Isotta Tomazzoni: «Quando il mondo fallisce, parla la musica»

Intervista a un talento roveretano puro quanto esplosivo – Di Paolo Farinati

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Oggi ho il grande piacere di incontrare un vero autentico giovane talento artistico, che conosco da molto tempo e che ho visto crescere anno dopo anno nell’immenso elegante e variopinto firmamento dei nostri bravi giovani.
Isotta Tomazzoni è ragazza intelligente, sensibile, molto capace, trascinata in ogni cosa che fa da una passione esplosiva, da una forza visionaria molto rara.
Anche la sua voce colpisce: ferma, profonda, matura. In più è molto bella, fuori e dentro, porta con sé in ogni istante quella bellezza che, per dirla con le immortali parole del Maestro Fedor Mihajlovic Dostoevskij, sicuramente «salverà il mondo».
Mi accoglie con il suo sorriso affascinante e, proprio per questo, contagioso a non finire.
 

 
Cara Isotta ciao e grazie della Tua disponibilità. Raccontaci di te, dei tuoi studi, dei tuoi hobbies, dei tuoi sogni e via dicendo.
«C’è una lunga storia dietro ogni persona. Mi sento di dire che è importante volersi raccontare, perché ognuno di noi è fonte di bellezza e di ispirazione.
«Posso iniziare col raccontarvi delle mie passioni, che mi caratterizzano e mi hanno permesso di crescere. Fin da piccola usavo i tappeti del salotto come palcoscenici e creavo delle coreografie di danza con tutti i bambini e le bambine che venivano a giocare da me, incoraggiata dalla grande musica italiana e estera: Modugno, Silvestri, Vasco fino ai grandi musical di Andrew Lloyd Webber e tanti altri CD, che trovavo in casa grazie alla vasta compilation dei miei genitori, che da subito mi hanno aperto orecchie a nuovi orizzonti, l’animo lo era già.
«La prima passione per me è stata dunque la musica, assieme allo studio del pianoforte e la danza, espressione libera e fluida come il caos: per me ballare è meraviglioso subconscio. Poi ho iniziato a cantare e a scrivere le prime melodie e i primi testi. I bambini ascoltano, ballano e cantano e se ne fregano del come, perché basta che faccia loro star bene per farlo!
«Poi, crescendo, con le prime performances di canto, di pianoforte e di danza il mio come è stato apprezzato da tanti e ciò mi ha reso consapevole che mentre stavo bene io, anche chi mi guardava stava bene e che il mio come per quelle persone poteva essere un’emozione.
«Non è semplice dall’intimo personale tendere all’universale, però l’arte che ricerca la verità e la bellezza delle cose umane, può smuovere i cuori e io ho capito dalle prime volte che ho messo piede in teatro, che quello era un luogo dove potevano accadere delle magie, non a me, ma a tutti attraverso di me.
«Ho sentito allora di farne parte, ma mi ci è voluto un po’ per razionalizzarlo e non averne paura: prima di fare i provini per l’Accademia di Teatro di Bologna e finire la mia formazione artistica a 360 gradi, mi sono infatti laureata in Scienze Linguistiche per le Relazioni Internazionali a Milano, studiando cinese e facendo esperienze all’estero. Non ho mai lasciato per strada però la musica, la danza e la scrittura.
«Sono arrivate le prime conferme e i primi apprezzamenti a livello nazionale: sono arrivata finalista a RDS Academy 2018, talent per voci radiofoniche con la storica speaker Anna Pettinelli, che mi ha dato assieme al direttore di RDS Montefusco, l’opportunità di conoscere l’azienda e sviluppare il mio potenziale comunicativo radiofonico, selezionandomi tra 5.000 candidati.
«Il programma è andato in onda su RealTime, prima esperienza televisiva, seguita da quella su Canale5 quando sono stata scelta come giudice musicale al music show in prima serata con Michelle Hunziker e JAx. Ma altrettanta soddisfazione l’ho provata quando per la prima volta la mia musica, presente anche su Spotify, è stata trasmessa nelle radio e nelle webradio.
«Ora sono quasi alla fine di un percorso teatrale triennale, che mi sta dando moltissimo sia a livello personale che professionale. La preparazione vocale, fisica e soprattutto quella d’animo, sempre aperto all’alterità, è fondamentale, poiché questo ambiente lavorativo riserva un sacco di imprevisti e opportunità inaspettate, dunque per saperle cogliere occorre essere ben attrezzati.
«Se c’è una cosa di cui sono certa è che la cultura e la preparazione non sono mai abbastanza, laddove cultura significa sensibilità, ascolto e consapevole indagine di un mondo tanto denso e grande.»
 

