Gli intrecci tra banche e politica

Le vicende scandalose legate a grande imbroglio delle banche italiane raccontate in un libro inchiesta di Sergio Rizzo

Quelle raccontate ne «Il pacco», un’indagine sul disastro delle banche italiane, l’ultimo libro inchiesta di Sergio Rizzo che è vicedirettore di Repubblica, sono le vicende scandalose legate a grande imbroglio delle banche italiane.
Sono quelle vicende che hanno portato al fallimento molti enti di credito delle regioni più ricche d’Italia e che sono culminate nelle proteste dei cittadini che si sono visti derubare milioni di euro dalle banche a cui avevano affidato i loro risparmi.
Qual è però il nesso tra questi avvenimenti e la classe dirigente italiana?
Rizzo ne parla nel suo libro e al Festival dell’Economia ne ha discusso con Giorgio Barba Navaretti, Professore Ordinario di Economia politica all'Università degli Studi di Milano e Bruno Tabacci, che è stato presidente della Regione Lombardia dal 1987 al 1989 ed ex parlamentare DC. A moderare l’incontro la giornalista del Sole 24 Ore Tonia Mastrobuoni.
 

 
Storica firma del Corriere della Sera, Rizzo è anche autore di diversi libri, tra i più celebri c’è sicuramente “La Casta” scritto con Gian Antonio Stella che ha fatto su luce su privilegi e vizi della classe politica italiana.
Nell’ultimo libro, però, parla di banche ma la politica anche in questo caso la politica gioca un ruolo fondamentale.
In «Il Pacco» ha analizzato ciò che è avvenuto fin dall’inizio. Il sistema creditizio italiano ad un certo punto va in corto circuito, mentre sullo sfondo è già in atto da tempo la crisi della finanza internazionale: nel 2008 cadono colossi come la Leman Brothers, l’olandese Abnamro che innesca la vicenda di Antonveneta.
Mentre in Italia tutto è iniziato con il tracollo del Monte dei Paschi di Siena per concludersi in tragedia con la morte ancora avvolta da mistero di David Rossi, capo della comunicazione della banca toscana, precipitato dalla finestra del suo ufficio, in circostanze ancora tutte da chiarire.
Nel mezzo, una reazione a catena alimentata dalla crisi che ha fatto saltare una dopo l’altra le banche delle regioni ricche, quelle che alimentavano i distretti industriali, come la Cassa di risparmio di Ferrara, Banca Marche, Cassa di risparmio di Chieti, Banca popolare dell’Etruria e Banca Popolare di Vicenza. Salta anche Veneto Banca.
 

 
Le pagine snocciolano un’inchiesta che vuole fare chiarezza sui meccanismi malati e i rapporti di forza del sistema bancario e della politica, così come definito da Rizzo «gli imbrogli di una classe dirigente modesta», «messa sul ponte di comando grazie a relazioni di potere o legami coi partiti».
«Il conflitto d’interessi è la regola, le consulenze inutili e i favori agli amici all’ordine del giorno, la trasparenza una fastidiosa incombenza da evitare.»
Lo ha confermato l’ex parlamentare Tabacci nell'incontro odierno che sostiene che «i banchieri a quel tempo esercitavano un vero e proprio potere politico».
«La riforma della legge sul risparmio parte dalle audizioni di Antonio Geronzi e del governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, audizioni che vedevano entrare in campo i parlamentari delle quattro commissioni istituite, due alla Camera due al Senato.
«Quello parse un atto di forza della politica che voleva riappropriarsi del suo ruolo. Cosa che prima non avveniva visto che erano le banche a detenere il potere politico. Quel clima degli anni 2000, però, si è riproposto a distanza di dieci anni.
«Con questo però voglio dire che il sistema bancario italiano oggi non è da buttare – ha proseguito Tabacci – i fatti dei prossimi mesi ce lo dimostreranno, anche se ovviamente la perdita di credibilità delle banche è qualcosa che ancora stiamo scontando.»
 

Tabacci.
 
Nel libro viene dato ampio spazio anche a Mps, gestita come l'istituto «di un borgo medievale», viene approfondito il caso della gestione di Banca Etruria, con perdite sottostimate nel 2014 per oltre 200 milioni di crediti non esigibili.
Grandi casi, ma anche storie meno note eppure clamorose, come quella del Banco di Chieti, con oltre 800 milioni di crediti facili concessi, fra gli altri, a imprenditori con 5 fallimenti alle spalle.
«Uno degli aspetti più gravi di tutte queste vicende, è il capitolo del raggiro, – ha aggiunto la Mastrobuoni. – Pensando ad esempio, come nel caso Parmalat, che un’azienda dal bilancio florido continuava ed emettere bond sul mercato. Sorgevano i sospetti...»
 
«Riforme leggi e aggiustamenti degli organi di vigilanza bancaria avrebbero dovuto garantire una maggiore trasparenza, ma – come detto da Navaretti – queste vicende altamente drammatiche si sono fortemente intrecciate con la politica.
«Oggi per fortuna siamo davanti ad un sistema di regole molto diverso rispetto a quello esistente al tempo dei grandi scandali bancari, un sistema più rigido e sempre in contatto con la Banca Centrale Europea.
«A livello nazionale, con la privatizzazione delle banche e la istituzione delle fondazioni bancarie, la governance ha assunto forti caratteristiche di controllo locali.
«Dovremmo domandarci, quindi - anche alla luce dell’attuale dibattito sul ruolo dell’Europa - se questo intreccio tra dimensione europea e localismo possa dare in un certo senso tranquillità e se ci salverà da futuri scenari simili a quelli contenuti nel libro di Rizzo?»
 
«Le storie del 2005 e le scalate bancarie, in primis quella della BNL, già incorporavano le vicende avvenute dieci anni dopo con uno schema che è stato clonato in operazioni successive, – ha detto Rizzo. – Le banche sono fatte di persone, ma se la classe dirigente bancaria non cambia, certo le cose non possono andare diversamente.»