Venerdì 15 novembre, ore 20.45, Teatro Comunale di Pergine
«Nel tempo che ci resta»: elegia per Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
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Il Teatro di Pergine da ufficialmente il via alla Grande Stagione 2024-2025 con uno spettacolo che parla delle due figure simbolo della lotta alla mafia in Italia: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
La produzione Campo Teatrale, Teatro dell’Elfo «Nel tempo che ci resta. Elegia per Giovanni Falcone e Paolo Borsellino» andrà in scena venerdì 15 novembre alle 20.45 al Teatro di Pergine.
Il testo e la regia di César Brie raccontano le anime di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino, Agnese Piraino Leto e Tommaso Buscetta, interpretati da Marco Colombo Bolla, César Brie, Elena D’Agnolo, Rossella Guidotti, Donato Nubile.
Un cantiere abbandonato a Villagrazia, il luogo dal quale partì Paolo Borsellino per andare incontro alla morte. In questo cantiere un uomo fa rotolare per terra delle arance.
Tra le lamiere appaiono 4 figure che il profumo delle arance ha tolto dalle ombre. Si chiedono dove sono, qual é la terra in cui si trovano. Si riconoscono. Sono le anime di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e Agnese Piraino Leto.
L’uomo che ha lanciato le arance si presenta. É Tommaso Buscetta, il pentito di mafia. Le anime delle due coppie e del pentito, si raccontano in questo cantiere abbandonato.
I personaggi di quest’opera sono cinque e sono tutti morti. Agnese la moglie di Paolo è stata l’ultima ad andarsene. Per vent’anni aveva cercato inutilmente la verità.
Prima di lei se n’era andato il pentito che aveva fornito le chiavi a Giovanni e Paolo per capire la mafia dall’interno.
Dieci anni prima della sua uscita di scena, nell’arco di due mesi, in quella sciagurata estate del 92, erano stati uccisi Giovanni e Francesca e poi Paolo.
Si ritrovano da morti, in un cantiere abbandonato, tra resti di macerie e lo sfondo del mare, per raccontarsi e raccontarci cosa è successo prima e cosa è accaduto dopo.
I morti non serbano rancore, ricordano con precisione, intrecciano fatti, accadimenti, segnali, indizi. Avevano visto e previsto tutto, anche la cattiveria e il tradimento.
La lotta alla mafia, le vittime, i tradimenti, i pensieri, le vicende personali e pubbliche, la trattativa, l’isolamento, le menzogne, il senso di dovere e l’amore si intrecciano in questa ricostruzione di ciò che è accaduto e di ciò che continuerà ad accadere.
Così i morti ricompongono la mappa devastata di un paese che amavano ma che non accettavano e proprio perché lo amavano e non lo accettavano, cercavano di cambiarlo. Ed è l’amore che viene fuori da questa scena, malconcio, pieno di polvere e detriti.