Belle Epoque. (Erotica storia d’amore di fine ottocento)
Quinta Puntata
La mattina dopo mi ero svegliato con
la mia solita erezione fisiologica, ma stavolta forse non era il
riflesso condizionato di sempre. Nella camera a fianco c'era una
donna che dovevo possedere. La situazione mi generava un
imprevedibile senso di potere maligno e decisi di agire subito.
Guardai l'ora: non ancora le sette. Avevo bisogno di mingere, ma
poiché l'orina avrebbe potuto rendere il canale seminale inospitale
per gli spermatozoi, decisi di rinviare la funzione. Aprii la mia
porticina e bussai alla sua. Provai ad aprirla ed era aperta.
Ortensia, almeno all'apparenza, stava dormendo. Cercai di fare
piano, lasciai cadere la mia vestaglia e mi infilai nudo nel suo
letto. Lei si girò dalla mia e mi accorsi che anche lei era
nuda.
«Ciao.» - sussurrai.
Si stiracchiò. - «Buongiorno. Tutto bene?»
«Sono pronto.»
«Bene.» - farfugliò, ma rimase immobile pancia sotto, come a
proteggere ancora la propria intimità.
In realtà non c'è nessuna posizione che possa rendere meno
accessibile una donna ignuda, e sdraiata pancia sotto era
addirittura un invito a nozze. Le accarezzai piano la schiena e
scesi fino ad arrivare ai suoi glutei. In quella posizione erano
rilassati ma elastici e lei rimase immobile fingendosi del tutto
passiva, per quanto disponibile. Palpai piano ma con piacere la sua
natica sinistra e scesi verso la parte inferiore del sedere per
ascoltarne le reazioni. Il mio pene era in posizione giusta e avevo
desiderio. Scesi fino ad arrivare al sesso da dietro e mi accorsi
subito.
«Ti hanno già rasata?» - chiesi con una certa meraviglia. La sua
dunque non era più timidezza, ma semplice vergogna…
Non seppe trattenere il sorriso. - «Stanotte...»
«Però! Rapida l'arcigna Veneranda!»
«È efficiente, se è questo che volete dire. È molto zelante nel suo
lavoro, però, sappiate che è lesbica.»
L'osservazione, giunta da lei, mi meravigliò.
«E ti ha rasata lei?»
«Sì, infatti.»
«Ti ha... toccata in modo...?»
«Sì, no, non so. Voglio dire, non so se una lesbica toccherebbe
così. Nessuna donna mi aveva toccata lì. So che lo è perché mio
marito me l'aveva detto...»
«Girati.»
Si girò verso di me e l'abbracciai corpo a corpo, prima di metterle
le mani sotto le ascelle e all'inguine. Sì, era stata rasata come
si deve.
«Vado bene cosi?» - chiese, stringendosi a me per non farsi
guardare e arrossendo come un'educanda.
«Perfetta. Ascoltami. - Le appoggiai il pene per anticiparne le
sensazioni. - Prima di montarti, devo dirti una cosa. Ieri, quando
sono venuto, tu hai provato a strizzarmi… i testicoli.» - Le presi
la mano e la portai lì come per spiegarle meglio di cosa stessi
parlando. Lei iniziò ad accarezzare, e la cosa mi piaceva. - Ti
prego di non farlo più.»
Ritrasse subito la mano, come se avesse preso una sberla.
«No, fermati. Scusami, ma devo dirti come stanno le cose. Rimetti
la mano lì, che mi spiego meglio.»
Ma non la riportò.
«Devi renderti conto che i testicoli non sono un serbatoio di
spermatozoi. Non puoi strizzarli, altrimenti, oltre a far male,
inibisci il buon esito dell'accoppiamento.»
Continuava ad ascoltare tenendosi stretta a me del tutto immobile.
Mi misi pancia in su e la disposi in modo che un suo ginocchio si
mettesse tra le mie gambe e la sua guancia sul mio petto. Le rimisi
la mano sul mio sesso e stavolta lei la lasciò, ma assolutamente
immobile. Ripresi a parlare.
«Devi sapere che essendo un avvocato specializzato a difendere le
donne, conosco perfettamente il funzionamento degli apparati
genitali sia dell'uomo che della donna. A Padova avevo anche
sostenuto un paio di esami a Medicina, ma mi sono specializzato di
più sull'apparato maschile.»
«Avrei pensato il contrario.» - ironizzò.
«Li conosco entrambi, ma dal punto di vista legale dovevo studiare
i meccanismi con cui un uomo esercita violenza carnale su una
donna.»
«I meccanismi psicologici o biologici?»
«Entrambi, solo che quello psicologico interessa di più
all'avvocato difensore del violentatore…»
«Va' avanti.»
Le mostrai un disegno che si trovava all'università di Padova.