 
Dalla piccola Rovereto al mondo intero: il primo pensiero che ti viene in mente.
«Penso che nel mio cuore ci siano gli alberi e me li porto in giro, quando sono lontana da casa cerco la luna e un angolo di natura. Ho vissuto bene a Rovereto, perché in qualsiasi posto - aldilà delle opportunità più o meno ampie - l’importante è circondarsi di persone che ci permettano il lusso di essere noi stessi.
«Casa infatti per me sono le persone, le belle persone, in primis la mia famiglia, a cui sono unita da sentimenti veri e profondi.
«Anche se per lavoro mi capita di essere sola, non mi sento mai tale. Porto dentro il cuore l’essenziale e credo nell’incontro con l’altro a tutte le età e in qualsiasi modo avvenga, poiché saper fare amicizia ti salva da qualsiasi tipo di solitudine e amarezza.
«Amo lo spirito del viaggiatore e penso anche che non occorra viaggiare il mondo per vivere le giornate con quello spirito: lo stupore non ci deve lasciare mai, anche se viviamo una vita nello stesso posto. Non è il mio caso ovviamente, perché ho sempre viaggiato e posso dire di essere passata per i cinque continenti, però fin da piccola non ho mai smesso di stupirmi e rivedere le cose ricercando sempre, senza farmi accecare dalle banalità.»
 
Il tuo rapporto con la musica: quando e come nasce?
«Ho trovato la musica nel mondo, era già lì prima di me ed è stato subito amore! Io con la musica ho un rapporto umano: non la idealizzo, la vivo nella sua verità. La musica nasce da una nostra magia e noi siamo esseri umani, miseri e grandi allo stesso tempo. So anche arrabbiarmi con lei, perché è capace di tirarmi fuori di tutto senza mai chiedere il permesso. Alle volte esagera con la mia emotività e così scelgo il silenzio, ma fedele, torno sempre ad ascoltare tutto ciò che ha da dirmi.
«Ti direi che sono cresciuta con lei, la musica è stata prima spazio per esprimere altro, cioè il mio corpo e la mia fantasia: fin da piccola la musica la ballavo, la coreografavo e ovviamente la ascoltavo in ogni momento possibile, immaginando storie su storie.
«Le emozioni per me sono musica, quando mi agito dentro sono un musical tenuto in sordina. Poi è diventata un’esigenza non solo viverla ma anche crearla. Scrivere musica è sempre un atto involontario, l’arte nasce quando vuole lei non quando decidi tu. L’atto creativo è imprevedibile, mi stupisce sempre e non mi annoia mai.»
 
Sono più forti le note musicali o le parole?
«Il testo dà forza alla musica e la musica al testo. Le canzoni ben riuscite sono quelle in cui testo e musica vengono partorite assieme, non c’è quella parola senza quella nota che la regga e viceversa. Per farti un esempio… Let it be secondo me è una sintesi spettacolare.
«Tuttavia la musica non la fa il testo, secondo me. Il testo è importante, ma quando ascolto musica - parlo proprio da ascoltatore adesso - io sono della scuola di pensiero che deve smuoverti e catturare la tua attenzione anche se si canta: carota, carota, carota!
«Deve comunicare e la comunicazione diretta non è l’unica via. Da autrice mi piace scrivere e arrivare al subconscio delle persone, non per forza alla testa! Anche perché quando una canzone ti piace, prima la balli e la canti a casaccio, poi inizi a comprendere il testo. Testo... testa… insomma, ci siamo capiti!
«Detto ciò, indubbiamente amo i parolieri e amo scrivere i miei testi: la penna è l’arma più pacifica e potente e va usata nel modo più congeniale rispetto alla musica che scrivi.»
 

