Guerra Israele-Hamas: la situazione sul confine con il Libano

I 3.000 soldati ONU, di cui 1.500 italiani, sono allertati ma continuano il loro lavoro come previsto dalla Missione Unifil


Una base israeliana sul confine con il Libano.

Siamo riusciti a parlare con un funzionario dell’ONU che segue i rapporti con la stampa per l’Operazione Unifil che si sta svolgendo nel Libano meridionale dal 2006 impiegando 3.000 soldati, la metà dei quali italiani.
«La situazione è di minima allerta – ci ha detto, – e il lavoro continua. Più lento forse. Ogni tanto c’è uno scambio di attacchi da entrambe le parti, ma al momento non si può parlare di pericolo. I soldati non vivono nei bunker.»
La missione ONU ha la finalità di costruire un confine condiviso da entrambe le parti.
 
Quando in Libano siamo andati noi de L’Adigetto.it, gli incontri avvenivano una volta al mese all’interno di una costruzione collocata esattamente sul confine, segnato da una riga bianca. Le parti stavano sedute al tavolo, ma girandosi la schiena. Il che rende l’idea dei rapporti di allora, che non erano certo tesi come oggi.
Oggi, ci è stato detto, gli incontri avvengono dopo mesi e con una delegazione alla volta, non più insieme.
Ogni riunione serve per concordare dove verrà messo il prossimo «Blue pillar», il pilone blu Onu che ogni 50 metri sta a segnare il confine che poi verrà rispettato.
 
La missione venne decisa dopo che Hezbollah (il Partito di Dio dei libanesi) aveva avviato azioni terroristiche contro Israele. Gli Israeliani avevano creato un campo minato (con le loro micidiali mine antiuomo), che la missione ONU si è impegnata di bonificare.
Quando siamo andati noi erano i nostri ragazzi deputati a sminare i campi. Un lavoro delicatissimo e pericoloso.
Hezbollah, grazie alla presenza dei Cschi Blu, aveva deposto le armi. Tuttavia ogni tanto qualche razzo partiva verso Israele. E allora le basi israeliane vicine al confine si erano protette con delle reti. Ne vediamo una nella foto scattata da noi.
 
Oggi non sono più razzi ma missili. Le reti non bastano più e ad ogni razzo e colpo di mortaio hezbollah, Israele risponde adeguatamente con colpi di cannone.
Tuttavia, come ci ha detto il funzionario, anche se gli eventi tragici di Hamas hanno fatto alzare la cresta al mondo islamico e in particolare a Hezbollah, gli scambi militari col Libano sono abbastanza contenuti.
Insomma, anche se devono stare più attenti, i nostri ragazzi vanno avanti con la loro missione, senza correre - almeno per ora - alcun pericolo.
Se la situazione dovesse peggiorare, verremo informati sulle nuova disposizioni della Difesa.

G. de Mozzi