Il monito del presidente Dorigatti alla vigilia del 2015
E il nostro commento di fine anno, che come sempre si innesta su quello delle nostre istituzioni: possiamo tenere la testa alta nello scenario europeo
Riportiamo qui di seguito l’intervento di fine anno pronunciato dal presidente del Consiglio provinciale di Trento Bruno Dorigatti. Ricordiamo che il presidente del Consiglio ha un ruolo istituzionale fondamentale e per questo particolarmente vocato ad ascoltare le istanze dei cittadini. Se il presidente della Giunta gestisce il potere esecutivo, Bruno Dorigatti rappresenta in sostanza gli elettori. È a lui che si rivolgono spontaneamente se ritengono opportuno presentare istanze alla massima istituzione della nostra Autonomia. E Dorigatti non ha mai tradito queste aspettative. Noi siamo sostanzialmente d’accordo col presidente Dorigatti, salvo alcune considerazioni che – come di consueto – esprimiamo anche noi a fine anno. Il «Los fon Trient», giustamente rievocato come spesso fa il nostro giornale indicandolo come momento fondamentale per le autonomie di Trento e di Bolzano, è secondo noi ampiamente superato oggi dalla storia e dai fatti. Trento e Bolzano non sono mai stati così vicini e così concordi in tutto come dopo la separazione. Noi, che abbiamo vissuto in età giovanile la Notte dei Fuochi, restammo commossi quando Durnwalder – rispondendo a una nostra domanda in merito – disse (commosso anche lui) «il passato è passato, mai stati così vicini al Trentino». Toccare lo Statuto di autonomia in un momento in cui tutto il Paese ci invidia, potrebbe invece essere - secondo noi - pericoloso. Quando c’è una tempesta, vanno ammainate le vele e issata la tormentina. Se poi si intravvede il blu e la pioggia che va, possiamo anche cogliere l’occasione. Ricordiamo però che chiudere la Regione non è come chiudere un negozio. Secondo noi il gran passo potrà essere fatto solo quando il Trentino e l’Alto Adige potranno diventare due regioni a tutti gli effetti. Infine, due parole sullo stress politico cui fa cenno il presidente Dorigatti. Sia il sottoscritto che Dorigatti ricordiamo i tempi davvero difficili del dopoguerra, quando in parlamento si scontravano due ideologie, due mondi, due soluzioni esistenziali. Eppure, mai in quei momenti si è pensato di interrompere il dialogo. Mai. Oggi basta una sciocchezza qualsiasi per far chiedere le dimissioni del Presidente e per condannare senza riserve comportamenti che francamente sembrano davvero marginali nell’economia della vita politica del Trentino. I problemi della nostra Autonomia sono ben altri. Dopo secoli di povertà autentica e sempre accettata con dignità, la nostra gente si è trovata non più costretta a fare le valige per partire alla ricerca di lidi migliori. Risale ai tempi dell’alluvione del 1966 il giro dei boa. Oggi che stiamo bene al punto di far invidia a regioni che ci hanno sempre considerati marginali, dobbiamo ricordarci e ricordare che si tratta di conquiste fatte sulla nostra fatica, sui nostri sacrifici e sulla nostra serietà. Oggi il TG5 ha fatto un paragone che vale più di una campagna pubblicitaria. Citando gli stipendi dei dipendenti pubblici della Regione Sicilia, ha detto «Sono quindici volte più alti di quelli del Trentino». Per non dimenticare il volontariato, la solidarietà individuale e quella istituzionale. È un momento in cui l’Europa intera ci guarda. E per una volta possiamo sostenere lo sguardo. Quello che abbiamo oggi, non solo ce lo siamo conquistato in anni di sacrifici, ma siamo disposti a condividerlo con chi sta peggio di noi. GdM. |
Il presidente Bruno Dorigatti ha incontrato questa mattina i giornalisti per un punto di fine anno. Ha esordito sottolineando l’operatività del Consiglio provinciale, che ha prodotto 56 disegni di legge, 1.000 interrogazioni, 70 mozioni, 2 conferenze d’informazione, come emergerà dal bilancio sociale 2014 in corso di elaborazione.
Il deposito di petizioni e proposte di legge popolare dimostrano poi – ha detto Dorigatti – la voglia di partecipazione e una importante vitalità del tessuto sociale trentino.
Fenomeno da guardare con grande attenzione è invece quello delle numerose trasmigrazioni di soggetti politici da forza a forza, in contraddizione con la fotografia uscita dalle urne elettorali un anno fa.
Il presidente ha parlato di periodo difficile e complesso, non ha nascosto il rischio «che a fine legislatura si lasci un Trentino peggiore di quello trovato nel 2013».
Per scongiurarlo, servono investimenti del pubblico e del privato, serve puntare su formazione, ricerca e cultura.
