Provocazione in biblioteca: «Facciamo gestire il demanio alle coop»
Sabelli: «La cooperativa non è di Prodi o di D'Alema, ma di tutti»
Il tema delle cooperative sociali
dopo ed oltre lo scandalo Unipol è stato stamane al centro del
dibattito svoltosi presso la Biblioteca Comunale,
straordinariamente gremita nonostante la giornata festiva.
L'incontro ha visto la partecipazione di Giulio
Sapelli, docente di economia all'università di Milano,
Carlo Borzaga, docente di politica economica a
Trento e Diego Schelfi, presidente della
Cooperazione trentina.
Il moderatore Roberto Ippoliti ha saputo mantenere
alta la tensione rivolgendo domande stringenti ai tre relatori,
colte dall'ultimo libro di Sabelli dal titolo «Coop, il futuro
dell'impresa cooperativa».
«Il testo, piccolo ma ostico, nasce - ha detto l'economista - come
raccolta di saggi; la sua attualità risiede nello scandalo seguito
alle presunte irregolarità nel tentativo di scalata . della Unipol
a Bnl.»
«Le cooperative, presenti non solo in Italia ma in tutto il mondo,
nascono - ha proseguito - come mutue associazioni in cui gli
individui si associano per riuscire a raggiungere beni o lavori
che da soli non riuscirebbero ad ottenere.»
Diego Schelfi ha posto l'accento sull'aspetto
sociale assolto dalle cooperative, citando ad esempio quei 220
piccoli negozi di montagna che in Trentino diventano unico punto di
aggregazione e di riferimento nelle impervie zone montane.
«Un dato di assoluta rilevanza, - ha detto - è che il 60 % del
prodotto interno lordo del Trentino deriva dalle cooperative.
Questo, - ha aggiunto - ci permette di dire che, data la
particolare natura delle cooperative e del compito sociale che
svolgono, sia giusto per esse mantenere una tassazione differente
dalle società il cui unico scopo è il profitto.»
«Certamente, - ha confermato Carlo Borzaga - il
sistema cooperativo oggi va aiutato a crescere puntando molto, ad
esempio, sulla formazione dei dirigenti, che abbiano
caratteristiche peculiari e non scimmiottate dalle aziende
capitalistiche.»
Una interessante e provocatoria proposta in chiusura di dibattito è
venuta da Sapelli. «Perché non provare a
socializzare le risorse statali, ovvero sia far gestire i beni
statali, il demanio pubblico alle cooperative, che saprebbero ben
gestirle, producendo denaro in attività sociali?»
In chiusura, lo stesso Sapelli, con ironia, ha voluto dare un
proprio giudizio sulle grandi fusioni bancarie dei nostri giorni.
«Temo si trasformeranno - ha detto - in una iattura per le piccole
imprese e le famiglie: in queste megastrutture non c'è infatti
spazio per la solidarietà, ma solo per la competizione e la
dittatura dei manager con stipendi troppo alti per farsi da parte.
Personalmente, preferisco la polifonia di tante piccole banche a
misura d'uomo che la monodia dei grandi gruppi.»
Morale? La coop è ancora una realtà piena di risorse, l'unica forma
di associazionismo che permetta la perfetta cerniera tra capitale
sociale e capitale umano coniugando mutualità e solidarietà.