Il Coronavirus e l’economia – Di Daniele M. Bornancin
Una situazione di emergenza e preoccupazione per le imprese che devono affrontare un'economia di guerra
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Ci troviamo nel mezzo di un’epidemia che ha trasformato la realtà del nostro Paese, creando non poche difficoltà anche alle comunità del Trentino.
Un virus sconosciuto, inaspettato che si è infiltrato subdolamente tra la popolazione, nascondendosi dietro le spalle, colpendo migliaia di persone, con un numero elevato di morti, anche tra gli operatori sanitari.
Le immagini delle città e dei paesi è drammatica, un silenzio totale, strade e piazze vuote, esercizi pubblici chiusi; solo alcune attività rimangono aperte per le prime necessità della popolazione come le farmacie, i negozi di generi alimentari, i supermercati, le tabaccherie e i giornalai.
La lettura dei quotidiani è aumentata anche perché il giornale è un punto di riferimento per le famiglie, per le informazioni sui dati statistici dei contagiati e delle persone in quarantena.
La stampa online affronta l’emergenza epidemiologica con accurate comunicazioni delle iniziative messe in campo dall’Azienda sanitaria, dalla Protezione civile e dalla Provincia.
Un momento molto difficile, in primis per l’intera nazione, ma anche per i Paesi europei e internazionali che incominciano ad affrontare il problema.
Tutto si è fermato, solo i trasporti merci sono operativi, soprattutto per le consegne di cibi, farmaci e parafarmaci; treni cancellati, orari modificati e in parte annullati anche per i trasporti pubblici locali, autostrade con pochissimi veicoli in transito e con molti tratti liberi.
I video che le tv trasmettono, fotografano gli ospedali con molti casi di contagiati dal virus, medici e infermieri allo stremo delle proprie forze dopo giornate intense di lavoro senza sosta, per riuscire a gestire questa drammatica quotidiana realtà che oramai dura da qualche settimana, e che comunque affrontano con dedizione, impegno e grande professionalità.
In questo frangente, nonostante la mancanza di materiale sanitario e di protezione individuale si è riscontrato il grande sforzo, e la piena responsabilità del personale sanitario, nel cercare di salvare vite umane. Immagini emblematiche ovunque. Certamente tutto questo fa capire l’importanza della vita, che generalmente si da per scontata.
Una serie di Decreti Legge sono stati approvati per il comportamento da tenersi, per le tipologie di pubblici esercizi che devono rimanere chiusi, per i trasporti, per le esigenze lavorative e per le situazioni di necessità.
La lotta al coronavirus passa per una totale riduzione degli spostamenti e per il rispetto delle regole e delle indicazioni emanate dalla Provincia e dal Governo. Apposito decreto invita i cittadini a rimanere a casa ed a presentare, negli spostamenti in caso di controllo, specifiche autodichiarazioni già predisposte dagli uffici competenti.
Quel «restare a casa» che è non solo un invito, ma è il simbolo di ogni comunicazione giornalistica e televisiva, di fatto, è un obbligo per tutti.
La gente è stata spiazzata da tutte queste disposizioni, che portano ad una sorprendente solitudine che invade ogni essere umano.
Un particolare decreto «Cura Italia» riguarda il sostegno all’economia italiana.
Scenari futuri molto preoccupanti e pieni d’incognite per l’economia, che diventerà tra pochi mesi uno dei pazienti più gravi del coronavirus. Già ora alcune aziende industriali e artigianali hanno chiuso per periodi non brevi, sia per senso di responsabilità e sicurezza dei collaboratori, sia per la mancanza di ordinativi a medio termine, altre hanno intrapreso azioni di riorganizzazione aziendale con riduzione dei turni e delle giornate di lavoro.
Questa emergenza ha cambiato radicalmente anche le nostre abitudini lavorative perché, non potendo spostarsi da casa, si è reso necessario l’utilizzo del telelavoro e dello smart working.
Il lavoro da casa con appositi supporti informatici, forniti dalle aziende è un ottimo e autonomo sistema di innovativa organizzazione.
Anche le lezioni degli insegnanti delle scuole e delle università si svolgono attraverso sistemi video informatici; su YouTube, come pure le funzioni religiose sono trasmesse in streaming.
Una rivoluzione del modo di vivere di ogni famiglia e di ogni impresa, un sistema che ha inciso pesantemente sulle abitudini della vita quotidiana di ognuno.
Un quadro desolante, che ricadrà molto sul sistema produttivo, sul turismo, sui comparti dell’economia e metterà in difficoltà nei prossimi mesi le piccole e medie imprese di tutta Italia.
