Che fine hanno fatto al termine della Grande Guerra?

Caddero le dinastie messe in crisi dalla guerra – La Russia: Nicola II Romanov e l’intera famiglia furono sterminati a Ekaterinburg il 17 luglio 1918

Nicola II Romanov, Carskoe Selo 18 maggio 1868 – Ekaterinburg 17 luglio 1918.
 
I Romanov (in russo al plurale Romanovy) erano la seconda dinastia imperiale russa, ascesa al trono dopo l'estinzione del ramo imperiale della dinastia Rjurikidi alla fine del XVI secolo.
La linea maschile dei Romanov (1613-1730) si estingue con Pietro II di Russia, mentre quella femminile si estingue nel 1762 con la zarina Elisabetta.
Ad essa succedette il nipote Pietro Ulrico di Holstein-Gottorp, del Casato degli Oldenburg, la cui moglie sarà l'imperatrice Caterina la Grande.
Benché, genealogicamente, Pietro III si sarebbe dovuto chiamare Holstein-Gottorp-Romanov, egli e tutti i suoi successori mantennero l'originario cognome.
I Romanov regnarono fino al 1917, quando vennero deposti durante la rivoluzione di febbraio: molti di loro furono uccisi dopo la rivoluzione d'ottobre ad opera dei bolscevichi, altri fuggirono all'estero, soprattutto in Francia, Inghilterra e Stati Uniti.
L'ultimo zar della dinastia Romanov ed in generale della Russia, fu Nicola II.
Condannato a morte dal soviet degli Urali, egli, e con lui tutta la sua famiglia, fu fucilato a Ekaterinburg, fatto a pezzi e bruciato (nelle fiamme o attraverso l'uso di acido solforico) da alcuni bolscevichi; i corpi sono ora sepolti a San Pietroburgo, nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo.
 

Nicola II nel 1893.
 
Nel gennaio 1917 le prime proteste in seno alla Duma (il parlamento russo) e ai movimenti operai si intensificano nella capitale; escono i primi opuscoli bolscevichi che invitano l'esercito a rovesciare il governo: diventa chiaro a San Pietroburgo che un'iniziativa a favore della Duma da parte del sovrano è indispensabile per evitare il tracollo della corona.
Nonostante il pensiero del sovrano si fosse evoluto rispetto al 1905, Nicola II non aveva compreso che la situazione corrente esigeva riforme tempestive e un cambiamento dei vertici, unico modo di scongiurare la crisi interna in tempo di guerra.
I rifornimenti alle città erano infatti dimezzati, lunghe file per i viveri si formavano nelle strade, i primi soviet di operai e soldati si riunivano sotto la pressione dei bolscevichi e i repubblicani premevano sulla Duma affinché si effettuasse un cambio ai vertici in grado di salvare il Paese dal crollo totale.
 
Il 23 febbraio 1917 a Pietrogrado il popolo insorse per la mancanza di rifornimenti alimentari e la polizia zarista si schierò questa volta dalla sua parte.
Il blocco delle ferrovie e dei telegrafi isolò il sovrano, che venne informato solo a fatti avvenuti che la Duma aveva preso il potere nella capitale.
Dopo aver consultato alcuni ufficiali, deputati e generali, sfinito dalla stanchezza e dall'impossibilità di reagire, il 14 marzo 1917 lo Zar decise di abdicare.
Le intenzioni iniziali di Nicola II sono di trasmettere il trono al figlio Aleksej, tuttavia prima di firmare chiede di cambiare il successore al trono nella persona di suo fratello Michail. Questo perché, spiegherà in seguito, temeva che il figlio malato potesse essere separato dalla famiglia (per la quale era previsto l'esilio).
Nicola II aveva pensato di trasferirsi nella sua residenza vicino a Jalta, in Crimea, confessando il desiderio di dedicarsi all'agricoltura.
 

L'unzione dello Zar Nicola II.
 
Dopo l'abdicazione, mentre il fratello veniva informato della sua decisione, il treno dell'ex-zar, impossibilitato a proseguire per Carskoe Selo, ritornava a Mogilëv.
Lì, il 17 marzo l'ex-zar, che aveva mantenuto solo il titolo di colonnello e si trovava in stato di arresto, ottenne il permesso di incontrare la madre, l'ex-imperatrice vedova Marija Fëdorovna.
 
