Michael Marmot: «Vita e morte nella scala sociale»

Al teatro Social l’Epidemiologo con cattedra ad Harvard ha confermato la sua attitudine di denunciare la stretta correlazione fra l'ingiustizia sociale e la salute


 
Epidemiologo con cattedra ad Harvard, baronetto, già presidente della World Medical Association, sir Michael Marmot, padre del concetto di «salute diseguale» e sostenitore di una società al tempo stesso più giusta e più in salute («Fair Society, Healty Lives» è il titolo del rapporto finale sul tema che ha pubblicato nel 2010 su incarico del governo britannico) era uno dei nomi più attesi del festival.
Al teatro Sociale, introdotto da Luca De Fiore, direttore de Il Pensiero Scientifico editore, ha confermato la sua attitudine intrinsecamente «politica», per il suo denunciare la stretta correlazione fra l'ingiustizia sociale e la salute.
Nella sua relazione ha spaziato dagli Usa all'Europa fino all'Australia, sottolineando gli effetti della povertà, della disoccupazione, dei tagli alla spesa pubblica sui livelli di salute dei settori più svantaggiati della società.
 
Il gradiente peraltro si riflette ad ogni livello della scala sociale, quindi dovrebbe interessare non solo i poveri ma anche la classe media.
I medici generalmente si preoccupano dei problemi sanitari, non dei determinanti sociali della salute. Ma dovrebbero tenerne conto, anche perché non è molto utile curare le persone e poi rimandarle in un ambiente sociale che genera malattia, comportamenti nocivi, alti livelli di malattia mentale e suicidio.
«Quando ero presidente della World Medical Association ho cercato di coinvolgere i medici nelle problematiche sociali, a partire da quelle che si riflettono sullo sviluppo dei bambini nella prima infanzia.
«Ma le politiche per la redistribuzione della ricchezza e per la creazione di un lavoro dignitoso sono altrettanto fondamentali.»
Il suo discorso si è concluso con un forte richiamo a Martin Luther King e a tutti i «sognatori», strappando l'applauso della sala.
 

 
Marmot ha iniziato la sua relazione ricordando i disordini accaduti recentemente a Baltimora o in altre città americane a causa dell'uccisione di giovani di colore da parte della polizia.
«Nelle parti peggiori di Baltimora l'aspettativa di vita media è 63 anni, qualche chilometro più in là, nei quartieri più  ricchi, sale a 83 anni. Nei quartieri poveri fino all'80% dei giovani non finisce la scuola dell'obbligo, moltissimi vengono arrestati dalla polizia per un qualche reato prima dei 18 anni. Il reddito medio è 17mila dollari.
«Nei quartieri più ricchi il reddito medio è di 90mila dollari. Le denunce a carico di minori sono bassissime. La gran parte dei giovani termina gli studi. Attenzione: se anche le differenze di reddito sono molto elevate, i più poveri di Baltimora sono comunque più ricchi degli abitanti del Costa Rica.
«Che però vivono più a lungo. Oltre al fattore reddito, contano dunque anche altri fattori come le abitudini di vita, l'istruzione, l'ambiente. Ma politiche redistribuitive della ricchezza e miglioramento degli stili di vita si influenzano a vicenda.»
 
Gli studi dimostrano che i paesi europei sono abbastanza bravi nel migliorare i livello generali di salute, ma non altrettanto nel nel combattere le disuguaglianze.
Svezia e Italia hanno le aspettative di vita più alte e un gradiente - che misura il divario sociale - relativamente basso.
Ciò riflette un orientamento di queste società nella direzione di una maggiore uguaglianza (sanità e scuola accessibili a tutti ecc.). Il gradiente cresce in maniera molto forte nei paesi dell'Est europeo, ma ad esempio anche nel Regno Unito.
A proposito dell'Inghilterra sono state menzionate le disuguaglianze nel sistema dell'istruzione, che privilegiano chi frequenta gli istituti privati.
«Cosa ha fatto il governo Blair? Ha aumentato gli investimenti nella scuola e ha migliorato in effetti gli standard ma il gradiente non è cambiato perché non è cambiata la disuguaglianza sociale alla base".
 

 
«Il nostro sforzo – ha detto ancora Marmot – deve andare nella direzione di restituire alle persone che crescono in circostanze svantaggiate la libertà di scelta.
«Per fare ciò dobbiamo considerare tutti i fattori di disuguaglianza sociale, tutti i determinanti. Io mi sono occupato della città di Glasgow, in Scozia, confrontandola con altre come Liverpool e Manchester. Povertà molto simili, ma morti più alte a Glasgow.
«Le cause sono comportamenti nocivi di origine psicosociale, come a Baltimora.»
 
Fra le raccomandazioni per migliorare la qualità della salute della popolazione Marmot mette ai primi posti: dare ai bambini un buon inizio, per far sì che abbiano uno sviluppo psicofisico regolare.
«Quelli di destra danno la colpa ai genitori, quelli di sinistra alla politica. Io penso abbiano ragione entrambi. Ma le condizioni sociali influiscono sulla capacità di essere buoni genitori. Ridurre la povertà quindi è fondamentale.
«L'altra azione possibile è cercare di vedere, per ogni livello di povertà, quali sono le ragioni dello scarso sviluppo del bambino, a 5 anni. Così, potremmo scoprire ad esempio che molti genitori pensano che non sia importante parlare ad un bambino di 5 anni. Si deve agire quindi in entrambe i sensi.
«Migliorare il comportamento dei genitori, dunque ma anche combattere la povertà perché statisticamente le due cose sono collegate.
«In America il concetto di redistribuzione attraverso le tasse è poco popolare e quindi mi è stato chiesto di togliere certe correlazioni sociali dai miei studi sulla salute. Invece sono fondamentali.»
 
Non è mancata infine una stoccata a Donald Trump, definito «campione di egoismo», incapace di distinguere la Germania dalle politiche più generali dell'Europa.
«L'egoismo ha toccato il suo apice; da qui in poi non si può che migliorare.»