Sono 8 le osterie trentine del cuore – Di Giuseppe Casagrande
Slow Food ha confermato le «chiocciole» a Boivin, Morelli, Nerina, Tre Chiavi, Fiore e Maso Santa Romina – New entry: Rifugio Maranza e Lusernarhof

Varesco premiato per l'Osteria Morelli di Canezza e per Cà Stalla di Castel Pergine e la moglie Antonella.
Tipicità territoriale della cucina, rigorosa selezione delle materie prime, anche povere, ma di prossimità (con grande attenzione in particolare ai Presìdi Slow Food), cantina che privilegia i vini locali, accoglienza familiare e soprattutto il prezzo, un prezzo giusto.
Dopo la forzata assenza dello scorso anno, sono tornate, per la gioia dei buongustai, le famose chiocciole che ogni anno vengono assegnate dalla Guida «Osterie d'Italia», sussidiario del mangiarbere all'italiana.
L'edizione 2022 sui 1.713 locali recensiti ne contempla 246 e valgono quanto una stella Michelin poiché sono lo specchio della ristorazione italiana più autentica. Quella delle trattorie, delle osterie, degli agriturismi e di quei luoghi del cibo e del cuore che ogni giorno sono frequentati da milioni di persone.
Otto sono le chiocciole assegnate al Trentino con due (meritatissime) new entry: il Rifugio Maranza e il Lusernarhof, il ristorante dell'Alpe Cimbra che dall'altopiano di Luserna, paesino di 250 abitanti posto a 1.33 metri sul livello del mare, domina la Valdastico.
Motivazione: «Oltre vent'anni di resistenza sull'altopiano, mai fermi, alla ricerca di un continuo miglioramento».
Confermate le chiocciole, simbolo di eccellenza, al Maso Santa Romina di Canal San Bovo, all'Osteria della Locanda Fiore di Poia (Comano Terme), alla Locanda delle Tre Chiavi di Isera, al Boivin di Levico Terme, al ristorante Nerina di Romeno e alla storica Osteria Morelli di Canezza di Pergine, all'imbocco della Valle dei Mocheni, nume tutelare Fiorenzo Varesco che raddoppia la presenza nella Guida Slow Food 2022 con l'ingresso di Cà Stalla, il locale all'interno della cinta muraria di Castel Pergine, che accoglie i visitatori per un aperitivo, una stuzzicante merenda o un vero e proprio pranzo con i famosi primi piatti e gli ortaggi della casa, il pesce del Garda (le sarde in saor), i formaggi, i salumi e le carni trentine (imperdibile il diaframma di vitello su rostì di patate).
Tra le novità dell'edizione 2022 va segnalata altresì la presenza del «Mas del Saro», l'agriturismo di Sant'Orsola (Valle dei Mocheni) che propone alcuni piatti vegetariani del territorio e l'enoteca con cucina «Al Picchio Nero» di Cles, poche proposte, in particolare salumi, formaggi, carne salada e altri prodotti selezionati personalmente da Daniele Prevedel.
Fiorenzo Varesco e Paolo Betti brindano dopo i riconoscimenti di Slow Food.
Raggiante per la conquista della sua prima chiocciola Paolo Betti, cui va il merito di aver rilanciato dopo alterne vicende, il Rifugio Maranza, un posticino delizioso per chi ama la tranquillità e la buona tavola.
Immerso nel verde tra prati e boschi secolari (a 1.075 metri di quota) il Rifugio Maranza accoglie escursionisti e buongustai che apprezzano la cucina schietta e mai banale di uno chef talentuoso che ha scelto quest'angolo di paradiso come luogo del cuore.
Studio, ricerca, amore per i prodotti del territorio e al bando le multinazionali: questa la sua filosofia che ritroviamo nel pane (al timo, alla trigonella, al rosmarino, alle noci) fatto in casa con farine antiche macinate a pietra.
Pane che accompagna il tagliere dei formaggi e dei salumi. All'insegna della tradizione il menu: carpaccio di carne salada con scaglie di Vezzena e cavolo cappuccio; i canederlotti alle erbe con schiuma di Casolet e speck croccante; i tagliolini di grano saraceno smalzati nel burro di malga con funghi porcini; gli gnocchetti di polenta con ragù di selvaggina; il goulasch con polenta di mais Spin.
Imperdibile il piatto Maranza: cunèl (coniglio), polenta, crauti della casa, tomino del Maso Santa Libera, wurstel, spaetzli e speck.
In chiusura una carrellata di dolci tentazioni.
Slow Food ha premiato il Rifugio Maranza non solo per «la consapevolezza, l'amore e la ricerca della materia prima - si legge nella motivazione - ma per aver messo al primo posto il valore del cibo e dei produttori. Un mito».
Altro prestigioso riconoscimento: la «corona radiosa» assegnata alle migliori trattorie d'Italia dalla Guida «Il Golosario» di Paolo Massobrio.
In alto i calici.
Giuseppe Casagrande – [email protected]