Quel che resta di un Parlamento che non sapeva chi votare

Queste «buffe» elezioni hanno messo in luce le divisioni che esistono all’interno della maggioranza che sostiene il governo

Che cosa sia rimasto dopo questa settimana impiegata dai nostri parlamentari per non trovare una convergenza sul nuovo presidente della Repubblica, è facile da riassumere.
Ma, evitando frasi di effetto, vediamo di tracciare la situazione con piccoli commenti.
Salvini esce malconcio. Lui, non la Lega. Le proposte fatte non sono andate in porto, prima perché sotto la soglia sufficiente, secondo perché la candidatura dell’unica candidata che aveva i titoli giusti – Elisabetta Casellati – è stata giocata male.
I sostenitori di Salvini, soprattutto i grandi elettori di Enti Locali, hanno espresso qualche riserva sul proprio leader. Vedremo come andrà a finire.
 
Sicuramente ne è uscito peggio Conte, che ha provato a spingere i pentastellati a sostenere Elisabetta Belloni «in quanto donna». Il passaggio dai servizi segreti alla presidenza della Repubblica è davvero difficile da comprendere, prima ancora che accettare. Belloni è una grande donna, sia ben chiaro, e la sua strada sarà ricca di traguardi. Ma non si può spingere una donna in quanto tale.
Di Maio ha infatti annunciato la necessità di procedere a una revisione interna del Movimento.
Se queste buffe elezioni hanno espresso qualcosa, è stato mettere in luce le divisioni insanabili all’interno della maggioranza che sostiene il governo.
 
Letta si attribuisce il successo della rielezione di Mattarella, ma sappiamo tutti che si trattava di una soluzione disperata, adottata solo perché il confronto all’interno della maggioranza che sostiene il governo non portava da nessuna parte.
In verità, il successo della riconferma del presidente uscente è merito esclusivo di Mattarella, che ha accettato.
La sua frase passerà alla storia come Cincinnato, che lasciava l’aratro solo per servire la Repubblica quando questa ne aveva bisogno: «Avevo altri programmi. Ma se serve, son qua». Tanto di cappello!
 
Bravo anche Casini che ha pubblicamente chiesto di non essere votato per far posto a Mattarella.
Renzi aveva da tempo annunciato che sarebbe finita così, ma non nascondeva che sarebbe andata bene anche l’opzione Draghi.
Ne esce rafforzata la Meloni, che ha preferito spaccare il centrodestra piuttosto che andare contro i principi più volte enunciati contro Draghi e Mattarella.
Automaticamente, il Centrodestra deve fare l’esame di coscienza per cercare dei leader che sappiano fare qualcosa. E provare a ricostruire l'alleanza.
 
Infine, abbiamo letto anche una grande quantità di corbellerie scritte da esimi collegi.
Comprendiamo che dovevano riempire pagine e pagine ogni giorno senza ripetere le stesse cose.
Ma ci pare che siano andati ben oltre i margini del buonsenso, per non parlare della buona educazione, sia nei confronti delle Istituzioni che delle persone.
Il futuro non può che essere migliore del presente.