Ne abbiamo parlato con il dott. Galligioni – Di Nadia Clementi

Il premio Pezcoller 2020 per la ricerca oncologica +è stato assegnato a John Dick, un vero gigante della scienza apprezzato in tutto il mondo scientifico

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Il prossimo 9 maggio alle ore 10.30 presso il Teatro Sociale di Trento verrà celebrata la cerimonia di proclamazione del vincitore del premio Pezcoller 2020, promosso dall'omonima fondazione che sostiene la ricerca sul cancro.
Il premio è stato istituito nel 1980 dal professor Alessio Pezcoller (1896 - 1993), ex primario chirurgo all’ospedale Santa Chiara di Trento, che ha donato il suo intero patrimonio per la promozione della ricerca biomedica sul cancro.

Dal 1997 fanno parte del comitato che assegna il premio annuale anche membri dell’AACR, (Associazione Americana di Ricerca sul Cancro), l’ente più rappresentativo al mondo per la ricerca sul cancro, che vanta tra i suoi membri oltre 37mila oncologi provenienti da tutto il mondo.

Il vincitore della 23esima edizione di quest’anno è lo scienziato canadese John Edgar Dick, che nel 1994 isolò la prima cellula tumorale all’origine della leucemia. Ad annunciarlo lo scorso 24 febbraio è stato il presidente della Fondazione Pezcoller, Enzo Galligioni (foto di lato).

Da oltre 30 anni la Fondazione Pezcoller è inserita nel panorama scientifico internazionale, diventando progressivamente una realtà tra le più conosciute e rispettate, per la qualità ed il prestigio delle proprie attività, tra queste anche il Premio europeo, quest’anno assegnato a Nitzan Rosenfeld, ritenuto il leader mondiale di un gruppo di ricerca che si occupa dello sviluppo della biopsia liquida, ovvero della diagnosi tumorale non invasiva tramite lo studio del Dna tumorale nel sangue.
In attesa di questa importante celebrazione abbiamo intervistato il dottor Enzo Galligioni, ex-primario del reparto di oncologia del Santa Chiara e dal 2016 presidente della fondazione Pezcoller.
 

 
Dott. Galligioni, il prossimo 9 maggio verrà consegnato il Premio Pezcoller al prof. John Edgar Dick, lo scienziato canadese che ha rivoluzionato le conoscenze sulle cellule staminali leucemiche, contribuendo alla guarigione di oltre l’80% delle leucemie. Ci parla di questa importante scoperta?
«Le cellule staminali sono quelle che danno origine alle cellule dei vari tessuti del nostro corpo. Nel sangue, sono particolarmente difficili da identificare ed isolare: il classico ago nel pagliaio.
«John Dick è stato il primo a trovare il modo di isolare dal sangue le cellule staminali, quelle normali prima e quelle leucemiche poi. Ha potuto così studiarle a fondo e dimostrare che le cellule staminali leucemiche derivano dalle staminali normali, attraverso una serie concatenata di mutazioni del DNA.
«Conoscendo gli eventi chiave di questo processo, è stato possibile definire poi il profilo biologico di queste cellule: avere cioè un’idea della loro aggressività (prognosi) e dei loro punti deboli, da sfruttare ai fini della terapia (probabilità di risposta) e dello sviluppo di nuovi farmaci per riuscire ad annientarle (guarigione).»
 

 
Le cellule staminali sono la nuova frontiera della ricerca scientifica? Per quali malattie?
«Le cellule staminali tumorali sono essenziali in tutti i tumori per la loro crescita e sopravvivenza. Siamo abituati a pensare ai tumori come ad un ammasso di cellule che si moltiplicano e crescono continuamente. In realtà quelle che vediamo sono quasi tutte cellule figlie delle cellule staminali e hanno una vita limitata.
«Il tumore cresce quando il numero delle cellule prodotte dalle cellule staminali supera quello delle cellule che muoiono, come avviene in qualunque popolazione: umana, animale, microbiologica, quando la natalità supera la mortalità. Questo spiega anche il fenomeno della risposta temporanea alle terapie: se con le terapie noi non uccidiamo anche le cellule staminali, vediamo il tumore diminuire inizialmente, ma poi tornare a ricrescere più forte e più resistente.
«Solo quando riusciamo a uccidere anche e tutte le cellule staminali otteniamo la guarigione del paziente. Questo è quello che possiamo ottenere oggi, in più dell’80% delle leucemie.»
 

