Il bargello Cavazzani approda in televisione – Di Daniela Larentis

I racconti gialli di Mauro Neri, ambientati nella Trento di metà Settecento, saranno adattati in una serie televisiva diretta da Herman Zadra

Antonio Cavazzani (Nicola Marchiori), Principe Vescovo A. Thun (Fabio Testi) e lo scrittore Mauro Neri.
 
Trento si prepara a diventare il palcoscenico di un avvincente poliziesco storico.
La nuova serie tv «I misteri del Bargello», tratta dai racconti gialli di Mauro Neri, noto giornalista e scrittore trentino, catapulta lo spettatore nel XVIII secolo, tra intrighi, cospirazioni e indagini ad alta tensione.
La trama si sviluppa attraverso un mix di storia e mistero, ambientato in alcuni dei luoghi più iconici del Trentino, con i volti di Fabio Testi, Nicola Marchiori, Giada Desideri, Chiara Turrini, Valentina Bissoli e Matteo Accardi, gli esordienti Paolo Comper e Maurizio Molteni e un cast di figuranti locali al primo ciack.
La sceneggiatura è firmata da Gianluca Danieli e la regia è di Herman Zadra, vincitori del Leone di Vetro 2024 a Venezia con il film «Vite parallele».
La colonna sonora è affidata a Fabrizio Siciliano e Riccardo Cimino, il direttore di fotografia è Corrado Measso, il fotografo di scena Paolo Lorenzi. I costumi originali sono stati creati da Ivana Penasa della sartoria Rivablanca di Cles.
 
La serie è prodotta da Mauro Debiasi, presidente di De Neri Art - Comunicazione, arte e cultura, che ha saputo raccogliere con passione e dedizione l’interesse di istituzioni locali, casse rurali, enti privati e associazioni culturali.
«L’obiettivo della produzione è di far conoscere la bellezza del Trentino con i suoi castelli, palazzi, luoghi e opere d’arte uniche attraverso l’arte del cinema, – ha dichiarato Debiasi. – «È un’azione di promozione culturale che con la serie tv, basata su fatti realmente accaduti nel 1700, ai tempi del Principe Vescovo, porta il Trentino nelle case degli italiani anche attraverso i suoi luoghi e la sua storia.»
 

Biribissi, gioco d'azzardo simile alla roulette.
 
La nuova produzione sarà presentata ufficialmente il 9 novembre alle ore 11 nella sala delle Marangonerie del Castello del Buonconsiglio di Trento.
All'evento parteciperanno il cast, la vicepresidente e assessora alla cultura della Provincia autonoma di Trento, Francesca Gerosa, e il presidente del Consiglio provinciale, Claudio Soini.
Gli sponsor principali della serie per ora sono Banca per il Trentino Alto Adige, Fondazione Cassa Rurale Vallagarina, Cassa Rurale Val di Non Rotaliana e Giovo, Selectra, Comet Simegnuda, Gruppo Giovannini, Esaving, Luce e Design, De Angelis, Montezovo, Itas Mutua e Ampex Soc., assieme ad altri sponsor che si stanno aggiungendo al progetto.
 
Ma facciamo un salto all’indietro, dove tutto ha avuto origine: i racconti gialli di Mauro Neri, ambientati nella Trento di metà Settecento e con protagonisti il capitano degli sbirri Antonio Cavazzani e il suo alter ego Arturo dalle Moline, nascono da una lunga collaborazione con il settimanale diocesano Vita Trentina, dove l’autore ha iniziato la sua carriera giornalistica.
Dopo i primi 24 racconti pubblicati sulla testata, ne sono seguiti molti altri, che hanno suscitato un interesse crescente.
La RAI ha iniziato a trasmettere i primi episodi nel programma radiofonico «Gialli del passato», proseguendo poi con i successivi fino a raggiungere un totale di 82 racconti.
 
Ha sottolineato Diego Andreatta, direttore di Vita Trentina, in un passo della postfazione del volume «I briganti della Torre d’Augusto»:
«…I veri vincitori nei Gialli di Neri sono i vinti della storia, le persone più umili come i baroni del sol che Neri riesce a illuminare con la sua empatia e la sua preferenziale scelta per gli ultimi, appresa anche nelle stanze della nostra redazione.
«L’augurio è che con l’aiuto del Dalle Moline lo sbirro Cavazzani possa diventare il nostro Montalbano: in queste pagine di fiction trentina ci pare di averlo già visto all’opera…»
 

Il Giudice (Paolo Comper) e il Bargello (Nicola Marchiori).
 
