anche a loro non mi sono mai arreso e ho spinto sempre di più fino ad arrivare ad ottimi livelli.
«Tra i vantaggi di saper parlare la lingua del posto c’è l’opportunità di conoscere le persone più a fondo, venendo così a conoscenza dei segreti e delle verità di questa cultura millenaria, che non si scoprono visitando un’attrazione turistica, ma solo vivendo, parlando e conoscendo persone locali.
«Per non parlare delle opportunità lavorative, che grazie al mio cinese ho sempre avuto senza nemmeno cercare. Infine il fascino di poter leggere testi antichi in lingua originale mi dà una soddisfazione enorme, imparando non solo i concetti che vuole trasmettere l’autore, ma anche nuovi caratteri, modi di dire e idiomi.
«Il coronavirus non mi ha permesso di fare ritorno in Cina e quindi ora vivo in Svezia, dove continuo i miei studi asiatici. Alloggio nell’appartamento di un signore mongolo, e questo mi permette di parlare giornalmente con lui la lingua cinese.»
C’è stato in questi anni un incontro che ti ha particolarmente colpito e che Ti terrai dentro per tutta la Tua vita?
«Se metto davanti il cuore, al primo posto c’è sicuramente la mia ragazza, che ho conosciuto a Dubai. Per quanto riguarda invece strettamente la Cina, senz’altro la mia famiglia cinese di Liuzhou, che mi ha accolto e coccolato come un figlio, attenuando la nostalgia di casa mia.
«Oltre a sentirci spesso via messaggio, per le varie festività facciamo video chiamate e ci scambiamo gli auguri. Penso spesso a loro e aspetto il momento di riabbracciarli.
«Chissà un giorno se riuscirò a ricambiare tutto l’affetto e il calore che ho sentito durante gli anni che ho vissuto là. È impossibile nominarli tutti, ma tante altre persone che ho conosciuto hanno lasciato dentro di me un segno che mi ha arricchito.»
Un giovane italiano e un giovane cinese: quali le diversità e invece i sentimenti e i pensieri comuni?
«A questo punto penso all’amicizia che ho avuto e ho tutt’ora con Liu Sheng, il mio primo amico cinese. Con lui ho imparato i valori nella vita di un cinese: il lavoro. È grazie al lavoro che si raggiungere la sicurezza economica, poi c’è la famiglia e la vita sociale.
«Un cinese è disposto a tutto pur di lavorare, anche a dormire nel retrobottega. Un giovane italiano cerca il lavoro per raggiungere una propria autonomia economica, però ritagliandosi il tempo per lo svago e le relazioni con gli amici.»
Quali sono i tuoi nuovi progetti nel presente e nel futuro?
«Voglio finire nel miglior modo possibile il percorso che ho iniziato in Svezia con il Master biennale, perché ciò mi aiuterà molto per il lavoro. Sto cercando di inserirmi nell’ambito diplomatico, in particolare tra Italia e Cina, come ad esempio il grandioso progetto La nuova Via della Seta.
«Altro progetto futuro è portare avanti il mio libro, in caratteri cinese, che ho iniziato là, basato sulle mie esperienze orientali; un progetto che mi rende molto orgoglioso. Un giorno spero di poterlo pubblicare in cinese, italiano e magari anche inglese.»
Ti chiedo un messaggio di sprone e di fiducia da lanciare ai tuoi coetanei per invitarli a viaggiare.
«Mi rivolgo a tutti quei ragazzi che hanno la possibilità, grazie ai propri genitori, come ho avuto io di viaggiare e di visitare il mondo.
«Ciò ti apre mentalmente e ti prepara ad affrontare la vita in tutte le sue difficoltà, ma nel contempo fa apprezzare la sua bellezza e tutti i suoi colori. Quindi, ragazzi, preparate la valigia e via!
Grazie, caro Marco, è stato un enorme piacere conoscerti e poter parlare con te. Tanti sinceri auguri.
Paolo Farinati – [email protected]
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