1 - Vescica 2 - Osso pubico 3 - Pene 4 - Corpo cavernoso 5 - Glande 6 - Prepuzio 7 - Uretra 8 - Colon sigmoideo 9 - Retto 10 - Vescicola seminale 11 - Dotto eiaculatore 12 - Prostata 13 - Ghiandole di Cowper 14 - Ano 15 - Dotto deferente 16 - Epididimo 17 - Testicolo 18 - Scroto |
«Il funzionamento dell'apparato genitale maschile è più o meno questo. Le gonadi…» - iniziai, portandole la mano nella parte del mio ventre a metà tra il sesso e l'ombelico - «sono qua. Producono gli spermatozoi. Questi hanno un ciclo di vita molto più breve di quello femminile, e vengono assorbiti dallo stesso organo che li produce quando non c'è un uso immediato. Se l'uomo si eccita, la produzione accresce, e quando l'uomo ha l'eiaculazione vengono veicolati ai testicoli che li elaborano rendendoli attivi, cioè in grado di fecondare l'ovulo. La loro attività non dura molto e da quel momento inizia un conto alla rovescia per la loro missione; passato un certo tempo, non servono più a nulla. Chi li pompa fuori attraverso il canale alloggiato nel pene è la prostata che, oltre a regolare la fuoruscita dell'orina dalla vescica, produce il liquido seminale che veicola gli spermatozoi all'esterno a fiotti, con tutta la forza che può. Quella forza viene comunemente detta orgasmo e si manifesta con contrazioni sempre più esasperate fino all'uscita del seme, l'eiaculazione vera e propria. Ti annoio?»
«No...»
«Ti imbarazzo?»
«No, non c'è nulla di inverecondo in quello che dici.»
«Se la donna per restare incinta deve avere l'ovulo perfettamente maturo, lo sperma dell'uomo deve essere presente nel liquido seminale al di sopra di una certa quantità minima per centimetro cubo, il cui numero ottimale ora lo ignoro. Per questo è bene aspettare dodici ore tra una monta e l'altra. Io sarei in grado di farne anche tre o quattro in un giorno, ma temo che sarebbero inutili per mancanza del numero… ehm... legale. Linguaggio da avvocato… he he. Anche la temperatura dei testicoli deve essere costantemente bassa, se si vuole che gli spermatozoi vengano attivati. Per questo lo scroto è posto all'esterno del corpo. Qui.»
Le riportai la mano al posto giusto.
Il termine la fece sorridere e mi abbracciò togliendo la mano da lì.
«Hai capito perchè non mi devi più strizzare lo scroto?»
«Beh, quantomeno ho capito che cosa sia lo scroto…» - Commentò.
«Per completare la lezione, - proseguii - il pene è la parte dell'organo che va in erezione se sollecitato da uno stimolo sessuale, che consente di avvicinare la fuoruscita dello sperma al fondo alla vagina, dove c'è l'utero. Da parte sua, la donna quando si eccita è più predisposta alla fecondazione e in tutti i casi la sua vagina si inumidisce di liquido lubrificante secreto dalle ghiandole di Bertolini. Quindi quando ieri ho detto che sono io che devo eccitarmi, avevo ragione perché senza erezione non si può avere l'eiaculazione ma soprattutto la penetrazione. Ma non va dimenticato che se la donna si eccita, dal punto di vista dei risultati è meglio. Il fatto che il mio pene sia un po' più grosso della tua vagina aumenta le sensazioni di entrambi.»
Prima di proseguire, le misi una mano sul sesso.
«La donna ha tre tipi di orgasmo. Il più comune è quello clitorideo. Mi senti? Poi c'è quello vaginale, provocato dalla penetrazione del cursore nell'apposito alloggiamento…»
Sorrise con me.
«E infine c'è l'orgasmo anale, provocato da…»
Smisi di parlare. La sua personalità mi inibiva…
Restammo un po' in silenzio così lei poté digerire la lezione. Il mio pene, per quanto nelle sue mani, adesso era in posizione di riposo. Spento.
«Mi mostrate il culo, per favore?»
Mi sentii ancora più in imbarazzo.
«Allora? O pensate che solo la donna debba mettersi in mostra?»
«Eh? Come? No no, avete ragione. E non mi sento affatto imbarazzato, - mentii. Mi girai. - Eccolo...»
Mi toccò e provai un senso di disagio.
«Ehi, - Rise scanzonandomi. - Guardate qui il grand'uomo che si lascia <<toccare come se fosse...»
Decisi di riprendere in mano la situazione.
«Sai come ti monterò oggi?» - Dissi girandomi.
Scosse la testa ma non mollò la presa. Attese la risposta.
«Da dietro.»
«Mi volete sodomizzare?» - chiese alzando la testa con una certa trepidazione.
«No,» - sorrisi. - «Io devo metterti incinta, quindi questo non lo farò. Non oggi perlomeno. Ma prima di lasciarti, giuro che lo farò. Promesso.»
