È morto, all’età di 94 anni, il grande Charles Aznavour
Era l’ultimo dei grandi chansonnier di Francia – Di origine armena, cantava in sei lingue – Ha venduto 300 milioni di dischi – La nostra intervista del 2016

La foto di copertina e le due seguenti sono di Renato Begnoni per l’Adigetto.it.
Charles Aznavour, nome d'arte di Chahnourh Varinag Aznavourian, era nato a Parigi il 22 maggio 1924. È stato un grande cantautore, attore e diplomatico francese di origine armena. Ha cessato di vivere oggi 1 ottobre 2018 a Muriès (Provenza). Aveva 94 anni.
È stato insignito della Legion d'Onore per il lustro dato alla Francia e nominato ambasciatore dell'Armenia in Svizzera dal 12 febbraio 2009.
La nostra Sandra Matuella lo aveva intervistato il 18 settembre 2016 all’Arena di Verona. Merita rileggere oggi l’intervista (vedi) che dimostra un particolare attaccamento all’Italia e in particolare a Venezia.
Aznavour era figlio di Micha Aznavourian, un immigrato armeno originario di Akhaltsikhe (nell'odierna Georgia), figlio del cuoco del governatore d'Armenia, e da Knar Baghdassarian, un'immigrata armena originaria di Smirne (nell'odierna Turchia), figlia di benestanti commercianti, sopravvissuta al genocidio armeno.
Fin dalla giovanissima età è inserito dai genitori nel mondo teatrale parigino. Inizia infatti l'attività artistica all'età di nove anni già con il nome d'arte di Aznavour.
Il suo colpo di fortuna giunge nel 1946, quando viene scoperto da Édith Piaf, che lo porta in tournée in Francia, negli Stati Uniti e in Canada.
Se nel 1950 raggiunge la notorietà sul mercato francofono, sei anni dopo diventa una vera e propria star grazie alle esibizioni all'Olympia e alla canzone «Sur ma vie», che arriva in prima posizione per quattro settimane.
Negli anni sessanta rafforza la sua fama con una serie di successi, a partire da «Tu t'laisses aller» (1960), prima in classifica in Francia per tre settimane, «Il Faut Savoir» (1961), prima per 15 settimane, proseguendo con «La mamma» (1963), che nel febbraio 1964 arriva al primo posto, «Et Pourtant», prima per cinque settimane, «For Me Formidable» (1964) e «Que c'est triste Venise» (1964), «La Bohème» (1965), che nel 1966 arriva prima per tre settimane, per finire con «Désormais» (1969).
Gli anni settanta si aprirono con una polemica sul suo esilio fiscale in Svizzera. In questo periodo però l'artista intensificò le sue apparizioni sul mercato italiano, riproponendo in versione italiana anche alcuni suoi vecchi cavalli di battaglia.
La maggior parte delle canzoni di Aznavour parlano d'amore e nella sua lunga carriera ne ha scritte oltre 1.000. Il fatto che canti in sette lingue (francese, inglese, italiano, napoletano, spagnolo, tedesco e russo) gli ha consentito di esibirsi in tutto il mondo divenendo ovunque famosissimo.
Ha cantato alla Carnegie Hall e in tutti i maggiori teatri, duettando con star internazionali come Nana Mouskouri, Liza Minnelli, Sumiva Moreno, Compay Segundo, Céline Dion e, in Italia, con Mia Martini, Milva e Laura Pausini.
Iva Zanicchi è sola cantante italiana con la quale ha collaborato a un LP intero Caro Aznavour nel 1971 e presentato insieme a Senza Rete.
In Italia ha collaborato con Giorgio Calabrese per quasi tutte le versioni italiane delle sue canzoni, e in parte con Sergio Bardotti, fino alla metà degli anni settanta; in seguito ha collaborato con Lorenzo Raggi e nel 1989 con Sergio Bardotti e Nini Giacomelli per l'intero album e CD «Momenti sì, momenti no».
Ha partecipato al Festivalbar 1972 con «Quel che non si fa più» (canzone poi divenuta colonna sonora di uno spot della Mulino Bianco); inoltre ha partecipato come ospite fuori gara al Festival di Sanremo 1981, presentando il brano «Poi passa», e al Festival di Sanremo 1989 con la canzone «Momenti sì, momenti no».
Nel 1989, scrive il testo di «Pour toi Armenie», (musica di Georges Garvarentz), (For you Armenia versione americana), canzone incisa in 45 giri, a scopo umanitario per i bambini Armeni.
Molti interpreti della musica leggera italiana hanno inciso alcune sue canzoni; i primi furono Gino Paoli («Devi sapere», versione italiana di Il faut savoir) e Domenico Modugno («La mamma», inserita dal cantautore pugliese nel suo sedicesimo album Modugno, del 1964).
Successivamente Ornella Vanoni («La boheme», incisa nel 1968 nell'album Ai miei amici cantautori, «Après l'amour, L'amore è come un giorno», incisa nel 1970 nel suo LP «Ah! L'amore l'amore, quante cose fa fare l'amore!»), Iva Zanicchi (che all'Artista ha dedicato nel 1971 un intero album, «Caro Aznavour»), Mina («Ed io tra di voi», incisa nel 1970 in «Quando tu mi spiavi in cima a un batticuore»), Gigliola Cinquetti («La boheme»), Gipo Farassino («Porta Pila», versione di La boheme con testo in piemontese), Mia Martini, Enrico Ruggeri («A mia moglie»), Renato Zero («L'istrione», incisa nel 2000 nel suo album «Tutti gli Zeri del mondo»), Franco Battiato («Ed io tra di voi», incisa nel 1999 in Fleurs), Massimo Ranieri («L'istrione», incisa nel 2006 in «Canto perché non so nuotare... da 40 anni» e Gilda Giuliani («Quel che non si fa più», incisa nel 1996 nel suo album «Serena»).
Nella saga «Mobile Suit Gundam» il nome del personaggio Char Aznable è chiaramente ispirato a quello di Charles Aznavour.
All'attività di cantautore, Aznavour ha affiancato una notevole carriera di attore, che lo ha portato a partecipare a oltre 60 film, esordendo come protagonista nel 1959 con Dragatori di donne (Les Draguers) di Jean-Pierre Mocky, nel 1960 in Tirate sul pianista di François Truffaut.
Altre partecipazioni da ricordare sono state nei film «...e poi, non ne rimase nessuno» (1974) e «Ararat» (2002).
Cugino dell'attore statunitense Mike Connors, dal 1967 Aznavour è sposato con Ulla, cittadina svedese, che gli ha dato tre figli, Katia, Misha e Nicolas: si tratta della sua terza moglie.
I suoi due precedenti matrimoni, di breve durata, si sono conclusi entrambi col divorzio: dal primo sono nati due figli, Seda e Charles, dal secondo uno, Patrick, morto poi a 25 anni.
Si ringrazia Wikipedia per le note e la foto qui sopra.