Il 21 marzo il colonnello Romanov parte dal quartier generale per raggiungere finalmente Carskoe Selo da prigioniero politico.
Il 22 marzo il prigioniero colonnello Romanov arrivò a Carskoe Selo, dove si ricongiunse con la sua famiglia e una piccola parte del seguito, anch'essi prigionieri.
Durante gli arresti domiciliari, la famiglia Romanov passava molto tempo in lavori di giardinaggio e orticoltura, sebbene subissero costantemente gli improperi e gli scherni delle guardie addette alla loro sorveglianza.
 
Nicola Romanov ricevette inoltre la visita del capo del Governo Provvisorio, Aleksandr Kerenskij, dal quale ottenne il permesso di rivedere il fratello Michail e di prolungare il tempo passato all'aria aperta per sé e per i figli.
Kerenskij, in seguito all'aggravarsi della situazione politica per il governo, decise per ragioni di sicurezza di trasferire i membri della famiglia Romanov in Siberia.
Oltre a Nicola e alla sua famiglia, che furono trasferiti a Tobol'sk, altri aristocratici tra cui il fratello dello zar Michail e la sorella della zarina, Elisabetta Fëdorovna, verranno trasferiti in varie località siberiane.
Nei progetti di Kerenskij era previsto – qualora la situazione si dovesse calmare – l'espatrio almeno per la moglie e i cinque figli dell'ex-sovrano, ma gli eventi precipitarono.
 

Nicola II al Consiglio di Stato.
 
In seguito alla Rivoluzione d'ottobre e alla salita al potere di Lenin, il Soviet degli Urali reclamò i prigionieri.
Nell'estate del 1918 in seno al partito bolscevico si consumava una prima lacerazione: da una parte Trotsky avrebbe voluto trasferire Nicola a Mosca per giudicarlo in un plateale processo, trasferendo al contempo la famiglia all'estero. Dall'altra Sverdlov suggeriva una soluzione immediata e intransigente nei confronti di tutti i rappresentanti dei Romanov.
In particolare, il radicale Soviet di Ekaterinburg si fece portatore principale di questa corrente: più volte inviò distaccamenti di guardie rosse a Tobol'sk nel tentativo di rapire i prigionieri, ma senza successo.
Tuttavia quando, nell'estate del 1918, Mosca mandò un plenipotenziario a discutere per un prelevamento dell'ex zar e dei suoi, il Soviet di Ekaterinburg intercettò il convoglio e costrinse gli uomini di Mosca a riconsegnare i prigionieri poiché il trasferimento «non risultava autorizzato».
 
A Ekaterinburg era già stato deciso di trasferire i Romanov nella palazzina del mercante Ipat'ev, confiscata per l'occasione e rinominata «Casa a destinazione speciale».
Lì i prigionieri condivisero l'abitazione con le guardie addette alla loro sorveglianza e furono sottoposti da queste ultime a numerose angherie.
Vista l'avanzata della «Legione cecoslovacca» appartenente all'Armata Bianca controrivoluzionaria, il soviet locale diede ordine di accelerare i tempi dell'esecuzione.
L'operazione fu affidata a un commissario della Čeka, Jakov Jurovskij, il quale subito si occupò di organizzare la fucilazione e il successivo occultamento dei corpi.
Di fronte al diniego di numerosi čekisti che si rifiutavano di sparare sull'intera famiglia, fu creato un commando composto da ex prigionieri di guerra austriaci e ungheresi.
 

Un dipinto della Rivoluzione di Ottobre.
 
Nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918 Jurovskij svegliò l'ex imperatore e la famiglia, dando l'ordine di preparare i bagagli per una partenza.
Sgomberate le stanze che occupano, i Romanov e gli altri prigionieri furono condotti nello scantinato della casa e Jurovskij ordinò di disporsi per una fotografia di notifica, dopodiché chiamò il commando.
Secondo quanto testimoniarono Jurovskij e altri membri del commando, quando venne letta la sentenza l'ex imperatore si rivolse al commissario con una frase confusa: «Cosa? Cosa?»; ripetuta frettolosamente la sentenza Jurovskij diede l'ordine di far fuoco.
Jurovskij dovette chiamare ex-prigionieri di guerra austro-ungarici che avevano aderito alla Rivoluzione e ai quali spiegò tutto in tedesco (la lingua madre della zarina, nipote della regina Vittoria).
 
