Il Festival della Cooperazione: dove guarda l’economia civile?
L’economista Stefano Zamagni: «La competizione anche nell’era della globalizzazione ha bisogno dei territori»
La differenza è sottile, eppure profonda: l’economia politica, della polis, si mostra oggi con il volto del turbo-capitalismo, quello che sfrutta i territori e li abbruttisce, che insegue la massimizzazione dei profitti, premia la rendita e si eccita con la finanza speculativa.
L’economia civile mette al centro le persone, i loro bisogni, ricerca la felicità. Utopia? Tutt’altro, e l’esperienza cooperativa lo dimostra.
«Occorre distinguere tra l’io e il noi: si può essere ricchi anche da soli, ma per essere felici bisogna essere almeno in due», – ha affermato Michele Dorigatti (Federazione trentina cooperazione) introducendo l’incontro di oggi al Festival Economia con l’economista Stefano Zamagni dal titolo «dove guarda l’economia civile».
Il ruolo dei territori diventa fondamentale.
«Il territorio è molto più che un insieme di imprese, ha una coscienza, una storia, persone che ci vivono ed esprimono motivazioni ben precise. Ecco perché noi oggi scopriamo un nuovo modo di intendere la competizione globale». – Parole di Stefano Zamagni, economista e fondatore della Sec, Scuola di economia civile.
Hanno successo quelle imprese che operano nei territori di successo.
«Concretamente questo vuol dire che dobbiamo superare la dicotomia tra la smart city e la social city tra l’innovazione delle start-up e chi si fa carico delle condizioni di vita delle persone.
«La cooperazione, che combina la dimensione economica e tecnologica con quella sociale, tornerà a giocare un ruolo attivo.»
Il Trentino è cresciuto, a lungo e molto, grazie anche alla presenza generativa delle imprese cooperative, della loro filosofia imprenditoriale, del loro patrimonio valoriale.
La riforma del credito e il rischio di involuzione
Il modello economico cooperativo svolge inoltre una funzione di contenimento delle disuguaglianze sociali. Nasce dal territorio e continuerà a vivere sul territorio.
«Un territorio – ha affermato la vicepresidente della Cooperazione Trentina Marina Castaldo – che pare destinato a perdere decine di cooperative di credito, spinte ad aderire ad un gruppo nazionale operante secondo la logica del capitale, non può che creare un pericoloso impoverimento e sbriciolamento del patrimonio imprenditoriale cooperativo locale.
«Se la riforma del credito, voluta dal Governo, non terrà nel giusto conto le specificità del territorio, i rischi di una involuzione, di una regressione appaiono chiari: avremo meno libertà generativa, meno bio-diversità imprenditoriale, meno democrazia economica, meno partecipazione di cittadini e di soci, meno autogoverno delle comunità.»