John Edgar Dick.

Chi è il prof. John Edgar Dick?
«È uno scienziato Canadese di 66 anni, che lavora in un istituto prestigioso a livello mondiale, il Princess Margaret Cancer Center di Toronto e insegna all’Università di Toronto, dove dirige il Cancer Research Program sulle cellule staminali.
«È stato il primo a trovare il modo di isolare dal sangue le cellule staminali nel 1994. Da lì sono partite tutte le sue ricerche e applicazioni su queste cellule.
«Nel 2006 ha isolato anche la prima cellula staminale nel tumore del colon, aprendo la strada all’applicazione delle conoscenze delle cellule staminali nei tumori solidi (i tumori non del sangue). John Dick è un vero gigante della scienza, apprezzato in tutto il mondo scientifico.»
 

 
Quando verrà a Trento a ricevere il premio?
«La cerimonia di consegna del premio è programmata per il giorno 9 maggio, alle 10.30, al Teatro Sociale. Sarà preceduta come al solito da una conferenza scientifica al CIBIO, il giorno 8 maggio, e all’Università di Padova il giorno 7.»
 
Ci spiega come vengono scelte le candidature e come viene assegnato il premio?
«Le candidature provengono da direttori di istituti di ricerca, o di strutture universitarie, o da singoli scienziati di riconosciuto prestigio internazionale. Non possono pervenire dall’industria farmaceutica e devono arrivare al comitato di selezione entro il mese di luglio. Non sono ammesse le autocandidature.
«Il comitato di selezione, rinnovato ogni anno, è costituito da 9 scienziati di fama internazionale, 4 di nomina Pezcoller e 4 di nomina AACR, più 1 presidente, che è membro del comitato dell’anno precedente per garantire una certa continuità.
«Tutte le candidature vengono esaminate da ciascun membro del comitato di selezione, che esprime una graduatoria. L’insieme di queste, porta ad una rosa dei primi 8-10 classificati che vengono poi discussi da tutti i membri del comitato, in una riunione plenaria che si tiene nella sede dell’AACR a Filadelfia, ai primi di dicembre.
«Da questa discussione, si arriva per votazioni successive alla identificazione dei primi 5, poi dei primi 3 ed infine del vincitore.»
 

 
È vero che molti vincitori del Premio Pezcoller hanno poi ricevuto il Premio Nobel?
«Sì, 4 dei 26 vincitori del premio Pezcoller hanno poi vinto il premio Nobel per la Medicina, con le stesse motivazioni. Questo è certamente un risultato molto soddisfacente, ancor più se si considera che il premio Pezcoller riguarda solo il campo dell’Oncologia, mentre il Nobel comprende tutte le branche della Medicina. È per noi una ulteriore testimonianza del rigore nella scelta dei vincitori e del loro valore scientifico.»
 
Viceversa non accade, vero? Cioè il premio Pezcoller non viene assegnato a un Nobel?
«No, non è previsto. Proprio quest’anno si è verificato il caso della candidatura, arrivata entro luglio, di uno scienziato che era risultato nella rosa dei primi 9 classificati. Mentre era in attesa di venire discusso nella riunione plenaria di dicembre è arrivata la notizia che ad ottobre aveva nel frattempo vinto il Premio Nobel per la Medicina 2019.
«Alla riunione di dicembre è stato comunque discusso alla pari degli altri per valutarne i meriti, ma è stato deciso all’unanimità di escluderlo dalla votazione, avendo già ottenuto il massimo riconoscimento.»
 

 
A che punto siamo con la ricerca contro il cancro?
«Stiamo vivendo un’epoca in cui continua a diminuire il numero di quelli che si ammalano, in maniera diversa per i diversi tumori, e il numero dei malati di tumore che muoiono. Questo è il risultato dell’azione combinata della prevenzione, della diagnosi precoce e delle terapie.
«Nella terapia inoltre, i progressi delle tecniche chirurgiche e radioterapiche, per i tumori localizzati, e gli straordinari progressi delle conoscenze genetiche sulle cellule tumorali, consentono terapie sempre più efficaci e sempre meno tossiche, cui si aggiunge la moderna immunoterapia, con risultati straordinari, impensabili fino a pochi anni fa.»
 
