L'Arabia Saudita guiderà una coalizione anti terrorismo

L'iniziativa, che coinvolge 34 paesi islamici, serve per smentire le critiche internazionali di connivenza con i jihadisti

Lo scorso martedì 15 dicembre, l’Arabia Saudita ha annunciato la creazione di una coalizione internazionale anti-terrorismo formata da ben 34 Stati, la maggior parte dei quali a grande maggioranza musulmana sunnita.
La lunga lista dei Paesi comprende: Arabia Saudita, Bahrein, Bangladesh, Benin, Costa d’Avorio, Chad, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Gabon, Gibuti, Giordania, Guinea, Isole Comore, Kuwait, Libano, Libia, Malesia, Maldive, Mali, Marocco, Mauritania, Niger, Nigeria, Pakistan, Qatar, Rappresentanza dell’Autorità Palestinese, Senegal, Sierra Leone, Somalia, Sudan, Togo, Tunisia, Turchia, e Yemen.
In una rara apparizione mediatica, l’Alto Dignitario della Corona nonché Ministro della Difesa saudita Mohammad bin Salman Al Saud ha affermato che la coalizione si impegnerà sia a combattere il terrorismo in ogni sua forma o manifestazione sia a creare meccanismi di cooperazione inter-governativi e sovra-nazionali.
Nello specifico, l’area di operazione della nuova «coalizione dei volenterosi» a guida saudita includerà Iraq, Siria, Libia, Egitto e Afghanistan.
 
Diverse sono le ragioni che hanno spinto Riyadh verso una simile iniziativa.
In primo luogo, la volontà di alleggerire la pressione e le critiche internazionali nei confronti dei Paesi del Golfo, talvolta accusati sia di connivenza con le organizzazioni jihadiste mediorientali sia di scarsa incisività nel processo di stabilizzazione dei caotici teatri mediorientali.
La formazione di una coalizione di Paesi sunniti a guida saudita appare particolarmente rilevante se si considerano due aspetti peculiari.
Innanzitutto la partecipazione della Turchia che, dunque, ha preferito unirsi all’iniziativa di Riyadh anziché optare per una maggiore integrazione e cooperazione nell’operazione multinazionale anti-terrorismo a guida statunitense.
In questo modo, Ankara ha confermato la tendenza a seguire una politica estera e di sicurezza sempre più autonoma e distante da quella occidentale e rivolta alle Monarchie del Golfo.
 
In secondo luogo, la coalizione saudita appare in aperta concorrenza con le analoghe azioni intraprese da Paesi e soggetti politici sciiti, quali Iran, Hezbollah e regime alauita siriano.
In questo senso, l’intenzione saudita di colpire qualsiasi organizzazione ritenuta terroristica da Riyadh potrebbe concretizzarsi in attacchi contro milizie e gruppi para-militari potenzialmente alleati di Teheran, come Katiba Hezbollah in Iraq.
Da un punto di vista prettamente operativo invece, le eventuali operazioni militari condotte dalla coalizione saudita, al momento prive di un vero e proprio coordinamento con le attività condotte dalla coalizione a guida statunitense e con quelle russo-siriane, potrebbero condurre a pericolosi incidenti, come nel caso dell’abbattimento del SU-24 russo da parte dell’Aeronautica Militare Turca e aumentare ulteriormente le tensioni nell’area siriano-irachena.