L'esecuzione durò venti minuti. Nella confusione che seguì, il primo a cadere fu Nicola II; poi la moglie Aleksandra Fëdorovna; i membri del séguito, il medico dottor Botkin, l'inserviente Trupp, il cuoco Charitonov; i cinque figli, Ol'ga, Tat'jana, Marija, Anastasija, Aleksej, e la dama di compagnia Anna Demidova, tre figlie (non identificate), rannicchiate in un angolo, non morirono all'istante e fu necessario finirle con le baionette.
Durante il trasporto dei cadaveri, furono rinvenuti anche i corpi di Jimmy (il cane di Anastasija) e Ortino (il bulldog di Tat'jana).
Jurovskij dichiarerà: «I gioielli e i diamanti cuciti negli abiti facevano rimbalzare i proiettili sui corpi delle donne che, ferite e spaventate, non smettevano di dibattersi in preda al dolore e al terrore. Il mio aiutante dovette consumare un intero caricatore e poi finirle a colpi di baionetta».
 

Deposto, in attesa di destinazione.
 
I corpi vennero portati nel vicino bosco di Koptiakij e, dopo una previa divisione (sono bruciati a metà strada i corpi di Aleksej e Marija), vennero denudati, fatti a pezzi e gettati nel pozzo di una vecchia miniera.
Dai corsetti traforati dai proiettili uscirono strani bagliori: erano infatti diamanti.
I soldati si affrettarono a svestire i corpi e rimuovere i preziosi; trovarono anche svariati fili delle leggendarie perle della zarina Alessandra cuciti nella stoffa della cintura.
Jurovskij tornò in paese con nove chili di gioielli in borsa (quando l'Armata bianca giunse - una settimana dopo - sul luogo della sepoltura, vi trovò alcune pietre cadute nella confusione e un diamante a goccia di 12 carati, sfuggito agli occhi dei carnefici).
Quindi i resti furono sciolti con acido solforico e infine dati alle fiamme: era necessario che i controrivoluzionari non trovassero alcuna traccia dell'esecuzione avvenuta.
 
Il giorno seguente all'esecuzione, Sverdlov, interrompendo i lavori del comitato centrale di Mosca, mormorò qualcosa a Lenin; quest'ultimo allora disse ad alta voce: «Il compagno Sverdlov ha da fare una dichiarazione». «Devo dire» continuò Sverdlov «che abbiamo ricevuto notizie da Ekaterinburg. Per decisione del Soviet regionale, è stato fucilato Nicola II in un tentativo di fuga mentre le truppe cecoslovacche si avvicinavano alla città. Il presidium del comitato esecutivo centrale panrusso approva tale decisione».
Seguì un silenzio generale, fino a quando Lenin non propone di continuare il lavoro interrotto.
Il comunicato ufficiale alla popolazione fu diramato solo il 20 luglio.
Il 30 luglio arrivò a Ekaterinburg l'Armata Bianca e arrestò alcuni uomini dell'Armata Rossa che avevano partecipato indirettamente al crimine, iniziando l'indagine per scoprire il mistero della famiglia che porterà, anni dopo, alla definitiva certezza che quel giorno non fu risparmiato nessuno.
 

Nicola II a Ekaterinburg taglia la legna col figlio per scaldarsi.
 
Nel 1990 i corpi furono ritrovati in una fossa poco profonda rinvenuta in un bosco di betulle alla periferia di Ekaterinburg e identificati con la tecnica forense convenzionale delle impronte genetiche; sono state eseguite anche analisi del DNA mitocondriale, pubblicate nel 1994.
Mancavano però i resti dello zarevic Aleksej e di una delle due più giovani granduchesse, Marija o Anastasija, probabilmente bruciati dopo l'esecuzione come attestano le note di Jurovskij.
Il 16 luglio 1998 la famiglia imperiale è inumata nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo in seguito a un funerale di Stato presenziato dal presidente Boris El'cin.
 
Il 23 agosto 2007 uno dei prosecutori dell'inchiesta sui due corpi scomparsi, Sergeij Pogorelov, ha dichiarato da Ekaterinburg che «delle ossa trovate in un'area di terra bruciata presso Ekaterinburg appartengono a un ragazzo e a una ragazza all'incirca della stessa età di Aleksej e di una delle sue due più giovani sorelle».
Lo scienziato locale Nikolaj Nevolin dichiarò che un test sui resti sarebbe presto stato avviato. Il 28 settembre fu stato annunciato dalle autorità regionali che la probabilità che le ossa appartenessero ai due figli di Nicola II era «molto alta».
 
Il 30 aprile 2008, in seguito alla pubblicazione dei test del DNA da parte del laboratorio statunitense che aveva in esame i resti ritrovati nell'estate, vengono definitivamente identificati i corpi della granduchessa Marija e dello zarevic Aleksej.
Lo stesso giorno le autorità russe comunicano ufficialmente che l'intera famiglia è stata identificata.

GdM
 
Si ringrazia Wikipedia per le note e le foto.