Chi sono i giovani ricercatori vincitori del Premio europeo sulla ricerca contro il cancro, assegnato dalla Fondazione Pezcoller in collaborazione con l’associazione europea di ricerca sul cancro (EACR)?
«È un premio questo, di cui siamo particolarmente orgogliosi, perché porta alla ribalta giovani ricercatori di tutta Europa che, nonostante le difficoltà di inizio carriera, riescono più di altri ad ottenere risultati straordinari nella ricerca sul cancro.
«Si tratta di ricercatori con non più di 15 anni di dottorato, che lavorano in Istituti di ricerca Europei da almeno 15 anni.
«Il premio, da quest’anno annuale, viene attribuito in concomitanza con il congresso della Società Europea per la Ricerca sul Cancro, la platea più prestigiosa in questo ambito, in Europa.»

 Chi è il giovane ricercatore premiato quest’anno?
«È Nitzan Rosenfeld, un ricercatore che ha ottenuto il dottorato di ricerca nel 2005 ed in meno di 10 anni è diventato senior group leader all’Istituto di ricerca sul Cancro di Cambridge (Regno Unito). 
«Il suo gruppo di ricerca è leader mondiale nello sviluppo della biopsia liquida dei tumori, che vuol dire studio dei frammenti di DNA rilasciato dalle cellule tumorali e che possiamo trovare nel sangue e altri liquidi biologici (DNA tumorale circolante, ctDNA).»

Il dott. Nitzan Rosenfeld.

«Le applicazioni di questa tecnologia consentono in molti casi di documentare il tumore quando non è possibile la biopsia, di sviluppare terapie specifiche, di monitorare la risposta ed evidenziare precocemente la comparsa di resistenza. Si tratta di un altro strumento potente nella cura del cancro.»

Dott. Galligioni vuole rilasciare un breve bilancio di questi 4 anni di Presidenza alla Fondazione Pezcoller?
«Quando sono diventato Presidente, la Fondazione godeva già di una grande reputazione nel mondo scientifico internazionale. Non altrettanto riconosciuto era il valore della Fondazione a livello locale e nazionale. Il compito che mi sono proposto è stato quello di conservare e possibilmente aumentare, il prestigio internazionale della Fondazione, ma cercare nello stesso tempo di aumentare a livello nazionale, ma soprattutto nella nostra comunità, la consapevolezza del patrimonio scientifico, culturale ed umano rappresentato dalla Fondazione.
«Credo che in questi 4 anni qualche risultato si sia cominciato a vedere: lo dimostrano la partecipazione sempre maggiore agli eventi promossi dalla Fondazione, in particolare alla cerimonia di Premiazione, al Teatro Sociale, la vicinanza della nostra comunità scientifica, le molteplici attestazioni di apprezzamento che si manifestano anche con donazioni da parte di privati cittadini.
«Queste, ci tengo a sottolinearlo, vengono tutte ed esclusivamente utilizzate per il supporto alla ricerca sul cancro. In questo contesto si inseriscono anche le borse di studio che attribuiamo in collaborazione con la Società Italiana di Cancerologia: tramite queste oltre al supporto alla ricerca riusciamo a diffondere e far apprezzare sempre più la Fondazione Pezcoller a livello nazionale.»
 

 
Tra le numerose iniziative promosse dalla Fondazione ci sono anche i Simposi Pezcoller. Qual è il tema del prossimo?
«I Simposi Pezcoller vertono sempre su temi d’avanguardia della ricerca sul cancro e ininterrottamente da 32 anni portano sempre a Trento i massimi esperti del settore. Mi piace ricordare che un altro dei 3 vincitori del premio Nobel per la medicina 2019, ha ripetutamente partecipato come relatore ai Simposi Pezcoller.
«Anche per questa attività abbiamo cercato di aumentarne la visibilità e la partecipazione qualificata, che è più che raddoppiata negli ultimi anni.
«Quest’anno, il Simposio si terrà il 22-23 giugno e tratterà di Invecchiamento e Cancro. È un tema molto impegnativo perché punta a capire con quali meccanismi l’invecchiamento favorisce la comparsa dei tumori.
«Ovviamente è un tema di grande interesse, anche perché può riguardare tutti, prima o poi.»
 
Nadia Clementi – [email protected]
Dott. Enzo Galligioni - [email protected] - http://www.pezcoller.it/en/