Democrazia e crescita economica. Un connubio che non sempre va di pari passo
«Ci sono Paesi come la Cina che non riconoscono il diritto di voto ma che applicano la meritocrazia. Stati democratici come gli USA che davanti a catastrofi naturali non fanno un passo per aiutare i propri connazionali»
La crescita economica va di pari
passo con la democrazia? Quali caratteristiche deve avere un Paese
per poter essere definito democratico? Qual è il ruolo del capitale
umano? Si è cercato di dare risposta a questi e molti altri quesiti
nel corso del primo incontro degli economisti de lavoce.info,
tenutosi alla facoltà di economia e moderato da Fausto Panunzi,
docente di economia politica presso l'Università Bocconi. Questioni
spinose e quanto mai attuali a cui Daron Acemoglu, docente di
Economia applicata al MIT , risponde citando una nota frase di
Churchill «la democrazia è la peggior forma di governo».
«La democrazia - ha dichiarato - ha costi, ha imperfezioni e per
via dell'importanza riconosciuta al denaro non rappresenta il
paradiso dell'uguaglianza. In più il fatto di essere un sistema
aperto stimola la competizione e porta al rischio che a vincere sia
la parte sbagliata. Tuttavia - sostiene Acemoglu, eletto nel 2005
miglior economista under 40 - la democrazia ha parecchi vantaggi.
Flessibilità in primis". Un plus che la porta a prevenire, al
contrario di molte dittature, la sclerotizzazione.»
«La democrazia perfetta non esiste - ha precisato Raghuram Rajan -
direttore di ricerca del Fondo Monetario Internazionale. Molte
situazioni apparentemente democratiche non lo sono affatto". Al
contrario, situazioni considerate estremamente negative, possono
poi rivelarsi non così terribili come potrebbe sembrare di primo
acchito. Un esempio? La Cina. Non riconoscere il diritto di voto
per Rajan non rende necessariamente uno stato non democratico. La
democrazia infatti comporta molti altri aspetti.
«La Cina - riconosce Rajan non brilla certo di virtù - ma il
governo, vedi il caso del terremoto nel Sichuan, si è mobilitato
fortemente per aiutare il popolo. Al contrario la condotta degli
USA durante l'uragano Katrina fu deplorevole.»
Una tesi condivisa anche da Gerard Roland.
«Ci sono Paesi che non sono democratici, che non hanno istituti
eccellenti - ha detto il docente di economia presso l'Università di
Berkeley - ma che tuttavia adottano la meritocrazia, che premiano
le persone in base alle loro qualità. Un fatto questo che non
sempre accade nelle democrazie riconosciute dall'opinione
pubblica.»
«Quando parliamo di democrazia - avverte Roland - non dobbiamo fare
di ogni erba un fascio. Le non-democrazie in realtà sono molto
diverse tra loro.»
Riguardo al connubio mercato e democrazia i tre economisti hanno
infine sottolineato che la democrazia non è un input diretto alla
crescita bensì è un processo versatile.
«La democrazia - ha concluso Rajan - risponde sì alle esigenze
delle persone ma talvolta può reagire negativamente per la crescita
economica.»