 
I tuoi pezzi musicali e artistici stanno girando in Italia e anche all’estero: è proprio vero che «tutto il mondo è paese»?
«C’è una bellissima frase che dice: Quando il mondo fallisce, parla la musica.
«Insomma, la musica è capace di sovvertire ogni tipo di ordine prestabilito per crearne uno nuovo, univoco e aggregativo, che sintonizza tutti su un’unica frequenza. La musica però non è commercio, è prodotto di valori, tradizioni, trasformazioni, contaminazioni ed è giusto che resti tale.
«La musica se funziona, funziona perché è vera e autentica nel suo modo di comunicare, a prescindere da genere, lingua e strumenti; laddove invece diventa frutto di consumismo senza arte, allora io mi dissocio.»
 
Quanto è cresciuta la tua autostima in questi anni? Ti senti realizzata artisticamente?
«Non mi sento mai realizzata: sarebbe come finire l’inchiostro nella penna, non scriverebbe più. Tuttavia, ho sempre sentito di valere perché sono coraggiosa, fin da bambina; perché il coraggio è un alleato del talento. Sinceramente non ho mai dipeso dal giudizio altrui, lo cerco e non mi fa paura: ci tengo a sapere come vengo percepita per allineare sempre più quello che sento a quello che comunico.
«Ho avuto la fortuna di essere amata dalla mia famiglia e questo è un vantaggio non indifferente, che mi ha sempre resa serena ed equilibrata negli anni. Tuttavia, non ho avuto solo il supporto della mia famiglia: ammetto di essermi sentita da subito associare la parola talento nelle arti performative, e questo mi ha permesso di perseguire i miei sogni e crederci ogni giorno di più.
«Col tempo il mio seguito aumenta, e il pubblico, che mi segue con curiosità, mi rende fiera e volenterosa di fare sempre di più. La ricerca artistica richiede la capacità di saper cadere, sbucciarsi le ginocchia, rivedere se stessi e il mondo in continua evoluzione, accettandone i fallimenti e trasformando le crisi in opportunità.
«Non accontentarsi mai di ciò che si trova artisticamente e continuare a indagare l’animo umano - consapevole della complessità dell’impresa - è il mio lavoro.»
 
Hai studiato più lingue straniere, quali vantaggi ti ha dato?
«Sì, ho studiato francese, inglese, tedesco e cinese… come appiccicarsi più occhi sul volto: diventi più reattivo alla vita e alle persone! Le lingue ti insegnano ad ampliare il modo in cui pensi e percepisci la realtà, infatti il modo in cui il pensiero si sviluppa cambia di lingua in lingua, ed è interessante vedere come possono cambiare anche le prospettive concettuali: ad esempio, il concetto di tempo in cinese è talvolta particolare, grazie all’uso della particella ? (le) che può indicare futuro o passato.
«I sentimenti però rimangono identici, il cuore è il cuore per tutti. Anche se sicuramente la lingua, in base al suono che ha e alla struttura che preserva, permette di percepire i significati con sfumature emotive diverse.
«La cultura è sempre un vantaggio e conoscere le lingue è cultura, comprensione maggiore e conseguente fiducia nell’altro. Quando impari un’altra lingua torni bambino e più ti affidi a rivedere il tuo modo di esprimerti, più riuscirai ad associare un’emotività alle nuove parole della lingua straniera e impararla, ottenendo anche più consapevolezza della tua lingua madre.
«Dico questo perché, scrivendo canzoni in più lingue, devo tenere conto di questi aspetti: dell’emotività che c’è dietro ogni parola e dell’importanza di scegliere una forma strutturale piuttosto che un’altra. Sono molto seria quando utilizzo artisticamente un’altra lingua.»
 

 
C’è stato in questi anni un incontro che ti ha particolarmente colpita e che ti terrai dentro per tutta la vita?
«Più di uno, fortunatamente. Poi ripeto gli incontri sono tutti importanti. Vorrei raccontarti un aneddoto non troppo lontano: la sera del 31 ottobre, insomma di Halloween 2020, ero a Bologna, ovviamente tutti chiusi in casa, ma sono scesa a portare le immondizie e c’era un senzatetto, a cui ho semplicemente sorriso passandoci di fianco: ed ecco che lui mi chiama.
«Mi fermo e mi siedo di fronte a lui, che con estrema esigenza, mi racconta la sua vita e come è finito in strada: mi arricchisce con la sua luce e col suo buio. Poi, siccome faceva freddo, gli preparo un thè con limone e zucchero: Il thè con il limone e con tanto zucchero ha un sapore più buono, queste sue parole riemergono in me ogni volta che bevo un thè con una forza diversa e mi ricordano di quanto le cose semplici rendano felici.»
 
