L’intervento di Vernon Smith, premio Nobel per l’economia 2002

L'economista sperimentale e le bolle. «È l'esploratore per eccellenza, l'Indiana Jones dei mercati»


«È l'esploratore per eccellenza, l'Indiana Jones dei mercati.»
È stato presentato così Vernon S. Smith, 83 anni portati con giovanile cipiglio, premio Nobel nel 2002 per l'economia.
Così lo ha definito Matteo Motterlini, professore di logica e filosofia della Scienza all'Università di Milano, chiamato ad introdurre uno dei grandi protagonisti della quinta edizione del festival.

Oggetto del suo intervento: «Crisi a confronto: la bolla immobiliare del 1922 - 1934 e quella del 1997 - 2009».
E l'economista (che per una volta ha rinunciato al suo ormai celebre look da cowboy, compreso fino a poco tempo fa anche il codino) ha tenuto fede al suo eclettico pensiero, legato agli esperimenti di laboratorio per mettere alla prova le verità della scienza economica.
E, quasi a voler indirettamente rispondere alla citazione cinematografica, ha ricordato a un certo punto le sue letture giovanili. Compresa quella del celebre fumetto di Pogo.
Lo ha fatto citando, facendola sua, proprio una battuta di Pogo: «Abbiamo incontrato il nemico, è noi».

Una candida dichiarazione di «non sapere», di non poter prevedere, sorretta però da una capacità di lettura e analisi di periodi tanto lontani temporalmente quanto straordinariamente vicini per talune dinamiche.

Questo il viaggio di Vernon Smith.
«Si è cercato - ha detto durante l'incontro di Passato presente, uno dei nuovi format del festival, andato in scena al Castello del Buonconsiglio - un capro espiatorio per quanto successo in questi ultimi anni, ma non so se questo è utile. Sono semmai le normative che andrebbero migliorate per tutelarci tutti, un po' di più.»

Grafici, diagrammi, cifre comparate il pane quotidiano della sua ricerca. Con l'invito a chi fosse interessato di cercare proprio in internet i suoi materiali di analisi economica.
Ma, anche, domande secche.
La bolla delle «dot com» (quella di internet) ha mandato in fumo diecimila miliardi di dollari tra il 2002 e il 2003. «Eppure non ha rotto più di tanto.»

Ma tra il 2007 e il 2008 la bolla del mercato immobiliare - e si è trattato solo di tremila miliardi di dollari - ha devastato famiglie e banche.
«La Grande depressione ha avuto analoga origine, - ha subito ricordato. - Lassismo nei prestiti allora come oggi e le regole sono arrivate quando i buoi erano già scappati dalla stalla. Si pensa che il mondo sia cambiato, ma non è così. Per questo occorre imparare dalla esperienza passata, bisogna rivedere le regole.»

E tra le analisi sul mercato delle case, sui fondi e sui derivati, sul fatto di come ancora non sia chiaro perché la gente abbia delle attese sulla crescita dei prezzi (non a caso Vernon Smith è celebre per le sue indagini legate alle ragioni e agli impulsi che spingono verso determinate decisioni, in tanti campi, compreso quello economico), anche il tempo di un ricordo personale.
«Nel 1934 abitavo in una fattoria del Kansas, che dovemmo lasciare perché la banca se l'era ripresa: la mia famiglia non riuscì a far fronte al debito da pagare.»

Poi, nel suo intervento, le conferme di quanto Vernon Smith ha ripetuto anche in questi giorni.
«Non è possibile prevedere le crisi, le bolle. Al massimo possiamo arrivare a dire che la situazione non è più sostenibile.
«Le banche troppo grandi per fallire? È un ragionamento terribile. Alla fine, sarà raggiunto un compromesso tra le nuove regole e la necessità di mantenere le necessarie economie di scala.
«La riforma del settore finanziario non dev'essere una punizione: troppe regole non fanno bene al mercato.
«Sono preoccupato per il debito americano? Certo, ma quando la Fed ha acquisto 1,3 triliardi di dollari in asset di dubbia qualità, non ho pensato che Ben Bernanke fosse in errore: non si poteva fare altro.»