«Fa’ la cosa giusta»: il futuro legato a come va questa edizione

«Sarebbe un peccato perdersi la fiera di questo genere più bella d'Italia, tanto più fosse l'ultima» – Si svolgerà in via Briamasco il 20, 21 e 22 ottobre

Come ha spiegato in conferenza stampa Dario Pedrotti, promotore della fiera «Fa’ la cosa giusta», questa potrebbe essere l’ultima edizione.
Perché?
Lo scorso anno la Pandemia aveva ridotto il numero degli espositori da 220 a 150, mentre i visitatori si sono quasi dimezzati.
Il Covid aveva, da una parte disincentivato la gente a frequentare luoghi pubblici affollati, dall’altra aveva impedito di entrare coloro che non avevano il green pass in quanto non si erano vaccinati.
L’altro problema sta nella sostanziale indifferenza degli enti pubblici nei confronti delle fiere a Trento: del nuovo centro Fiere di Piedicastello non ne parla più da tempo.


 
Si aprirà venerdì 20 ottobre alle ore 14.30 la diciannovesima edizione di «Fa’ la Cosa Giusta!» Trento, la fiera trentina del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, quella che da tutti gli espositori che l’anno frequentata in poco meno di vent’anni, è giudicata all’unanimità la migliore di questo genere in Italia.
Saranno 141 gli espositori presenti, meno del solito, ma un risultato di tutto rispetto in questi tempi strani in cui molte delle cose che una volta funzionavano bene, sono in crisi, fiere in primis. Come sempre la parte del leone la faranno nei padiglioni interni gli «ecoprodotti» e in quelli esterni i produttori e le produttrici agricole.
 
Fra i primi, abbigliamento e cosmesi confermeranno in questa fiera le profonde trasformazioni che hanno modificato ovunque questi settori, con una importanza sempre maggiore ai temi della sostenibilità.
Fra i secondi, c’è un po’ di preoccupazione per i mandarini, che con questa stagione pazza non si sa se sono arrivati a maturare, ma per il resto non mancherà nulla per imbandire le tavole con prodotti biologici, locali e nazionali.
 
«Fa’ la Cosa Giusta!» è stata fra i primi a portare in città i laboratori del fare, e oggi si trovano un po’ in tutte le manifestazioni.
Eppure qui si riesce ancora ad essere innovativi, tanto che il venerdì pomeriggio alcune classi delle scuole superiori provenienti da Bergamo, potranno sperimentare in anteprima il progetto di ludodidattica a sfondo ambientale ideato dalle associazioni Ortazzo e Punto Zero.
E poi la biblioteca Vivente «Libri umani dal carcere», la «Cooking therapy» e altri laboratori di cucina, la «Chiamata a raccolto» dell’associazione Pimpinella con i suoi semi antichi, e la proposta di Etika, main sponsor della Fiera, di portare con sé una bolletta della luce per essere aiutati a leggere le voci della loro bolletta e scoprire quali vantaggi ci sono sul mercato libero rispetto alle proprie esigenze e abitudini.
 
Tutto bene quindi? Beh, non esattamente.
L’interesse da parte dei media è molto diminuito: paradossalmente, il fatto che quegli «stili di vita sostenibili» siano diventati temi all’ordine del giorno, ha tolto interesse nei confronti di una delle manifestazioni che per prima ne ha parlato, ormai quasi vent’anni fa, quando agricoltura biologica, pannelli solari, mobilità sostenibile, erano argomenti riservati ad una ristrettissima nicchia di persone sensibili.
 
Quello degli enti pubblici, peggio ancora. Se alla prima edizione la Provincia Autonoma di Trento aveva partecipato con piena convinzione, tanto che la manifestazione era stata presentata ad una seduta della Giunta, e negli anni successivi Provincia e Comune di Trento erano state protagoniste, con i loro servizi, della rassegna, oggi da parte degli enti pubblici l’interesse ad esserci e ad usare questo palcoscenico per parlar con i cittadini e le cittadine, è scomparso.
Tanto che in un momento come questo, in cui i cambiamenti climatici sono sulla bocca di tutti e il personale dell’Osservatorio Sul Clima della Provincia ci ha lavorato moltissimo, i dirigenti non hanno ritenuto fosse utile presentare su questo palcoscenico la «Strategia Provinciale di Mitigazione e Adattamento ai Cambiamenti Climatici» elaborata dalla Agenzia Provinciale per l’Ambiente.
E tanto che il Comune di Trento non si è proprio fatto sentire.
 
«Rispetto al Comune di Trento – ricorda il promotore della Fiera Dario Pedrotti, – risuonano ancora nelle orecchie degli organizzatori le parole di qualche anno fa dell’assessore alle attività economiche Roberto Stanchina, da poco dimessosi per andare a cercare fortuna alle elezioni provinciali.
«In occasione di un incontro nel quale si sollecitava il Comune ad attivarsi per dare una nuova casa alle manifestazioni espositive del capoluogo (in procinto di essere sfrattate dallo storico spazio di Trento Fiere a causa del passaggio di questa struttura all’Università), l’assessore aveva risposto “non saremo mica così scemi da lasciar morire 13 manifestazioni fieristiche”.
«Da allora nulla è stato fatto, del futuribile “polo espositivo di Piedicastello” non c’è traccia neanche nei documenti programmatici, e non appena l’Università troverà i fondi per fare i lavori di ristrutturazione necessari ad utilizzare quegli spazi per le proprie esigenze, a Trento non esisterà più alcuna struttura dove poter organizzare fiere come la nostra.»
 
Per la cronaca, di quelle 13 manifestazioni, ne sono sopravvissute, per ora, un paio.
E poi c’è l’incognita dei visitatori, che l’anno scorso sono stati in forte calo rispetto alle edizioni precedenti.
Sicuramente, una fetta del pubblico abituale della manifestazione non ha “perdonato” agli organizzatori di Trentino Arcobaleno aver chiesto ai visitatori il green pass nell’edizione del 2021.
La scelta di rispettare le regole in vigore nell’autunno di quell’anno, unica possibilità per permettere a molte piccole aziende, che da più di un anno si erano viste praticamente scomparire i clienti, di tornare a fare il loro lavoro, da una parte dei visitatori di un tempo non solo è stata aspramente criticata allora, ma è stata “punita” anche nell’edizione successiva, boicottando la manifestazione.
 
Altrettanto sicuramente nell’autunno dello scorso anno molte persone erano ancora restie a visitare luoghi con alta concentrazione di persone, come era sempre stata «Fa’ la Cosa Giusta!» Trento, che negli anni prima del 2020 aveva una media di 12.000 visitatori all’anno.
L’edizione 2023 sarà dunque la cartina al tornasole per capire se, anche grazie a quanto seminato in questi anni, una fiera di questo tipo non ha più ragione di esistere ed è ora di lasciare il palcoscenico a progetti nuovi come l’Emporio di Comunità Edera, che aprirà le sue porte a metà novembre, o se questa specie di grande riunione di famiglia che dal 2004 si celebra in una degli ultimi fine settimana di ottobre, ha ancora ragione di esistere.
Certo, sarebbe un peccato non festeggiare nel 2024 il ventesimo compleanno!