Alcune brevi note biografiche.
Mauro Neri, scrittore e giornalista trentino, ha dedicato gran parte della sua produzione letteraria al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, pubblicando fino ad ora più di duecentottanta libri, tra cui molti di fiabe, racconti e romanzi.
Ha scritto e pubblicato anche canzoni, testi teatrali, saggi storici, didattici e poesie.
Ha collaborato alla realizzazione di trasmissioni televisive e radiofoniche; tra i suoi romanzi ricordiamo «Il cavaliere delle Dolomiti» (Marsilio), «Il destino di Bacmor e Kelina e il mistero delle Dolomiti» (Panorama), «Kino, l’apostolo senza tempo dei migrantes messicani vittime del Muro (Àncora)»; «All’alba di un giorno d’estate - Le indagini dello sbirro Antonio Cavazzani nella Trento di metà Settecento» (Edizioni del Faro, 2023); «I briganti della Torre d’Augusto - Le indagini dello sbirro Antonio Cavazzani nella Trento di metà Settecento» (Ed. DE NERI ART, 2024).
Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e di rivolgergli alcune domande.
 

Cavareno, riprese del mercato (in primo piano il regista, Herman Zadra).
 
Quando è nata la passione per i libri gialli?
«La mia passione per i gialli è nata grazie a mio padre, che ogni settimana portava a casa un libro giallo della Mondadori, un genere che amava moltissimo.
«Intorno ai 14-15 anni ho iniziato a leggerli anch'io, e da allora non ho più smesso. Quando ho cominciato a scrivere, è stato naturale per me dedicarmi ai gialli.
«In realtà, i miei primi scritti erano fiabe, un genere che ha una struttura molto simile a quella del giallo: ci sono i buoni, i cattivi, e l’antagonista cattivo alla fine viene punito.
«Entrambi sono generi consolatori, che quasi sempre si concludono con un lieto fine.
«Il mio primo romanzo giallo, Il destino di Bacmor, era ambientato nella preistoria, sulle rive del lago di Molina di Ledro. Il protagonista ha peraltro ispirato il nome di un vino prodotto con uve resistenti da una rinomata cantina.»
 
Chi è il protagonista principale dei racconti gialli da cui viene tratta la serie televisiva?
«Il protagonista principale dei miei racconti gialli è Antonio Cavazzani, un giovane capitano delle guardie di Trento di metà Settecento.
«Della sua famiglia si sa poco, il suo passato è avvolto nel mistero. Si ritrova a capo degli sbirri di Trento quasi per caso, nominato dal principe vescovo Domenico Antonio Thun, altro personaggio chiave.
«Cavazzani è l’archetipo dell'uomo di legge e della cultura dell'epoca, intrappolato in un mondo di regole ancora legate al Cinquecento, ma già influenzato dalle prime scosse del nascente Illuminismo.
«Un esempio di questa trasformazione culturale è la fondazione, nel 1750, dell'Accademia degli Agiati a Rovereto, che riuniva giovani intellettuali roveretani formati sotto l'influenza di Girolamo Tartarotti.»
 
Nei suoi racconti gialli ci sono elementi che collegano passato e presente, in cui i lettori possono riconoscersi?
«I miei racconti gialli offrono ai trentini un’opportunità per conoscere meglio la nostra realtà storica. Chi ha familiarità con il Settecento può rendersi conto di quanto quel periodo somigli, sotto certi aspetti, al nostro tempo.
«Come allora, anche oggi la società è segnata da forti disuguaglianze: pochi sono ricchi e vivono nel benessere, mentre la maggior parte lotta per sopravvivere, una situazione che alimenta tensioni sociali.
«La violenza che imperversava nel Settecento trova una sua eco in quella che caratterizza la nostra epoca.
«Il lettore, riflettendo su queste analogie, può riconoscersi nei racconti e riscoprire nel passato elementi che parlano direttamente alla realtà di oggi.»
 
Come è nato il progetto dei racconti sullo sbirro Antonio Cavazzani e come si è evoluto dai primi episodi su Vita Trentina fino alle trasmissioni radiofoniche attuali?
«Il primo racconto dedicato allo sbirro Antonio Cavazzani è stato pubblicato da Vita Trentina nel gennaio 2020. Dopo i primi 24 racconti usciti per la testata, ne sono seguiti molti altri.
«La RAI ha poi trasmesso i primi episodi nella trasmissione radiofonica Gialli del passato, in onda settimanalmente alle 13, continuando con i successivi fino a raggiungere oggi un totale di 82 racconti.»
 
Come ha vissuto l’adattamento dei suoi racconti per la serie TV?
«La sceneggiatura rispetta pienamente lo spirito dei miei racconti, mi riconosco nel lavoro fatto dallo sceneggiatore, fra noi c’è una forte sintonia.
«Naturalmente, c’è una differenza essenziale tra leggere un libro e guardare un film: nella lettura, ogni lettore costruisce nella propria immaginazione i volti dei personaggi e l’atmosfera.
«Al cinema, invece, la scena viene percepita allo stesso modo da tutti gli spettatori.»

Daniela Larentis – [email protected]