Le Associazioni di categoria assistono le aziende sulle varie possibilità, offerte dallo Stato e dalla Provincia, in materia di aiuti riconducibili all’emergenza epidemiologica in corso.
In una fase di emergenza, dove la responsabilità individuale e collettiva è fondamentale, le categorie imprenditoriali trentine, la Cassa di Trento e altre Organizzazioni del sistema Trentino hanno donato denaro a favore delle strutture sanitarie locali e si sono fatti promotori di raccolte fondi a favore dei reparti di terapia intensiva degli ospedali, per l’acquisto di strumentazioni e materiali idonei alla cura delle persone colpite dal virus.
Si prevede che i settori destinati a risentire maggiormente di questa situazione, se l’epidemia non sarà sconfitta in poco tempo, saranno: il turismo, i trasporti, e nell’immediato la ristorazione e l’alberghiero, le parrucchiere, estetiste e altre aziende di servizi alla persona. Difficoltà si sono già riscontrate per le produzioni agricole e lattiero casearie, per l’agriturismo e per le coltivazioni orticole. Un impatto che provocherà un rallentamento della crescita per i prossimi due anni. Un colpo molto duro per tutto il Paese.
L’Istituto Cerved evidenzia che, se l’emergenza non si arresta entro l’anno in corso, considerato che allo stato attuale l’economia è bloccata in tutte le aree più produttive del Paese, un’azienda su dieci dovrà dichiarare fallimento. Infatti, le conseguenze del contagio sono già evidenti: chiusure temporanee forzate delle imprese, rallentamenti e sospensioni nella produzione, calo del fatturato fino al 20%, contrazione generalizzata della domanda.
È previsto un peggioramento del capitale circolante netto e un significativo aumento dei debiti, a breve e medio termine.
Il Governo, anche sulla base delle stime di vari Istituti di ricerca, ha varato il 16 marzo scorso un Decreto chiamato «Cura Italia» finalizzato al sostegno all’economia, dove sono attivate misure speciali per le imprese e per le famiglie e un corposo sostegno alla sanità, con ampliamento e ristrutturazione di ospedali, costruzione di nuove realtà ospedaliere e un’importante procedura per l’assunzione di giovani medici e operatori sanitari, uno snellimento degli appalti per l’acquisto di macchinari, attrezzature e strumentazioni sanitarie.
Le principali misure messe in cantiere riguardano:
- Cassa integrazione ordinaria semplificata,
Cassa integrazione in deroga fino a nove settimane, per tutti i lavoratori, per ogni settore produttivo anche per le aziende sotto i sei dipendenti, compresi gli agricoli non coperti dalla cassa integrazione ordinaria, per le imprese che hanno sospeso, interrotto o cessato l’attività.
- Sospensione dei pagamenti delle tasse e dei mutui, per tutto il territorio nazionale,
- Contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati alle imprese produttrici di mascherine o ad aziende che convertono o integrano la propria attuale attività con la produzione di dispositivi medici di protezione individuale (qualunque impresa potrà produrre mascherine) o nuove strumentazioni sanitarie,
- Credito d’imposta per la sanificazione degli ambienti di lavoro, pari al 50% per spese fino a 20 mila euro per azienda e pari al 60% del canone di locazione di negozi,
- Bonus per lavoratori autonomi per il periodo d’inattività, per gli stagionali e per i contratti a termine
- Preclusione per sessanta giorni, dal 18 marzo (data di pubblicazione del decreto), delle procedure di licenziamento collettivo, ossia per lo stesso periodo nessun datore di lavoro, a prescindere dal numero dei dipendenti, può licenziare anche per giustificato motivo oggettivo ai sensi delle leggi in vigore.
- Autorizzazione fino a 20 miliardi di euro dell’emissione di Titoli di Stato per il 2020, anche per la coperture delle spese derivanti dal decreto in questione.
Fondamentale, per tutti i Paesi Europei, per le Regioni, Provincie e Comuni, l’avvenuta sospensione, da parte della Comunità Europea, del rispetto del Patto di stabilità che prevede un debito pubblico inferiore al 3% del prodotto interno lordo.
Un’importante azione di flessibilità sulle regole del bilancio degli enti pubblici, una libertà ai Paesi Europei di gestire tutte le necessità conseguenti all’emergenza sanitaria in atto.
Questa responsabile decisione consentirà anche all’Italia di supportare i sistemi sanitari e le necessità sociali ed economiche.