Dorigatti ha invitato a coltivare la solidarietà («non tanto quella assistita dall’intervento pubblico, ma anche quella naturale e spontanea della comunità trentina»), la memoria storica, la collaborazione tra le parti sociali.
Ancora: ci devono essere meno egoismi di parte e più consapevolezza di come la crisi abbia già cambiato il Trentino.
Più fiducia, inoltre, nella possibilità di rimettere in moto la crescita puntando sulla concertazione, che è stata lo strumento principe per integrare l’economia e la giustizia sociale.
Proprio come si fece negli anni ’80, trovando soluzioni alle tante crisi aziendali e inaugurando una fase economica positiva.
La crisi della politica e della società
«Vedo più fibrillazioni che proposte. Al Trentino serve un progetto di rilancio, servono scelte. Non serve invece la politica roboante degli annunci, che va di moda da Roma in su e spesso porta avanti soluzioni nemmeno costruite sul confronto con le parti interessate».
Dorigatti ha osservato che in generale si avverte una minore autorevolezza delle istituzioni e ci sono troppe intelligenze che abbandonano quindi il campo della politica. Il declino, peraltro, è a più ampio ventaglio: stentano a farsi strada leadership riconosciute, le parti sociali e le organizzazioni datoriali faticano ad innovare il loro ruolo.
«Per rilanciarsi, la politica deve partire da un assunto: nella complessità del presente, la conoscenza necessaria a prendere decisioni pubbliche che corrispondano all’interesse generale non è concentrata nelle mani di pochi, ma diffusa tra molti soggetti, pubblici e privati, e tutti possiedono un piccolo o grande frammento di ciò che è utile. Per questo, serve costruire processi decisionali aperti, che coinvolgano tutti i portatori di conoscenza, li convincano a partecipare, ne promuovano il confronto.»
La coalizione al governo provinciale
«La maggioranza politica provinciale ha retto gli urti con un apprezzabile grado di coesione, ma i problemi emersi hanno contribuito a definire ulteriormente il profilo di gravità dell’attuale situazione in Trentino.
«È opportuno che il nuovo anno si apra all’insegna di un rafforzamento delle ragioni della coalizione di governo, abbiamo bisogno di rilanciare in avanti l’originale progetto che ci ha fin qui distinti, senza voler marcare le differenze e senza immaginare scenari diversi da quelli fin qui ampiamente condivisi dall’Elettorato.»
Terzo Statuto di autonomia
«Non possiamo aspettare, né restare fermi perché a Roma la situazione non ci è propizia. Noi dobbiamo preparare un nostro progetto di revisione statutaria, aprendo una fase costituente in stretto raccordo fra Trento e Bolzano, sull’esempio della storica Commissione dei 19.
«A Bolzano dico basta con il los von Trient e con nostalgie di una piccola Heimat. Se cade Trento, cade anche Bolzano, nonostante l’ancoraggio internazionale. Dimostriamo invece di essere uniti e propositivi, puntiamo all’autonomia integrale e in questo disegno complessivo rilanciamo anche l’ente Regione, senza il quale non ha nemmeno senso investire in direzione Euregio. La Regione può essere l’ente cui assegnare le competenze che hanno a che fare con i diritti civili e con l’Europa.»
Dialogando con i giornalisti e rispondendo ad alcune domande puntuali, il presidente ha poi toccato ancora altri temi.»
Il progetto trilinguismo di Rossi
Lo condivido in pieno, voglio pensare che tra una decina di anni tutti i trentini siano capaci di parlare il tedesco. Dico il tedesco, prima di altre lingue, perché noi abbiamo Salorno qui a due passi, è con questo mondo che dobbiamo e possiamo relazionarci. Lo ammetto: quando vado a Bolzano e per ascoltare i colleghi politici devo indossare le cuffie, mi vergogno, perché loro non devono fare altrettanto quando scendono a Trento”.
Il rapporto con la Giunta Rossi
“E’ un buon rapporto, che non impedisce a legislativo ed esecutivo di mantenere i rispettivi punti di vista e in particolare al Consiglio di difendere le proprie prerogative e responsabilità”. Il presidente ha ribadito che l’emendamento da 89 milioni di euro, approvato per errore dall’aula sulla manovra finanziaria, era stato vagliato dagli uffici di palazzo Trentini ed era ammissibile.
Jobs Act e art. 18
Dorigatti ha detto apertis verbis che «non è tagliando i diritti dei lavoratori che si crea sviluppo. Vivere quarant’anni di lotte e poi vedere cancellati appunto dei diritti dalla notte alla mattina, non è certamente un bel momento.
«Ricordo 40.000 firme dei trentini per difendere l’articolo 18, dico 40.000. E affermo che i diritti vanno estesi, non compressi, se si vuol fare crescere la società».
La vicenda vitalizi
«E’ stata approvata una legge regionale di riforma, vorrei che gli ex consiglieri la rispettassero e restituissero le somme richieste, per non arrecare altro danno all’immagine della nostra autonomia.»