«Scordatevelo.»
«Comincia col mostrarmi tu il culo.»
«Ecco il maschio che viene a galla... - Disse ubbidendo. - Non si possono mai invertire i ruoli, vero?»
Aveva ragione, ma io dovevo rimetterlo in funzione...
Si alzò e si lasciò guardare. La natura fece il suo dovere.
Prima di procedere, però, volli prepararla.
«Adesso ti massaggio; mettiti sdraiata pancia sotto.»
La scoprii e la guardai alla luce del mattino che filtrava dalle persiane chiuse. Era bellissima, ma le natiche di una donna sono di per sè molto femminili per la morbidezza e per la rotondità ovale, effetto che viene accentuato se sdraiata com'era lei adesso perché rilassandosi le natiche si allargano scoprendo tutto.
Iniziai a massaggiarla con le mani partendo dai piedi e risalendo lentamente le gambe verso i glutei. Prima all'interno dei polpacci, poi alle cosce, sicché quando arrivai da quelle parti, vidi una goccia di rugiada. Quando le feci pressione con i pollici all'interno nella parte più alta delle cosce, sapevo ciò che le stavo facendo provare.
«Se ora ti chiedessi di sodomizzarti, mi lasceresti fare.» - Le sussurrai piano per non distrarla dal sopore erotico in cui l'avevo messa.
Mi misi sopra e lei schiuse le gambe.
Gliele feci stringere.
Lei le serrò e io allargai le mie portandomi all'esterno delle sue, così il pene vi alloggiò in mezzo. Mi portai sopra anche col petto e cercai i seni con le mani. Il contatto con i suoi glutei e la pienezza delle tette alle quali mi tenevo, mi portarono l'erezione a regime.
«Aiutami - le dissi, - muovendo il bacino.»
Lo mosse e io scivolai dentro in due scatti morbidi. Poi riportò velocemente le mani sotto il cuscino per godersi in tutta sottomissione quella mia penetrazione. Lei iniziò a seguirmi ritmicamente alzando e ab-bassando il bacino come per favorirmi, o forse per piacere... Gradivo proprio il suo contatto fisico.
Finalmente i suoi movimenti presero un ritmo diverso dal mio e capii che stava godendo grazie alla pressione che le esercitavo. Decisi di farla venire e le sussurrai l'ordine di accavallare le caviglie. Per un attimo si trovò incerta sul da farsi, poi finalmente capì e le accavallò.
Sentii che così sarebbe venuta presto e allora le strinsi i seni al ritmo delle spinte. Accelerai i colpi, fino a farla gemere di piacere e sentire che aveva contrazioni che le facevano sbattere il bacino con moto proprio legato al mio. Stava venendo. Bene, pensai, e mi lasciai venire anch'io con dei fiotti copiosi e rapidi che lei dimostrò di sentire e accogliere volentieri.
Il suo corpo aveva rallentato quando aveva esaurito l'orgasmo, ma il suo cuore batteva ancora all'impazzata. Come il mio del resto, ma avevo l'impressione che a lei non fosse capitato tanto spesso. Lasciai a lungo il peso del mio corpo sul suo e l'accarezzai finché non si rilassò lasciandosi andare del tutto. Mi scostai e la lasciai.
Entrai nella mia camera e trovai Novella con la colazione pronta e la vasca del bagno piena d'acqua. Una cara ragazza.
«Buongiorno.» - le dissi radioso.
«Il signor conte ha dormito bene?»
«Sì, grazie. Il caffè è caldo?»
«Sì signor conte. Anche il latte.»
«Versami una bella tazza e portamela in bagno, per favore.»
Entrai in bagno e mi lasciai andare. Provavo un fantastico senso di soddisfazione.
«Il signor conte desidera qualcosa?»
«Grazie. - risposi consegnandole la tazza. - Hai voglia di insaponarmi?»
«Certo signor conte.»
Si diede da fare con premura e abilità.
«Che bello che è… - Disse ancora, stavolta in veneto. - Posso parlare?»
In veneto si dava del lei, mentre in italiano si dava del voi.
«Ma certo che puoi parlare, perdiana.»
«El sé così gentile con mi...»
«Senti senti... Ma se non mi conosci neanche!»
«Finora…»
«Ti ringrazio, - le risposi. - Sei una brava ragazza.»
Ma chiedere per piacere fa parte dell'educazione aristocratica veneta. A un padrone non occorre dare ordini, basta chiedere. I dipendenti devono dare ordini per essere obbediti dai loro sottoposti. Le diedi un buffetto al culo e mi alzai in piedi. Mi asciugò, poi mi aiutò a vestirmi. Decisi di uscire a godermi il sole estivo nel parco.
(Continua)
L'immagine dello schema dell'apparato genitale maschile è stata presa da Wikipedia