«In un mondo globale le malattie non hanno passaporti»

Stefano Vella è esidente dell'Agenzia del farmaco (AIFS) nonché organizzatore della grande conferenza sull'Aids a Durban in Sud Africa nel 2000


 
Stefano Vella, neopresidente dell'Agenzia del farmaco (AIFS) nonché organizzatore della grande conferenza sull'Aids a Durban in Sud Africa nel 2000, ha risposto questo pomeriggio nella Sala Filarmonica alle domande di Silvia Bencivelli, giornalista di Rai3.
Vella ha definito la salute globale come un campo di ricerca e azione interdisciplinare che punta a raggiungere l'uguaglianza di tutti e ha portato la lotta all'AIDS come esempio virtuoso di lotta mondiale contro una malattia.
 
«Milioni e milioni di persone muoiono prematuramente per malattie curabili e non si tratta solo di Paesi poveri: questo è la salute globale, o meglio questo non lo è», – ha esordito il presidente dell'AIFA.
Stefano Vella ha poi precisato che, nell'ambito della salute, il Pil di uno Stato conta ma non è determinante.
«L'America ad esempio è un Paese devastato dalle disuguaglianze; in alcune zone di Washington l'incidenza dell'HIV è più alta che in Botswana, per non parlare dell'obesità: circa il 40% dei bambini sono obesi.»
Un altro esempio portato da Vella è la Grecia, dove la crisi ha letteralmente ucciso il sistema sanitario: «Sono rimasti senza farmaci, questo ha avuto molte conseguenze. C'è stato un picco di HIV e ciò è paradigmatico, ci mostra cosa può accadere a tutti noi.»
 
Quello che è successo con l'AIDS, ha aggiunto il ricercatore, è un modello di salute globale.
«Innanzitutto perché ci siamo uniti in tanti; poi perché sono stati coinvolti i pazienti e infine perché ha sollevato il problema della mancanza dei diritti umani e dell'accesso universale ai farmaci.»
Sempre parlando di AIDS, Vella ha spiegato che il virus ha infettato 80 milioni di persone nel mondo: 40 sono morte, 40 sono vive.
«Ho ancora i brividi nel ripensare a quando venne scoperta la terapia antiretrovirale, fu una rivoluzione.
«Oggi l'aspettativa di vita di chi è sieropositivo è equiparabile a quella di chi non lo è. Questa è una vittoria di tutti.»