Posso chiederti come vivi il rapporto con l'amore?
«L’amore è l’unica forza che non esaurisce e non si esaurisce, è il motivo per cui mi sveglio. Senza credere all’amore, per me sarebbe difficile persino fare colazione.»
 
Una giovane italiana e una giovane americana o cinese: quali ritieni siano le diversità e quali invece i sentimenti e i pensieri comuni?
«Penso che ci accomuni una situazione emotiva ed economica di limbo e una crescente voglia di emergere in un sistema lavorativo e sociale che sia meritocratico e aperto ai cambiamenti.
«Cina, America e Italia sono geograficamente, socialmente e culturalmente tre mondi ben distinti, nonostante ciò rimane importante non reificare la cultura come qualcosa di immobile, poiché si modifica con le generazioni e i cambiamenti strutturali dei sistemi di cui fanno parte. I giovani cinesi stanno affrontando cambiamenti vertiginosi, tra un progressivo avvicinamento all’Occidente, la spinta Oltreoceano per studiare e un rispetto autorevole per la loro tradizione millenaria.
«Noi giovani italiani ci ritroviamo forse un po’ costretti in un ambiente istituzionale vecchio e poco elastico, dove non è semplice trovare il lavoro che si desidera realmente e non solo un lavoro sostitutivo.
«In America con Biden sono cresciute le possibilità di reinventarsi con manovre volte ad agevolare i lavoratori e le famiglie. Credo che ci sia ancora molto lavoro da fare affinché le forze di mercato riducano le disuguaglianze e aumentino le possibilità lavorative meritocratiche.»
 

 
Quali sono i nuovi progetti nel tuo presente e nel tuo futuro?
«Sinceramente quasi troppi, tra i live di musica a Bologna, le rassegne di letture e poesie, gli spettacoli teatrali, la pubblicazione del mio libro Donna, uomo1, uomo2 e un nuovo album con tanto di videoclip musicali diretti da me, perché amo occuparmi del pacchetto completo, ovvero scrivere la canzone, poi la sceneggiatura e fare regia dei miei video. Direi che ne ho un bel po’, tralasciando ciò che non posso dire. Ci saranno sorprese in ambito cinematografico e discografico, ma voglio tenermi aperta agli imprevisti, tipici di questa carriera, resto pronta!»
 
Ti chiedo un messaggio di sprone e di fiducia da lanciare ai tuoi coetanei per invitarli a liberare i loro talenti.
«Caro Paolo, che bella cosa che mi chiedi di fare!
«Anime siate libere! Ricordando che nella libertà c’è grande responsabilità, poiché liberare il nostro genio significa contribuire al bene del mondo, quindi fatelo per voi ma fatelo soprattutto per noi altri. E assieme alla libertà espressiva, il diritto è la prerogativa dei vincitori, perciò lottiamo per i nostri diritti!
«Conoscetevi a fondo, buio e luce: se c’è il buio accettatelo e fate in modo di creare più luce. Circondatevi delle persone che vi aiutano a valorizzarvi e che vi vogliono bene senza che dobbiate fingere, pochi rapporti sani sono tutta la felicità: prendetevene cura.
«Siamo bombardati da banalità e cliché, liberiamocene! Iniziamo a NON accontentarci di ciò che ci propongono i media, i social o le istituzioni e ricerchiamo sempre per un miglioramento collettivo, con umiltà e invettiva. Guardiamo al futuro insieme, perché è nostra responsabilità costruire su basi comuni il nostro progresso.
«State sereni, e non mettetevi fretta, perché la fretta non aiuta a fare grandi cose. Ogni giorno invece che riempirvi di paranoie, fate nel concreto qualcosa che vi porti al raggiungimento del vostro obiettivo.
«Non perdete tempo, ma godetevelo; e vivete il presente bene, perché è in quest’ultimo che si compie il futuro!»
 
Grazie di cuore, carissima Isotta. In pochi minuti mi e ci hai aiutato a capire tante cose di te e di voi giovani.
Mi hai felicemente stupito, ma ne ero già ben consapevole. Che vecchietto fortunato sono oggi. Un sincero affettuoso «in bocca al lupo…».

Paolo Farinati – [email protected]