Tutto questo nella consapevolezza che nessuno Stato può fronteggiare questa situazione in via solitaria, ma è necessario riunire le forze e lavorare insieme.
Il Governo, in base alla «flessibilità contabile», potrà individuare e gestire le più idonee forme di aiuto e di sostegno alle imprese per uscire da questo difficile momento e per una rinascita del sistema produttivo di tutti i comparti, per continuare ad essere, come italiani che lavorano, esempio concreto, di volontà, di forza e di amore verso la propria terra.
Certo, bisogna essere convinti che il conto della nostra economia alla fine sarà molto salato, le ricadute saranno pesanti e toccheranno anche il Trentino, pertanto è indispensabile da subito adottare, ad esempio, criteri di semplificazione per le gare d’appalto, per così aprire gli investimenti pubblici e per aiutare concretamente i Comuni ad avviare opere e edificazioni, con il coinvolgimento delle imprese edili.
La Giunta Provinciale davanti a questa dura realtà, piena d’incertezze per il futuro, davanti a un Trentino fermo, bloccato e preoccupato, ha messo in campo una serie di misure focalizzate sull’emergenza sanitaria, racchiuse nella L. P.50/2020, approvata il 13 marzo scorso, che rappresentano una prima risposta alle esigenze più immediate che si manifestano in capo agli operatori economici e ai lavoratori del sistema produttivo trentino e in aggiunta agli interventi statali.
Le risposte nell’immediato, per far fronte alle difficoltà delle imprese, si possono così riassumere:
l’attivazione di un Fondo strategico per il reddito, un protocollo con le banche e il Confidi, (già firmato) che consente di spostare le date di pagamento delle rate di mutuo per le aziende, con misure più vantaggiose e di accedere a prestiti per la liquidità a tasso zero, poiché gli interessi saranno posti a carico della Provincia.
Per non ridurre la liquidità alle imprese è differito a dicembre 2020, il pagamento della rata IMIS in scadenza in giugno.
Un aiuto alle società e soggetti che organizzano: manifestazioni, eventi e iniziative culturali e di promozione locale, anche per i costi già sostenuti di eventi fissati e che si sono dovuti annullare per l’epidemia.
Per lo sblocco delle risorse finanziarie per gli investimenti pubblici è prevista una nuova procedura di semplificazione e accelerazione, per valorizzare le imprese presenti sul territorio.
Allo scopo, per l’intera durata dell’emergenza, si può procedere con invito a un congruo numero d’imprese, una sorta di procedura ristretta; inoltre è estesa la procedura negoziata per importi fino a 2.000.000 di euro, per favorire in tal modo le piccole e micro aziende operative da anni sul territorio trentino.
Per questa Legge è stato stanziato un milione di euro per il 2020 e lo stesso importo per il 2021.
Le misure economiche, sia della Provincia, sia dello Stato, sono fondamentali, ma poiché questa crisi non ha precedenti, non si può continuare a discutere per mesi, per attuarle, ma bisogna intervenire il più velocemente possibile, in quanto se mancano i ricavi, come si è verificato in queste ultime settimane, come potranno le piccole e medie imprese far fronte ai costi, alle tasse e alle altre spese generali? Forse è necessario un giusto bilanciamento.
Sicuramente anche lo spostamento di qualche mese del pagamento delle tasse è necessario, non dimentichiamo che o prima o dopo queste benedette tasse gli imprenditori di ogni settore devono comunque pagarle.
Per quale ragione non tentare, dopo le necessarie verifiche amministrative e di rispetto delle norme in vigore, di ridurre dal 10 al 20 per cento il valore annuale delle tasse di ogni impresa in base al fatturato dichiarato nella denuncia dei redditi del 2018?
Si, questa può essere vista come una stranezza, ma sicuramente apprezzata dagli imprenditori di ogni settore, per meglio consentire alle loro aziende di superare con più forza questo periodo e continuare la propria attività con entusiasmo e determinazione, per ripartire così meglio di prima.
Non si dimentichi poi, che niente è più necessario delle relazioni aziendali, dei legami, perché al di fuori di una rete di relazioni imprenditoriali efficaci non si può vivere intensamente la propria azienda. Convinciamoci insieme che l’unione e la collaborazione sono i moventi della vita di ognuno e anche delle imprese, siano esse piccole, medie o grandi.
Sotto il peso degli avvenimenti di questo periodo rimane a tutti noi l’obbligo di fare una profonda riflessione.
A cura di Bornancin Daniele Maurizio